Il sindaco Sala si autosospende

La città metropolitana precipita nel caos. Le reazione dei politici. Le accuse di falso materiale e falso ideologico
Il commissario di Expo, Giuseppe Sala, a Pompei (Napoli) per Expo idee, 18 aprile 2015. ANSA / CIRO FUSCO

«Apprendo da fonti giornalistiche che sarei iscritto nel registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta sulla piastra Expo. Pur non avendo la benché minima idea delle ipotesi investigative, ho deciso di autosospendermi dalla carica di sindaco, determinazione che formalizzerò domani mattina nelle mani del prefetto di Milano». L’attuale situazione è di ostacolo secondo Beppe Sala a continuare a svolgere la carica di primo cittadino. Le agenzie battono il breve comunicato e Milano ,città metropolitana, precipita nuovamente nel caos più assoluto. Incredulità che si percepisce ben più dello smog e della nebbia. Un’altra batosta si sta per abbattere su quella che fu la capitale di tangentopoli.

Sala la persona corretta, trasparente, intransigente è indagato dalla procura generale del capoluogo lombardo nell’ambito dell’inchiesta per corruzione e turbativa d’asta sull’appalto per la piastra di Expo, l’infrastruttura più costosa realizzata nel sito di Rho Pero dalla Mantovani. Ma ripeto l’incredulità è tanta e arriva da tante forze politiche comprese ovviamente quelle dell’opposizione che invitano il sindaco a restare in attesa di nuovi sviluppi.

«Penso ‒ dice Parisi suo contendente alla poltrona di sindaco ‒ che Sala debba immediatamente tornare nelle sue funzioni.  Penso che quella di autosospendersi sia stata una reazione isterica. L’avviso di garanzia è una garanzia per il cittadino. Il rispetto delle istituzioni è fondamentale. Non si può dire voglio rispetto per la mia onestà. Nessuno sta scherzando con la sua onestà. La procura della Repubblica sta facendo un’indagine e deve essere libera di farla senza essere sotto ricatto del fatto che la città adesso non è più governata».

«Ho piena fiducia nel sindaco Sala, ha fatto un gesto di rara sensibilità. Credo che abbia la fiducia della città», ha detto il ministro Maurizio Martina, che è stato delegato del governo Renzi a Expo, cui fa eco l’assessore al welfare Majorino: «Sala uscirà bene da questa vicenda, l’ho trovato sereno e tranquillo. Noi intanto continuiamo a lavorare per la città». Mentre il segretario della Lega Nord Salvini lancia un appello personale a Sala. «Che su Expo non sia tutto chiaro l’avevano capito anche i bambini. L’importante è che Milano non sia lasciata senza una guida. Se vuole Sala fare il sindaco perché ha la coscienza pulita lo faccia. Se ritieni di aver fatto tutto giusto tiri dritto, altrimenti ti autosospendi e ti metti da parte».

Intanto nel pomeriggio ha partecipato alla riunione dei capigruppo del consiglio comunale dopo che in mattinata, aveva incontrato il prefetto di Milano Marangoni, e predisposto una lettera dove confermava la sua posizione e informava che si presenterà in consiglio a palazzo Marino la prossima settimana e che a sostituirlo «nell’esercizio di dette funzioni rispettivamente dalle vice sindaco Anna Scavuzzo e Arianna Censi».

Nella lettera Sala fa sapere che: «La mia assenza è motivata dalla personale necessità di conoscere, innanzitutto, le vicende ed i fatti contestati; pertanto fino al momento in cui mi sarà chiarito il quadro accusatorio, ritengo di non poter esercitare i miei compiti istituzionali. La prossima settimana mi presenterò al consiglio del comune di Milano e della città metropolitana per riferire in merito».  Ipotesi di reato nel periodo in cui Sala fu amministratore delegato di Expo, e l’accusa riguardante i fatti sono di falso materiale e concorso in falso ideologico. Ci sarebbero state «numerose anomalie e irregolarità amministrative» nella fase di «scelta del contraente» per la realizzazione della piastra, l’impresa che vinse l’appalto con un ribasso del 42% sulla base d’asta di 272 milioni. Un ammontare «non idoneo neppure a coprire i costi». Alla stessa impresa fu affidata la fornitura di 6mila alberi «per un importo di 4,3 milioni di euro a fronte di un costo per l’impresa di 1,6 milioni».

L’altra ipotesi di falso riguarda la sostituzione, decisa nel 2012, di un componente della commissione aggiudicatrice dell’appalto: per accelerare i tempi e non far slittare l’avvio dei lavori il sostituto fu scelto con una procedura accelerata e il provvedimento di annullamento della nomina fu retrodatato. Due verbali relativi riporterebbero «circostanze non rispondenti alla realtà» e, in particolare, sarebbero stati retrodatati con «l’intento di evitare di dover annullare la procedura fin lì svolta» anche per il “ritardo” sui “cronoprogrammi” dell’Expo, scrive la Gdf di Milano in un’informativa del maggio 2013.

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