Imparare ogni giorno a essere famiglia

«Per custodire l’armonia in famiglia bisogna combattere la ‘dittatura dell’io’. Quando, invece di dialogare, ci isoliamo con il telefonino. Da silenzi troppo lunghi ed egoismi non curati nascono conflitti, a volte si arriva persino a violenze fisiche e morali». Così Francesco all’Angelus nella Festa della Santa Famiglia.
Fonte: Ap

La famiglia è la «cellula fondamentale della società», è un progetto che aiuta a costruire la «cultura dell’incontro», è una chiamata a condurre una barca in un mare a volte agitato. Specialmente nel periodo della pandemia, proprio le famiglie sono state messe alla prova tuttavia «le tante sfide non possono rubare la gioia di quanti sanno che stanno camminando con il Signore». Proprio nel giorno della Festa della Santa Famiglia papa Francesco dedica agli sposi una Lettera che vuole essere un’espressione di affetto, «un regalo di Natale», «un incoraggiamento, un segno di vicinanza e anche un’occasione di meditazione».

(AP Photo/Gregorio Borgia)

Francesco parte dalla figura di Abramo, che si mette in cammino lasciando la propria terra. Allo stesso modo ogni coppia, fin dal momento del fidanzamento, è chiamata a uscire dalle proprie certezze per andare verso una terra ancora sconosciuta. «Prima della pandemia per i fidanzati era difficile progettare un futuro essendo arduo trovare un lavoro stabile, adesso l’incertezza lavorativa è ancora più grande», sottolinea il papa che tuttavia invita a non scoraggiarsi, di confidare sempre nella Provvidenza, ricordando il «coraggio creativo» di san Giuseppe. «Non esitate ad appoggiarvi alle vostre famiglie e alle vostre amicizie, alla comunità ecclesiale, alla parrocchia, per vivere la futura vita coniugale e familiare imparando da coloro che sono già passati per la strada che voi state iniziando a percorrere».

Dio è sempre presente: nella città, nel quartiere, nel luogo di lavoro. Rimane accanto quando «il passare dei giorni, l’arrivo dei figli, il lavoro, le malattie» rendono concreto l’impegno assunto nel matrimonio, quando a ciascuno è chiesto di abbandonare i propri spazi di tranquillità per andare «verso la terra che Dio promette: essere due in Cristo, due in uno. Un’unica vita, un “noi” nella comunione d’amore con Gesù, vivo e presente in ogni momento della vostra esistenza». Dio si manifesta proprio nella debolezza quando, riconoscendo le proprie fragilità, si decide di affidarsi a Lui. «Vivete intensamente la vostra vocazione. Non lasciate che la tristezza trasformi i vostri volti», raccomanda il papa. «Solo abbandonandovi nelle mani del Signore potrete affrontare ciò che sembra impossibile».

(AP Photo/Gregorio Borgia)

Il pensiero del papa va, poi, ai figli: già nel corso dell’Angelus aveva esortato le coppie a superare l’inverno demografico che molti Paesi, tra cui anche l’Italia, stanno attraversando. I figli «sono un dono, sempre, cambiano la storia di ogni famiglia. Sono assetati di amore, di riconoscenza, di stima e di fiducia», scrive nella Lettera rivolgendosi ai genitori. «La paternità e la maternità vi chiamano a essere generativi per dare ai vostri figli la gioia di scoprirsi figli di Dio. Questa scoperta può dare ai vostri figli la fede e la capacità di confidare in Dio». È importante che i genitori accompagnino i figli nei processi di crescita, sappiano mettersi in gioco creando con loro relazioni stabili e durature, li educhino prima di tutto con l’esempio, siano punti di riferimento costanti, perché essi hanno bisogno di «sguardi che li incoraggino», che diano loro la fiducia «nella bellezza della loro vita, nella certezza di non essere mai soli, accada quel che accada».

Costruire relazioni che durino nel tempo è possibile, ma c’è bisogno della forza dell’amore fedele di Gesù a cui domandare il dono del perdono che risana le ferite, che permette di fondare la «casa sulla roccia». In questo modo ogni famiglia diventa progetto di Dio capace di trasformare la società e gli ambienti di lavoro, di collaborare attivamente alla edificazione della comunità parrocchiale e diocesana, di essere dono «per camminare con altre famiglie, per aiutare chi è più debole, per annunciare che, anche nelle difficoltà, Cristo si rende presente».

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