Fiorire nelle periferie esistenziali

Il valore di un gesto che nasce dall'ascolto e dll'attenzione verso l'altro. Accade a Genova, il giorno della domenica delle Palme
ANSA/LUCA ZENNARO

Whatsapp il micidiale servizio di videomessaggi offerto a raffica sui telefoni cellulari a volte è un vero tormento, altre volte invece porta ventate di semplicità e di genuina tenerezza. La settimana scorsa me ne è arrivato uno, inviatomi da un’amica, è un video con la storia di un bimbo piccolo piccolo, tutto indaffarato a cercare nel frigo di casa panini e bibite per metterle nel suo zainetto. Naturalmente la mamma osservava tutta la scena, e alla domanda dove pensava di andare il bimbo gli risponde «vado a cercare Dio». La risposta per nulla stupita è solo una raccomandazione, quella di non far tardi «poiché la cena alle 18».

Il bimbo tutto felice esce, scende le scade, sale sulla metropolitana, che lo lascia ai giardini pubblici. Si siede su una panchina apre lo zaino e quando prende il panino per mangiarselo s’accorge di una povera signora, che sta lì seduta vicino, allora glielo porge e anche la bottiglietta della bevanda e mangiano insieme. La signore stupita fa un grande sorriso, poi si abbracciano e il bimbo torna a casa tutto soddisfatto.

Alla domanda della mamma se aveva davvero incontrato Dio la risposta è molto semplice: «Dio è una donna, mamma, ed ha il più bel sorriso che io abbia mai visto». Intanto anche la povera signora lascia la panchina e nel suo cammino incontra un altro barbone che vedendola così felice le domanda il perché di questa contentezza. Lei le risponde «Ho appena mangiato una merendina al parco con Dio: E’ molto più giovane di quello che mi aspettavo».

Genova, domenica delle Palme, festa grande che precede la Pasqua, le persone vanno verso la chiesa chi con i rami d’ulivo chi con quelli di palma.

L’aria e frizzante il cielo è terso. Piazza della Vittoria, dove si è celebrata da poco la Via Crucis, è tutta fiorita nelle sue aiuole: viole del pensiero e margherite coloratissime le fanno da cornice. Ci sono tante persone davvero, anche tanti turisti. Confusa in questo via vai c’è una donna vestita dignitosamente, ma impressiona per come è curva, come è piegata in due. Adele la osserva attentamente e nota che con una certa timidezza allunga la mano per domandare spiccioli.

Fruga nella tasca del soprabito, le porge nella mano le monete, poi fa qualche passo per allontanarsi ma quel volto l’ha impressionata. Quasi provocata, torna indietro e le domanda se gradisce un caffè: «Volentieri», è la risposta, così entrambe si avviano insieme a un bar vicino. Ma la signora dice subito di no, perché spiega che poco prima l’hanno mandata via: «mi ero seduta su una seggiola, perché sono molto stanca, ma non avevo ordinato nulla».

Allora Adele la prende sotto braccio ed entrano insieme nel bar, in quello stesso che poco prima l’avevano fatta allontanare. Entrambe si siedono e davanti ad un caffè Giulia racconta la sua storia, di come sia arrivata alla povertà dopo una vita travagliata. Abita ad una cinquantina di chilometri da Genova, ma viene a chiedere le elemosina qui, in Piazza della Vittoria forse perché li nessuno la può conoscere. Adele ascolta e con cordialità le chiede se vuole una brioches . «La ringrazio è la risposta di Giulia, preferirei un po’ di focaccia». Finiscono la colazione e la lunga chiacchierata. Giulia ringrazia Adele che ormai è diventa sua amica. Il personale del bar nel frattempo ha cambiato atteggiamento, s’è fatto più cordiale, anzi, addirittura il barista, quando le due donne escono, va ad aprire loro la porta, le ringrazia e le augura buona domenica e buona Pasqua.

Ad entrambe costa lasciarsi, ma Adele deve tornare a casa, così da alla nuova amica il suo biglietto da visita con indirizzo e telefono, dicendole che se avesse avuto bisogno, avrebbe potuta chiamarla sempre.

Poi mentre se ne va pensa che tornerà sempre da quella Piazza con la speranza di rivedere altre volte Adele, poi un’ultima cortesia ritorna nel bar lasciando per lei un altro caffè pagato. Per Adele, Dio oggi ha più o meno i suoi anni, si chiama Giulia ed è una signora che cerca qualcuno che le dia un po’ di tempo, di ascolto e veda con gli occhi di Pasqua, con lo sguardo della resurrezione chi vive le periferie esistenziali delle nostre città.

 

 

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