Figli / Hijos

Sono i figli, oggi poco più che ventenni, dei desaparecidos argentini, rubati ed adottati dai responsabili diretti di quelle sparizioni o dai loro complici. Così il regista Marco Bechis torna, dopo l’agghiacciante Garage Olimpo, ad occuparsi di quel dramma, che lui conobbe da vicino prima di essere espulso. Ora non mostra in modo diretto l’orrore delle torture, ma si limita a presentarci quei giovani alla ricerca delle loro origini. Non è dato spazio alla comprensione delle scelte dei genitori adottivi, molto invece al dramma dei figli, al loro smarrimento e alla loro crescente esigenza di chiarezza. Il passato, non visto, ma intuito, è più che mai presente; non espiato, né chiaramente riconosciuto, è inquietudine della coscienza e base delle attuali catastrofi sociali. La scenografia, che inizialmente ci presenta un indizio sicuro con la sorella gemella del protagonista, successivamente ci trascina al centro dell’incertezza, provata da tutti quegli orfani riguardo alla loro nascita, e infine ci apre alle loro manifestazioni collettive nelle strade di Buenos Aires, che mirano al riconoscimento di colpe e a cambiamenti radicali. In quest’ultima scena si capisce che le percussioni della colonna sonora, oltre a sottolineare i momenti più drammatici della storia, segnano anche l’emergere doloroso di una coscienza politica che si sta diffondendo. Rigoroso, quasi duro, il film non concede nulla alla spettacolarità e ricorda per certi versi il procedere inesorabile della tragedia greca. Ma è anche assai misurato, permettendoci una visione distaccata. Si avvale di riferimenti simbolici, che contribuiscono a commuoverci fortemente, mentre ci fanno intuire la profondità della prepotenza. Regia di Marco Bechis; con Carlos Echevarria, Julia Sarano, Stefania Sandrelli.

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