Imparare a stare con gli altri

Oltre alla didattica, a scuola è importante anche imparare a migliorare la propria autostima e a costruire buone relazioni con compagni e insegnanti.

Al termine dell’anno scolastico si fanno un po’ i conti, si puliscono le lavagne e si fa un bilancio di come è andata sotto vari aspetti. Una delle sfide dell’insegnamento, oggi, è la costruzione di una buona relazione con gli studenti, avere un buon clima in classe è diventato un grande successo. I risultati desiderati non sono visti solo in termini di apprendimento, ma anche dal punto di vista relazionale e di gestione della classe. A volte restiamo un po’ attoniti quando vediamo o ascoltiamo di eventi degenerati in aula, di minacce o atti violenti nei confronti degli insegnanti. Questi ultimi spesso raccontano di quanto sia difficile “tenere la classe”.

Ci rendiamo sempre più conto che il sistema educativo sta cambiando, la famiglia, la società e le nuove abitudini (come le nuove tecnologie), i tempi di attenzione, il rispetto delle regole, tutto ciò pone continui interrogativi. Le scuole cercano di far fronte a queste criticità equipaggiandosi con progetti, corsi di aggiornamento e quant’altro. Ha un inestimabile e silenzioso valore la prevenzione che si può attuare in tal senso, con azioni che facilitino i rapporti interpersonali e l’acquisizione di competenze relazionali nei ragazzi.

La professoressa Donata Francescato (riconosciuta al livello internazionale per il suo contributo alla Psicologia di comunità) già negli anni novanta ha formulato un modello di intervento chiamato “educazione socio-affettiva”. È un metodologia finalizzata al potenziamento delle risorse personali e all’acquisizione delle competenze sociali. Questo tipo di intervento tra i banchi si occupa di atteggiamenti, sentimenti, credenze ed emozioni degli studenti. Questioni su cui forse non ci soffermiamo facilmente.

L’educazione socio-affettiva promuove la salute, è finalizzata alla valorizzazione del rapporto interpersonale tra ragazzi e insegnanti e non, per una risoluzione negoziata dei conflitti. Sono vari gli obiettivi che questo intervento si prefigge, come: insegnare a riconoscere sentimenti ed emozioni; accrescere l’autostima e l’autoefficacia sociale (utilizzare le risorse per raggiungere gli obiettivi); aumentare comportamenti prosociali e di mutuo aiuto; promuovere l’intelligenza emotiva. Questo metodo agisce attraverso differenti strumenti su vari piani, in primis sulla relazione insegnante-gruppo classe, poi nel rapporto tra i compagni favorendo la comunicazione, la conoscenza la capacità di ascolto e di gestione delle dinamiche di gruppo, e non per ultimo favorisce l’autoconsapevolezza emotiva.

Uno dei riferimenti teorici utilizzato nell’educazione socio- affettiva è il metodo Gordon. Quest’ultimo aiuta lo sviluppo della comunicazione efficace e consiste in un insieme di strategie e strumenti per risolvere i conflitti interpersonali. L’allenamento in tal senso,  attraverso tecniche che facilitano l’ascolto reciproco, aiuta a verbalizzare le emozioni e a riguardare i problemi da altre prospettive. Comunicare è davvero un’arte… che si può anche apprendere!

Un altro strumento utilizzato con questo metodo è il “circle time“: una dimensione di gruppo in cui i ragazzi si confrontano su dei temi “caldi” dandosi delle regole di gestione. Un appuntamento periodico in un tempo definito, in cui si discute. Ciò promuove la conoscenza tra i ragazzi, allenandoli a comunicare su un piano personale, crea un senso di appartenenza e di condivisione, facilita i rapporti interpersonali positivi e lo scambio di opinioni su un argomento. Questo è solo un esempio rispetto alle proposte formative e creative che si possono attuare nel contesto scolastico per migliorare il benessere di insegnanti e ragazzi.
Così al termine dell’anno scolastico, tra un report, uno scrutinio o una recita forse ci si può domandare… quante relazioni abbiamo costruito?

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