Incubo jihadisti e banditi

Tre Paesi dell'Africa occidentale hanno iniziato la settimana sotto attacco: Nigeria, Burkina Faso e Mali. Bersagli civili da parte di bande armate che approfittano del clima di insicurezza vigente nelle regioni sub-sahariane

In Nigeria, secondo fonti della polizia, almeno 43 persone sono state uccise in diversi attacchi a villaggi nello Stato settentrionale di Sokoto, perpetrati da banditi durante il fine settimana. Secondo queste fonti, ci sarebbe stata una prima ondata di attacchi contro quattro villaggi a circa cinquanta chilometri da Sokoto, nella notte tra sabato e domenica. Il bilancio riporta 25 morti. Gli assalitori sono arrivati nei villaggi del distretto di Rabah, sparando ai locali prima di rubare il bestiame.

E un’altra ondata di attacchi, più a nord nello stesso Stato, ha fatto 18 morti. Qui un gruppo di banditi ha fatto irruzione nel villaggio di Satiru, al confine tra Nigeria e Niger. Secondo alcuni testimoni, gli uomini armati «hanno aperto il fuoco a caso». Si tratta di bande criminali, che non rivendicano alcuna ideologia, attaccano villaggi, rubano bestiame, bruciano case, saccheggiano cibo e chiedono riscatti. Oltre ai consueti attacchi dei jihadisti di Boko Haram, gli scontri intercomunitari tra pastori e contadini in lotta per la terra fertile sono diventati comuni in Nigeria. L’aspetto della sicurezza, tema della campagna elettorale caro al presidente Buhari, è stato minato da più di 10 anni di jihadismo e banditismo.

Nel frattempo, in Burkina Faso, domenica un attacco ad Abinda ha fatto 19 morti e 13 feriti. Anche qui, uomini armati non identificati hanno sparato ai civili. La città, un comune rurale nel nord del Burkina Faso, soffre di attacchi sempre più frequenti e letali attribuiti ai jihadisti. Questa domenica, tre camion carichi di cibo per gli sfollati in villaggi colpiti dall’insicurezza, sono stati intercettati e bruciati da individui non identificati. All’inizio di aprile, altre 62 persone erano state uccise ad Arbinda, durante attacchi jihadisti seguiti da scontri intercomunali. Alla fine di aprile, quattro passeggeri che viaggiavano su un autobus che collegava Dori ad Arbinda sono stati uccisi da individui armati.

Le forze armate sono comunque in piena operazione anti-terrorismo nella regione. Il Burkina Faso da quattro anni ormai assiste ad attacchi attribuiti a gruppi jihadisti. Inizialmente concentrati nel nord del paese, questi attacchi hanno preso di mira la capitale e altre regioni, compreso l’est. Dalla fine del 2018, gli attacchi sono aumentati, inclusi gli assalti a chiese cristiane.

In Mali, invece, le stragi di lunedì scorso (LINK) trovano origine in scontri tra gruppi etnici diversi e tra comunità locali vicine. È un corollario dell’insicurezza crescente che sta colpendo alcuni Paesi dell’Africa occidentale. Gli Stati sono incapaci di assicurare un minimo di convivenza pacifica, la giustizia latita, l’economia è in ginocchio per l’insicurezza e per tante scelte sbagliate dei governi e degli investitori stranieri. La presenza di forze antiterrorismo locali o di forze internazionali non sufficientemente efficaci provoca effetti contrari a quelli voluti, irrita maggiormente la popolazione e crea un clima favorevole a ogni tipo di violenza. C’è di che inquietare non poco, anche perché i confini tra violenze ideologiche e fanatismo religioso da una parte e banditismi e violenze interetniche dall’altro sono sempre più labili e nella zona imperversano milizie sempre più impunite.

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