I secondi e gli ultimi ai tempi del televoto

Il televoto è un sistema apparentemente semplice e democratico che presenta però anche qualche problematica.
Televoto

Il termine televoto è oramai parte del nostro vocabolario. Basta fare un click su Internet per trovare le informazioni su questo sistema di voto a distanza, in grado di far esprimere una preferenza al pubblico televisivo, che in questo modo può decretare l’esito di una gara, un quiz, un game show. È un sistema apparentemente semplice e democratico che presenta però anche qualche problematica.

Il televoto è, infatti, un vero affare che muove decine di milioni di euro l’anno e sta cambiando le regole della nostra televisione, senza averne una propria, però. Il meccanismo di raccolta e distribuzione delle preferenze è abbastanza complesso e presenta dei rischi tecnici che possono falsare la volontà del pubblico reale, come il voto multiplo da parte di uno stesso utente.

 

C’è poi una questione di “merito” molto più profonda: il televoto, per come è stato applicato finora, ha contribuito al passaggio dalla logica del partecipare, a quella dell’apparire, per approdare a quella del prevalere.

Sono diversi gli studi nel settore che mostrano come, pur di attirare su di sé i voti di un pubblico non sempre competente in materia, e imporsi a suon di sms, i concorrenti di alcune trasmissioni (anche se non tutte per la verità) tendono a primeggiare mostrando lati non veri della propria personalità, ma soprattutto cercando di non lasciare spazio agli altri, creando fra i possibili secondi, terzi e ultimi la logica dello scontro a tutti i costi.

 

Pur non essendo l’unico responsabile di questa deriva, il televoto tende a eliminare chi non arriva al primo posto, chi non diventa “famoso”, proponendo un modello di umanità sempre vincente e perfetta che non ha nulla a che vedere con la vita reale, dove le sconfitte, gli errori e le cadute sono spesso alla base dei successi più brillanti. Sarebbe necessario che venissero adottate al più presto delle regole per garantire anche ai perdenti la possibilità di dare valore al proprio talento o ai propri guai. Il vincitore unico, tanto di moda ai tempi del reality show, dovrà fare i conti prima o poi con quei “normali” che rimangono dietro l’angolo, ma che forse ci assomigliano un po’ di più.

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