Genova e il suo De André

Il film prodotto da Rai1 verrà proiettato il 13 e 14 febbraio. L’attesa dei genovesi

Quando nella passata primavera il borghetto di Boccadasse a Genova e poi i carruggi nel centro storico erano stati trasformati in un set per le riprese del film su Fabrizio De André, il pubblico aveva gioito perché finalmente si metteva su pellicola la vita e la storia di un suo cittadino famoso. Le riprese avevano coinvolto i cittadini, che incuriositi assistevano e commentavano, approvando o meno quanto veniva fatto.

img-20180202-wa0006Per fine anno il film verrà proiettato in Rai, s’era detto. Ora Fabrizio De André – principe libero sarà trasmesso da Rai1 il 13 e 14 febbraio. «Un film che piacerà a chi ha conosciuto davvero Fabrizio perché lo ritroverà, mentre chi se lo è soltanto immaginato forse si sentirà tradito» ha detto Dori Ghezzi dopo aver visto la pellicola.

«Piacerà, piacerà a tutti, ai genovesi di tutte le età e agli italiani che hanno conosciuto questo personaggio particolare», ne sono sicuri Luigi e Orietta Francesco che sono stati a vedere la proiezione in una multisala a metà gennaio. Allora s’era verificato il tutto esaurito nella prevendita dei biglietti. Code e telefonate per aggiudicarsi l’ultimo biglietto.

«Certo vederlo in sala, proiettato su un grande schermo, è ben diverso dal vederlo in televisione, ma ci si accontenta», commenta Stefano fan sfegatato di Faber che non è riuscito a vederlo in sala. Il film, racconta la vita dell’artista, dall’infanzia alla maturità, con particolare attenzione agli anni di Genova. La fiction è proiettata in concomitanza con due anniversari: quello della morte, l’11 gennaio 1999, e quello della nascita, il 18 febbraio 1940.

img-20180202-wa0004Sarà comunque un evento per la città di Genova, lui che ha sempre cantato la vita dei carruggi, la storia dei camalli del porto. L’amore pagato e consumato in fretta nei vicoli più poveri del centro storico: «Fabrizio non cantava mai in prima persona, il soggetto delle sue canzoni non era mai “io” ed è per questo ci si commuove ascoltandolo – chiarisce Dori Ghezzi –. Faber si ispirava alle persone e trasformava la realtà in racconto. Per questo infatti non cantava mai di me».

de-andreTra le tante definizioni della vita di De Andrè, interessante è quella di essere stato una pagina di storia sociale ed artistica italiana che oggi sembra lontana. E Luca Facchini, che ha diretto il film racconta: «Abbiamo voluto mostrare il modo che aveva di osservare il mondo, reinventarlo e descriverlo a modo suo. Su Luca Marinelli, che interpreta De Andrè, ci dice: «Non ha interpretato Fabrizio, lo ha rappresentato. Non avrei potuto volere di più».

L’attesa è tanta in città. I genovesi sono curiosi di vedere come un loro figlio è rappresentato, come è stato capito e interpretato. «Purché si ricordi – mi dice un attempato signore mentre sorseggia una birra –. De Andrè era un tipo particolare, voglia di lavoro… poca, era sempre nei carruggi tra bottiglie di vino, pacchetti di sigarette, e persone di tuti i tipi. Però, nonostante questo, è stato un interprete della storia di queste persone. L’ha cantata, l’ha fatta conoscere in tutti i modi. E se c’è stato un riscatto di queste persone certamente è stato grazie anche a lui».

Peccato che un suo grande amico e sostenitore, don Andrea Gallo, non possa più assistere a questa proiezione.

 

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