I discorsi non bastano più

I cittadini francesi hanno espresso con il voto un profondo malcontento verso l'attuale classe politica. Un lavoro serio e concreto da parte dei nuovi eletti potrebbe resituire la fiducia.
sarkozy

Con quasi il 49 per cento di astenuti, i cittadini francesi hanno lanciato una profonda sfida ai politici. La gente ha sempre più l’impressione che davanti alla disoccupazione, alla crisi abitativa e all’insicurezza sociale, la classe politica viva in un altro mondo. Con un governo che, sotto la spinta del presidente Sarkozy, vara riforme su riforme dando l’impressione di non ascoltare nessuno, una tale reazione della gente era prevedibile. E non solo per quanto riguarda l’astensione, ma soprattutto per la vittoria delle liste di sinistra (54,1 per cento), che ha conquistato tutte le regioni eccetto l’Alsazia, contro il 35,4 per cento della destra. Se l’estrema destra (il Front National) raggiunge soltanto il 9,4 per cento a livello complessivo, è arrivata a superare il 17 per cento nelle regioni in cui era rappresentata. La forte rimonta del partito di Jean-Marie Le Pen è un segno forte di malcontento popolare, mentre il partito comunista è ormai un rifugio solo delle classi più povere.

 

La destra ha voluto presentare le consultazioni regionali come una questione nazionale. In un Paese in cui il centralismo è ancora forte e il ruolo delle regioni è percepito in maniera riduttiva, questo atteggiamento ha spinto all’astensione. Per molti di coloro che hanno votato, poiché la loro regione già era governata dalla sinistra, è stata l’occasione per esprimere la propria soddisfazione, anche se è da notare che i verdi hanno dato un forte impulso al partito socialista. I grandi sconfitti sono i centristi, da coloro che sostengono il partito di Sarkozy e vi sono stati inclusi, ai Modem di François Bayrouth, i cui candidati sono stati assorbiti sia dalla destra che dalla sinistra. Questo partito ha dei rappresentanti solo in una regione.

 

Lo scacchiere politico si presenta quindi profondamente rinnovato. La destra ha riconosciuto la sconfitta, e la politica di apertura di Sarkozy è bloccata davanti all’ostruzionismo di alcuni membri della maggioranza che lamentano di essere stati messi in disparte. Ne è prova l’annuncio di un reimpasto ministeriale.

 

I socialisti hanno ottenuto una vittoria modesta, in quanto senza il partito ecologista i risultati sarebbero stati molto diversi. Se la vittoria di questi ultimi è netta – hanno addirittura conquistato una regione – ciò è dovuto al carisma politico di Daniel Cohn-Bendit, leader studentesco del maggio sessantottino, che ha saputo unire le diverse correnti. Ha recentemente affermato di auspicare che quest’alleanza si trasformi in un partito vero e proprio, per costituire una forza al fianco del partito socialista senza esservi integrato. Ma gli altri leader dei verdi saranno d’accordo?

 

In quanto ai socialisti, la loro unità è solo apparente e molto fragile. Ségolène Royal, la cui rivalità con la segretaria generale del partito, Martine Aubry, è stata messa in sordina, ha ottenuto quasi il 61 per cento dei voti nella sua regione, e si è ben guardata dal mettere la propria campagna sul piano nazionale. In un’altra regione il candidato socialista ha raggiunto il 68 per cento dei consensi, e questo potrebbe dargli l’occasione per una carriera a livello nazionale. Quanto alla figlia di Jean-Marie Le Pen, già si vede alle presidenziali del 2012.

 

Nel frattempo, un lavoro serio e concreto nei settori di importanza fondamentale – trasporti, educazione, alloggi, ospedali – da parte di coloro che sono stati eletti potrebbe ridare credibilità ai politici. Se le promesse saranno mantenute.

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