Immigrazione e terrorismo: un bilancio per la Merkel

La cancelliera tedesca si è ricandidata per le elezioni dell’autunno 2017. Ma cresce l’ostilità della società verso gli immigrati. Manca una vera e propria politica dell’immigrazione

All’inizio dell’anno 2016 una notizia scuote il Paese: nella notte di capodanno a Colonia reati in gran numero contro donne da parte di giovani maghrebini. In estate esplode una bomba durante un festival ad Ansbach e ferisce 15 persone; in un treno a Würzburg un 17enne ferisce gravemente 5 persone con un’ascia – due attacchi per i quali l’ISIS o Daesh si è dichiarato responsabile. La furia omicida con 9 vittime a Monaco viene classificata come attacco di un terrorista islamico – erroneamente, come si capisce più tardi. Poi, pochi giorni prima di Natale, a Berlino la notizia di un vero attentato di matrice islamica: un giovane tunisino travolge con un tir un mercatino natalizio: 12 morti e 50 feriti.

 

Subito dopo l’evento di Berlino, voci della destra nazionalista danno la colpa alla cancelliera Angela Merkel e alla sua politica, dal loro punto di vista troppo accogliente verso i rifugiati. In quel momento non si sa ancora nulla della persona che ha commesso l’atto disumano. Questa reazione fa capire che almeno in una parte della società i terroristi islamici stanno raggiungendo due dei loro obiettivi: far regnare la paura e disseminare ostilità verso i rifugiati, in particolare quelli musulmani. Costoro, così il presunto calcolo dell’Isis, dalla ostilità saranno spinti a radicalizzarsi contro la società tedesca nella quale sono arrivati. Dopo gli attentati aumentano le richieste di rafforzare la sicurezza con leggi più severi e più sorveglianza. Però ci sono esperti che replicano che una sorveglianza più ampia con videocamere non avrebbe impedito gli attentati e che le leggi sono sufficienti; è piuttosto la loro applicazione che non funziona con il necessario rigore.

Horst Seehofer

Dopo 900 mila rifugiati arrivati e registrati in Germania nel 2015, nel 2016 le persone entrate sono meno di 300 mila, secondo i dati ufficiali. Ovviamente la diminuzione non è frutto della politica tedesca, ma della chiusura della rotta che passa per i Balcani. Però, sotto la pressione del nuovo partito populista di destra AfD, che durante l’anno è riuscito ad entrare in 5 parlamenti regionali, e del primo ministro della Baviera, Horst Seehofer, dello stesso schieramento politico della Merkel, il governo ha preso decisioni politiche che ostacolano l’entrata di nuovi rifugiati. Ad esempio ha reso più difficile ai rifugiati far venire in Germania i loro famigliari. Se gran parte dei richiedenti asilo riconosciuti portassero i loro parenti, seguirebbe una nuova grande affluenza di siriani ed iracheni, che potrebbe esigere troppo dal paese e far crescere un clima ancora più ostile verso gli stranieri.

Contemporaneamente si è cercato di aumentare le espulsioni, dichiarando più nazioni di provenienza come paesi sicuri. Quest’anno 25 mila richiedenti asilo sono stati espulsi. Il governo cerca di fare in modo che una parte delle persone le cui richieste di asilo sono state rifiutate – spesso quelle provenienti dai Balcani – lascino il paese di propria iniziativa; per questo motivo paga loro il viaggio e fornisce aiuti finanziari per poter cominciare una nuova vita nella loro patria. 55 mila rifugiati hanno sfruttato questa offerta nel 2016.

 

Sembra un paradosso, ma sono proprio i politici della AfD e dello schieramento cristianodemocratico che si oppongono alla politica della Merkel in materia di asilo e di rifugiati. Mentre gran parte dei partiti dell’opposizione –verdi e sinistra –, ed il partito socialdemocratico, che è parte della coalizione al governo, la appoggiano.

Quello che finora manca in Germania è una vera e propria politica della immigrazione. Ed è un fatto difficilmente comprensibile che siano proprio i cristianodemocratici a criticare una politica troppo aperta ai rifugiati, ad opporsi alla risoluzione del problema con nuovi leggi che promuovano una vera e propria gestione dell’immigrazione, prendendo in considerazione le necessità demografiche e la mancanza di lavoratori specializzati in Germania.

 

Le prossime elezioni si svolgeranno nell’autunno 2017. Angela Merkel ha deciso di candidarsi per la quarta volta come cancelliera. La costituzione della Repubblica Federale Tedesca lo ammette e nel suo partito non si trovano molti altri politici adatti a candidarsi a questo ruolo. A fine gennaio i socialdemocratici decideranno il loro candidato, fra Sigmar Gabriel, presidente del partito e attuale vicecancelliere e ministro per l’economia e l’energia, e Martin Schulz, presidente uscente del Parlamento europeo. Se succederanno altri attentati terroristici, se arriveranno nuovamente tanti rifugiati, se la situazione economica nazionale attualmente prosperosa peggiorerà, difficilmente la popolazione voterà la Merkel un’altra volta.

Ma chi votare? Anche Gabriel e Schulz non promettono una politica molto diversa. Se la AfD riuscirà a colmare il vuoto, sicuramente perderebbe l’idea europea. Preoccupante l’odio aperto mostrato con aggressività verbale da un gruppo di cittadini contro la cancelliera ed il presidente della repubblica Gauck durante la celebrazione della festa nazionale a Dresda. Preoccupante il fatto che nel 2016 la polizia criminale ha contato mille attacchi violenti contro le casi dei rifugiati, tra i quali quasi 70 attentati incendiari. Spero che rimanga anche nel nuovo anno una minoranza nel paese che si esprime in simili modi incivili.

 

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