È iniziato il Torino Summer Campus

È con l’arrivo di oltre quaranta giovani provenienti dalle più disparate regioni d’Italia che si è aperta la prima edizione torinese dal 28 luglio al 6 agosto. “La periferia: capitale d’Italia” è il titolo scelto in cui 60 giovani, provenienti da tutta Italia e animati dalla volontà di spendersi per la propria città, realizzeranno attività di riqualificazione, laboratori per i più piccoli e workshop interattivi su temi come la legalità, l’integrazione, il disarmo.  È organizzato dai Giovani per un mondo unito. Leggi anche la seconda tappa del diario

Gli iscritti sono giunti presso la Cartiera di via Fossano a scaglioni lungo tutta la giornata di sabato. Questa è un’ex fabbrica della circoscrizione IV della città di Torino che, in seguito ad un’opera di riqualificazione, è diventata uno spazio polivalente gestito da un coordinamento di enti associativi e, nella quale, i ragazzi hanno iniziato a gettare le prime basi per i giorni successivi. Il pomeriggio è servito ai primi arrivati per suddividersi nei sei laboratori previsti di canto, danza, riciclo e pittura, musica, teatro e giornalismo, iniziando a conoscersi reciprocamente. Questi laboratori concorreranno alla realizzazione della serata finale prevista per domenica 5 agosto. Questo momento è anche stato utile ai ragazzi per organizzare i gruppi di servizio pasti e di pulizia, che a rotazione si occuperanno di mantenere in ordine la struttura che li ospita. Dopo cena  si sono riuniti nella grande palestra interna per un momento di presentazione. In questo si sono evidenziate le finalità del Campus e le modalità nelle quali prenderà forma. Ovvero il già collaudato modello di azione e formazione, che vedrà nelle mattine attività con i bambini, mentre i pomeriggi verranno utilizzati per momenti formativi per i giovani iscritti all’esperienza Campus. Sono state inoltre date le informazioni essenziali riguardo alla periferia e all’universo che ruota a attorno a questo Campus. La giornata si è conclusa come spesso succede in questo genere di esperienze, con canti e qualche giro di chitarra.

La domenica è iniziata con la prima colazione insieme, e la successiva Messa, con il parroco locale che ha ringraziato i giovani per le attività che stanno creando all’interno del quartiere. Dopo la Messa è iniziato il primo è vero momento di formazione, diviso in due parti. Una prima nella quale i ragazzi si sono immedesimati nei bambini, provando su loro stessi l’esperienza di un gioco senza regole e privo di punti di riferimento. La sensazione di sbandamento ha suscitato in loro emozioni contrastanti, che hanno portato alla seconda parte dove tre ragazze, di cui una specializzata nel settore, hanno illustrato ai giovani le strategie educative da utilizzare nei confronti dei bambini. Oltre ad aver distribuito ai ragazzi un modulo con domande che ha posto l’attenzione su cosa è consentito o meno fare all’interno del rapporto che, inevitabilmente, si instaurerà tra animatore e bambino.

Essendo il quartiere dove si trova la Cartiera un luogo nel quale vive una comunità multiculturale molto variegata, è stato fondamentale l’aprire un dibattito su dialogo interculturale durato tutto il pomeriggio. Questo si è articolato attraverso un secondo momento formativo pomeridiano.

Essenzialmente suddiviso in tre parti ha visto, in un primo momento, i ragazzi impegnati nella comprensione delle caratteristiche essenziali del dialogo tra culture diverse. A seguire sono state presentate due esperienze nelle quali il dialogo è stato fondamentale. La prima è stata un racconto del rapporto nato tra due giovani, Matteo e Javed, il primo italiano e il secondo pakistano, che si sono ritrovati a convivere insieme a Torino, per gli anni universitari. Il rapporto in questione è nato dalla necessità di Javed in un momento di difficoltà. Quando si è trovato senza casa durante la sua permanenza italiana, trovando in Matteo aiuto e accoglienza. La seconda ha visto Donata mettere a disposizione della collettività la sua esperienza di focolarina in Messico, Paese nel quale ha messo alla prova il suo modo di pensare e i suoi schemi mentali. Questo viaggio le ha permesso di immergersi in una cultura diversa, capace di trasformarla dandole una coscienza più profonda della realtà che la circonda.

Infine, prima della cena, un gruppo di ragazzi si è recato presso il Dormitorio, una struttura vicina in via delle Ghiacciaie, per vivere una cena a contatto con i senza fissa dimora del quartiere.

I più letti della settimana

Chiara D’Urbano nella APP di CN

La forte fede degli atei

Mediterraneo di fraternità

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons