Forte terremoto in Turchia e Siria

Nelle prime ore del 6 febbraio un forte sisma ha scosso la zona di confine fra il sud della Turchia e il nord della Siria. I soccorsi faticano e la conta dei morti, dei feriti e dei danni cresce di ora in ora
Terremoto Turchia
Un edificio crollato dopo un terremoto a Pazarcik, nella provincia di Kahramanmaras, nel sud della Turchia, all'inizio di lunedì 6 febbraio 2023. (Depo Photos via AP)

Il 6 febbraio 2023 alle 4.17 locali (le 2.17 in Italia), una scossa di terremoto che nell’epicentro sembra sia stata di magnitudo 7,8 Richter ha colpito il sudest della Turchia e il nord della Siria. Le notizie di morti, feriti, crolli e ingenti danni si susseguono sempre più preoccupanti di ora in ora. A 10 ore dalla prima scossa (alla quale ne sono seguite altre meno intense) si parla già di almeno 1.350 morti, forse la maggior parte in Siria. Ma i numeri crescono drammaticamente di ora in ora, anche alla luce delle successive scosse di assestamento: la più forte, registrata in mattinata, ha avuto una magnitudo di 7,5, praticamente un nuovo terremoto di forza analoga al primo.

Terremoto Turchia
Epicentro del terremoto di magnitudo 7,8 che ha scosso la Turchia centrale all’inizio di lunedì, seguito da una forte scossa di assestamento (AP Graphics)

L’epicentro sarebbe stato individuato a Gaziantep, in Turchia, una cinquantina di km dal confine siriano. Nella parte turca i feriti accertati sarebbero oltre 2.500; mentre per il nord della Siria non si hanno dati, per ora. Ingenti i danni sia a centinaia di abitazioni che ai monumenti. A Gaziantep è completamente crollato il castello, adattamento di epoca ottomana di una fortezza romana del III secolo. A Iskanderun è collassata anche la cattedrale cattolica dell’Annunciazione, del XIX secolo. Iskanderun, nella provincia di Hatay (dove è rimasto distrutto l’aeroporto e danneggiati gravemente due ospedali), è il nome turco di Alessandretta, 60 Km a nord dell’antica Antiochia, la città dove al tempo di san Paolo venne coniato il nome di “cristiani” per indicare i seguaci della nuova fede, poco più di 30 anni dopo la morte in croce di Gesù di Nazaret.

Altri centri colpiti dal terremoto di stanotte sono luoghi legati al cristianesimo delle origini: per esempio Adana, 50 km ad est di Tarso, la città dove nacque san Paolo. O Edessa, che oggi si chiama Sanliurfa, o Melitene, oggi Malatya. Altre città sono fortemente legate alla presenza di comunità curde, come Diyarbakir, detta “la capitale del Kurdistan turco”. E poi Adiyaman, Osmaniye e Kahramanmaras.

Su quello che è accaduto in Siria non si sa molto: solo voci di un grande spavento ad Aleppo, Hama e Latakia (dove ha sede una base aerea russa), ma qualche fonte parla anche per queste città siriane di crolli e alcune vittime. Dove invece sembra che vi siano ingenti danni e vittime è ad Idlib, la città del nordovest siriano che da alcuni anni offre rifugio, sotto tutela turca, ai resti di molte milizie antiregime, filoturche e jihadiste, scacciate dai governativi siriani da varie regioni della Siria. Il terremoto è stato sensibilmente avvertito anche nelle province centrali della Turchia, in Libano, Cipro, Grecia e Israele.

In Italia si è in un primo momento temuto per uno tsunami sulle coste ioniche, tanto che sono stati fermati i treni in alcune regioni, ma l’allerta è rientrata ormai da alcune ore. Tra i primi soccorritori sono giunti ad Ankara 370 specialisti dall’Azerbaigian: e tra coloro che hanno subito dato la loro disponibilità a fornire soccorso ed aiuti ci sono l’Ue e gli Usa, ma anche il presidente ucraino Zelensky.

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