Il dialogo? Va vissuto

Esistono molti tipi di premi in riconoscimento di successi e realizzazioni nate da passioni vissute, nei più vari campi dalla scienza alla letteratura. Non fa eccezione un premio in fondo piccolo, anche se ormai ricco di una sua tradizione, consegnato recentemente al card. Theodore McCarrick di Washington. È un premio creato per onorare alla passione per l’unità di persone la cui vita e la azione ha contribuito alla costruzione di rapporti indirizzati decisamente alla fratellanza universale. La consegna del premio – il 18° Premio Luminosa per l’unità -, ha visto oltre 400 persone riunite il 25 giugno scorso alla Mariapoli Luminosa, una delle 33 cittadelle del Movimento dei focolari nel mondo, a Hyde Park, vicino a New York. I partecipanti, provenienti da varie parti degli Usa e da altre nazioni del mondo, appartenenti a religioni e culture le più varie, desideravano onorare il card. McCarrick per la sua instancabile dedizione al dialogo su tutti i fronti, e alla promozione dell’unità nella diversità. Così la motivazione del premio. In una tavola rotonda dal tema Dio come amore, un rabbino, un imam, un teologo cattolico e uno studioso buddhista hanno presentato diverse prospettive sul tema. E il dialogo col pubblico ha segnato un esempio concreto proprio di quell’unità nella diversità di cui si voleva parlare. Don Mitchell, professore alla Purdue University e moderatore dell’incontro, commentava: Si è toccata l’umanità comune a ciascuno ed il modo di affrontare gli stessi problemi nelle nostre famiglie e comunità, nella tensione a vivere la propria fede, e a vedere come mettere in pratica l’ideale di Dio come amore nella vita quotidiana . Non è cioè stato un semplice dialogo, ma un’esperienza di comunione tra gente che andava al di là delle barriere poste dalle proprie convinzioni. Dio Amore – sosteneva Chiara Lubich nel suo messaggio – è la sola realtà su cui si può costruire quella comunione che tutti desideriamo per un mondo più unito, più in pace. Il cardinale, che proprio pochi giorni prima aveva consegnato la sua diocesi al successore, è stato così dipinto dalla stessa Lubich: Si è sempre prodigato non solo per la Chiesa cattolica, ma anche per costruire un mondo migliore insieme a tutti. Con un cuore largo, dilatato dall’amore di Dio, ha continuamente cercato vie per collaborare con cristiani di varie chiese, con membri di altre grandi religioni e con personaggi della società civile e politica, come dimostra la presenza delle personalità presenti. Presentato da Andrea Bartoli, professore alla Columbia University e esponente di rilievo della Comunità di Sant’Egidio negli Usa, come amico e servo di tutti, il cardinale nel suo discorso ha iniziato a parlare di quanto apprezzasse come Chiara avesse aperto vie nuove ai laici nella Chiesa, ben vent’anni prima che il Concilio Vaticano II sviluppasse queste stesse idee. Ecco perché, dovunque vado, sempre sostengo il focolare e gli altri movimenti, perché tutto ciò è opera dello Spirito Santo nel mondo d’oggi. Citando Giovanni Paolo II, ha aggiunto: I laici sono chiamati alla santità, a una santità che cambia il mondo. Rifacendosi al messaggio di Chiara, ha continuato: Renderemo migliore il mondo se non vivremo solo per noi stessi, ma se inviteremo tutti all’amore, a lavorare insieme nel dialogo, nella collaborazione. Questa chiamata all’unità a cui Gesù ci ha chiamati non si realizzerà mai se non inizieremo a lavorare insieme per le buone cause della pace, al servizio degli stranieri, dei poveri, di chi non ha assicurazione medica, dei bambini indifesi nel grembo della loro madre. Solo essendo innamorati di Dio e avendo capito che lui è innamorato di noi, possiamo raggiungere questo scopo.

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