I musulmani in Europa

La distorzione tra la percezione soggettiva e i dati reali sulla presenza musulmana nel Vecchio Continente in due recenti studi statistici

I musulmani sono giunti a metà del Ramadan? Non me ne sarei mai accorto se non fossi stato a contatto con un gruppo di giovani a cui faccio lezione di spagnolo ogni lunedì alle 18. La lezione dura un’ora e mezza, ma già prima delle 19 alcuni si alzano e se ne vanno: «Ramadan, professore!».  Altri restano ancora e mi viene da pensare che  siano più osservanti di altri o forse ogni Paese ha abitudini diverse: marocchini, algerini, camerunesi, nigeriani… Attraversando la strada che mi porta nel luogo dove si svolge la lezione, densa di migranti, si direbbe che la città è piena di musulmani. Ma non è così.

È utile dare un’occhiata ai lavori del Pew research center (Prc). È un’organizzazione non governativa, creata nel 2004, con sede a Washington, che prepara statistiche, proiezioni e rapporti su diverse aree, sia per gli Usa, sia per tutto il mondo. I suoi studi esaminano e interpretano i dati ottenuti attraverso sondaggi e sono ritenuti abbastanza rigorosi. Diversi media (il New York Times, ad esempio), università e altre istituzioni si servono di questi rapporti.

Uno studio del Pcr sulle fedi, elaborato nell’aprile del 2015, elabora una proiezione riguardante l’appartenenza religiosa della popolazione mondiale nell’arco di tempo 2010-2050 (http://www.pewforum.org/2015/04/02/religious-projection-table/2010/number/Europe/). Questo tipo di analisi statistiche, partendo da dati concreti, forniscono una proiezione sulle tendenze che potrebbero svilupparsi in futuro, ma non possono prevedere i fatti che mettono in moto i cambiamenti. per esempio: gli attentati terroristi possono influire sulle politiche migratorie, anche i cambiamenti politici dei governi dell’uno o dell’altro Paese, o anche l’“effetto chiamata” che gli stessi migranti stimolano a seconda dell’accoglienza ricevuta qua e là.

Tenendo conto che le tendenze possono cambiare, analizziamo il rapporto del Prc sull’appartenenza religiosa in Europa. Per cominciare, prevede una progressiva diminuzione della popolazione fino al meno 6,22 % nel 2050 (più di 46 milioni in meno), anche se aumenterà in alcuni Paesi (Austria, Danimarca, Finlandia, Francia, Gran Bretagna, Irlanda, Olanda, Norvegia o Spagna). Complessivamente, nel 2050 i cristiani saranno diminuiti del 17,93% (da 553,2 a 454 milioni), mentre i musulmani cresceranno del 27% (da 43,7 milioni a 70,8) e, in misura molto minore, i credenti di altre religioni e coloro che non hanno una fede religiosa (da 139 milioni a 162).

I dati che il Prc offre confermano che la mia percezione attraversando quella strada era molto soggettiva. In Europa ci sono molto meno musulmani di quelli che a me sembra e nel 2020 saranno il 6,8% della popolazione. E questo soggettivismo percettivo non è solo mio, ma abbastanza diffuso. Lo sta a dimostrare le conclusioni di un’altra inchiesta, questa realizzata dalla Ipsos Mori e pubblicata nel dicembre scorso. Alla domanda: «Su cento persone del tuo Paese, quante credi che siano musulmane?», le risposte dicono quanto sia diversa dalla realtà la percezione che di essa abbiamo, forse condizionata dai media o semplicemente dall’ambiente in cui viviamo. Così, l’inchiesta della Ipsos Mori (https://www.statista.com/chart/7252/europe-hugely-overestimated-its-muslim-population/) conferma che la maggioranza degli europei credono di avere tra di loro molti più musulmani di quelli che in realtà ci sono. I francesi pensano che il 31% degli abitanti della Francia siano musulmani, ma in realtà sono solo il 7,5%. Seguono i russi (23% di fronte al 10%), belgi (23% / 7%), italiani (23% / 5,5%), tedeschi (21% / 5%), olandesi (19% / 6%), ecc… E i più esagerati sono gli spagnoli che pensano di avere un 14% di popolazione musulmana, quando in realtà è solo il 2%.

Tornando alla domanda iniziale, con i dati alla mano, posso, dunque, dedurre che quasi 50 milioni di musulmani in Europa sono a metà del Ramadan.

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