Il lavoro, diritto fondamentale e il Jobs Act

Quattro laboratori parlamentari tenuti dal Movimento politico per l'unità diventano luogo di confronto tra cittadini, economisti civili, giovani, politici di partiti diversi. Serve una seria riforma del mercato del lavoro
Proteste in Senato per il Jobs Act

Lavoro, educazione e sanità rappresentano un presupposto essenziale di una democrazia partecipativa. L’occupazione, pertanto, non può essere una variabile dipendente dai mercati finanziari. Il denaro, nuovo idolo del mondo globalizzato, non deve comandare, come ricorda papa Francesco. E’ responsabilità della politica stabilire le priorità sociali, favorire l’economia reale ed il lavoro, soprattutto per i giovani al 43 % di disoccupazione.

Il Movimento politico per l’unità ha tenuto su questo tema quattro laboratori parlamentari basati sull’ascolto reciproco per la condivisione tra cittadini, economisti civili, giovani, politici di partiti diversi. Oggi il Senato è chiamato ad approvare la delega al Governo sul Jobs Act, un tema molto controverso nei gruppi parlamentari e tra partiti, sindacati e imprenditori. In un dialogo serio, improntato al reciproco ascolto, sarà possibile trovare l’unità necessaria a garantire l’avvio di una riforma strutturale attesa dall’Europa e dai mercati come segno di una volontà di cambiamento.

Non sarà l’art. 18 dello Statuto dei lavoratori a creare posti di lavoro, ma solo una riforma strutturale del mercato del lavoro accanto ad una politica monetaria espansiva ed un piano massiccio di investimenti pubblici e privati.  Sono in agenda proposte importanti: modifiche sostanziali del famoso articolo 18, un deciso sfoltimento delle tipologie contrattuali per evitare il precariato, la scomparsa dei co.co.pro, un codice semplificato, la flessibilità in uscita massimizzata, ammortizzatori sociali estesi, politiche attive più efficaci anche attraverso l’attivazione di sinergie con le agenzie private, estensione progressiva del sussidio di disoccupazione a tutti i disoccupati, anche se precari. Il contratto a tutele crescenti dovrebbe sostituire quello a tempo indeterminato.

In caso di licenziamento individuale illegittimo, esclusi quello discriminatorio e disciplinare, è previsto per i nuovi assunti solo un indennizzo. Riassunzioni solo in pochi casi quindi, indennizzi rafforzati negli altri ma il vero nodo verrà sciolto nei decreti delegati. Essenziale è trovare subito i fondi per le tutele estese. Il Governo apre poi nell’emendamento sui demansionamenti, possibili solo senza taglio del salario.  Per tutti i lavoratori che hanno attualmente un contratto a tempo indeterminato non cambia nulla. Il diritto al reintegro rimane.

Mppu invita i parlamentari a trovare la sintesi nell’ interesse del Paese perché solo l’unità tra gli schieramenti potrà essere, in questo momento particolare, la premessa per rimettere in moto il sistema Italia.

Le prossime tappe dovranno poi essere la legge elettorale, la riforma del Senato delle autonomie, oltre quelle della scuola, giustizia, fisco e Pubblica Amministrazione.

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