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Guerra, 100 e li dimostra tutti

di Michele Zanzucchi

- Fonte: Città Nuova

Michele Zanzucchi, autore di Città Nuova

La guerra d’Ucraina supera la cifra tonda e mostra crepe da tutte le parti. Ma ne valeva veramente la pena? La cruda risposta dei fatti

guerra, 100

Eccoci qui a scrivere, dopo altri 33 articoli apparsi su queste colonne, di guerra, 100 giorni della della più folle delle avventure cui l’Europa abbia assistito dopo la nera stagione della guerra dei Balcani degli anni ’90. Ne valeva veramente la pena? La risposta è univocamente: no. Per tante ragioni, alcune delle quali cerchiamo di investigare assieme:

  1. la prima delle quali è il numero dei morti, dei feriti e dei rifugiati: circa 50 mila uccisi tra i militari delle due parti, il fiore della gioventù di Russia e Ucraina, e forse 5 mila tra i civili, ma le cifre sono nient’altro che stime perché la guerra è il regno della menzogna, e non esistono cifre precise. I feriti sarebbero 55 mila, il numero dei morti, moltiplicato per tre, uguale 165 mila, forse 200 mila. Per quanto riguarda i rifugiati, anche qui siamo alle stime, circa 5 milioni verso l’estero, 7 milioni rifugiati invece interni;
  2. danni materiali: al solito le guerre provocano enormi danni alle infrastrutture: ponti, ferrovie, porti, palazzi pubblici, reti stradali, oleodotti, installazioni digitali. Stime impossibili, con l’unità di misura delle decine di miliardi di euro, forse 50 mila, perché le stime parlano di 500 milioni di danni ogni 10 giorni di guerra;
  3. risultati in campo militare: la Russia, dopo la fallita ricerca del colpo mortale iniziale, fallito in modo abbastanza plateale, si è concentrata sul Donbass, riuscendo a guadagnare alcune città con sforzi pesantissimi, arrivando a rosicchiare paesetti contadini e cittadine, comunque nei territori di Lugansk e Donetsk che in gran parte già controllava dal 2014 grazie alle milizie filorusse dell’est del Paese;
  4. ancora, nel Sud la battaglia è aperta, ma attorno alla città di Kherson l’esercito ucraino sembra in grado di recuperare terreno. La situazione appare di stallo, anche perché l’esercito russo non ha grandi forze umane da far scendere in campo, non avendo dichiarato la guerra e quindi non potendo usufruire della mobilitazione generale, ipotesi che farebbe perdere a Putin gran parte della sua attuale aura di eroe in madrepatria;
  5. in campo diplomatico, abbiamo solo macerie, anche se gli “uomini di buona volontà” tra le feluche non mancano di certo. L’Onu è delegittimato da tempo, si parla di invio di caschi blu solo ora, per proteggere una eventuale ripresa dei commerci di cereali dall’Ucraina verso il resto del mondo;
  6. l’Unione europea avanza in modo non certo compatto, con iniziative più di singoli Stati che dell’Unione nel suo complesso. Macron è iperattivo, un po’ meno il già discusso Scholz, Draghi muove qualche pedina. Mentre l’Ungheria si isola progressivamente dal resto dell’Unione europea, che finirà (facile profezia) per approvare la fine dell’unanimità nelle decisioni, rischiando così una deflagrazione della tenuta dell’Unione ad est;
  7. la Nato sembra aver guadagnato due nuovi membri (Finlandia e Svezia), ma la Turchia è contraria. Ankara sta giocando una sua guerra personale dai confini assai confusi, ma chiaramente con l’obiettivo di acquisire vantaggi monetari per il Paese, che sia grazie al blocco del Bosforo, alle nuove iniziative in Siria, al commercio del grano, esattamente come accadde con la crisi dei rifugiati siriani il cui flusso fu bloccato a suon di miliardi di euro. La Nato nei fatti è in guerra con Putin, ma si tratta di una guerra a colpi di fioretto, non di spada;
  8. in Ucraina Zelensky ha acquisito sul campo il ruolo di condottiero in T-Shirt verde militare e inquadrature sempre perfette dei suoi video. Ma quanto c’è di stelle e strisce nella costruzione del suo personaggio? e quanto sarebbe resistito al potere senza l’appoggio di qualche servizio segreto straniero? e riuscirà a mantenere l’aura di eroe anche ora che la guerra sta diventando una questione di logoramento, con le truppe stanche e le donne, madri e mogli, desiderose di riavere a casa i propri uomini?
  9. Putin apparentemente è ancora pienamente in sella al Cremlino, nonostante le dicerie di tumori, operazioni, complotti, tentativi di assassinio, militari che appaiono e scompaiono, nuove armi decisive annunciate ma solo testate senza far pendere la bilancia in favore di Mosca. Putin ha voltato le spalle all’Occidente, ha scelto di cercare di girare la faccia verso la Cina, ma la Russia è troppo europea per accettare un tale voltafaccia. I prossimi mesi diranno;
  10. sanzioni ed embargo: le pesanti sanzioni determinate dal campo occidentale verso la Russia hanno certamente inferto duri colpi all’economia russa, ma non l’hanno ancora messa in ginocchio. La sola misura che avrebbe vero effetto è quella di smettere di importare gas dalla Russia, ma ciò metterebbe in ginocchio le economie europee, in primis la Germania, che dipende da Mosca per metà del suo fabbisogno;
  11. le molteplici fratture internazionali stanno diventando più profonde: quella tra Occidente e resto del mondo, Asia e Africa in testa;
  12. quella tra Europa occidentale ed Europa orientale, con la prima più timorosa di irritare eccessivamente l’occupante del Cremlino, e quella delle nazioni più vicine al conflitto, che invece vorrebbero una più decisa lotta contro un Putin che potrebbe invadere altri Paesi dopo l’Ucraina, Moldova, Slovacchia, Estonia…
  13. e non va dimenticata la frattura ecumenica: la Chiesa ortodossa legata a Mosca si sta frantumando, come testimonia il divorzio della Chiesa ortodossa ucraina, la più importante dopo quella russa… Papa Francesco tuona contro la guerra, ma non vuole e non può rompere con Kirill;
  14. il mercato che gode della guerra è il più impresentabile che esista, quello delle armi. Si sperimentano armi innovative, in particolare digitali, sul terreno e non in laboratorio, prospettando così nuove produzioni miliardarie. Nel frattempo, sono state usate armi tradizionali, svuotando gli arsenali, preparandoli ad essere riempiti da armi più performanti. Al solito;
  15. mentre soffre il mercato dei cereali: crescono le armi e cala il grano, sembra proprio che il Sessantotto non abbia più effetto, e che nei cannoni non si mettano più i fiori e le spighe, ma proiettili reali…

Cari lettori, aggiungete voi le vostre personali ragioni, che potranno dirci ancor più quanto questa guerra si stia rivelando inutile e dannosa. Qualcuno di voi dirà: ok, la guerra è una sciocchezza, ma comunque è servita a fermare la follia di un dittatore sanguinario, un macellaio pericolosissimo… Può darsi, ma la diplomazia e le pressioni economiche lungimiranti non avrebbe potuto fare qualcosa di assolutamente migliore? Non lo credete? Intanto prepariamoci a una guerra lunga, di posizione, di morti quotidiane, di pianti senza fine, di piccole penurie sugli scaffali dei supermercati, di benzina alle stelle, di biglietti aerei più costosi di prima, di talk show sempre più irritanti nella pochezza delle argomentazioni sulla guerra… La realtà è che nella guerra ci sono solo perdenti (salvo qualche cinico affarista).

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