Festa del Sacrificio con mascherina

La festa del Sacrificio, una delle due grandi festività islamiche avviene in contesto di coronavirus. Anche il tradizionale pellegrinaggio a La Mecca ne ha subito le conseguenze.

In questi giorni (dal 29 luglio al 2 agosto) in tutto il mondo islamico si festeggia Eid al Adha, la Festa del Sacrificio. È una delle due grandi festività (l’altra è Eid al Fitr, dopo la fine del mese di Ramadan) comuni a tutti i musulmani, non importa se sunniti, sciiti o di altre denominazioni. Come tutte le ricorrenze islamiche, anche la Festa del Sacrificio è legata al calendario lunare, e quindi, secondo il modo occidentale di misurare il tempo, ogni anno la data cade con un anticipo di circa 11 giorni rispetto all’anno precedente. Ma nel calendario islamico la Festa del Sacrificio è la più importante festa dell’anno e cade sempre il 10 di Dhu al-Hijjah, il mese del pellegrinaggio. Infatti è la festa che corona l’Hajj, il pellegrinaggio alla Mecca che ogni credente musulmano è tenuto a compiere almeno una volta nella vita, se ne ha la possibilità.

Muhammad, il profeta dell’Islam (570-632), compì il primo pellegrinaggio alla Kaaba della Mecca nel 629 e il secondo e ultimo nel 630. Da allora l’Hajj si svolge ogni anno. In questi 1390 anni è stato soppresso solo 40 volte circa, per gravi motivi politici, economici o sanitari. L’ultima volta fu nella seconda metà dell’Ottocento per un’epidemia di colera. Da quando esiste il Regno Saudita (1932) il pellegrinaggio non è mai stato sospeso. A causa della pandemia di Covid-19, il governo saudita si è visto costretto quest’anno a ridurre al minimo l’accesso ai luoghi santi islamici della Mecca. Con oltre 250 mila contagiati e più di 2.500 morti nel Paese, si è rischiato di dover chiudere tutto. Ryiyad, la capitale del regno, ha da poco riaperto le moschee limitando la presenza massima a 50 persone. L’afflusso ai luoghi santi della Mecca in occasione dell’Hajj è da alcuni anni regolamentato per non superare i 2 milioni di pellegrini provenienti da tutto il mondo, e questo creava notevoli problemi sanitari e di ordine pubblico già prima del coronavirus.

Alla fine il ministro saudita per i pellegrinaggi, Muhammad Benten, ha stabilito: «Solo le persone che risiedono nel Regno, che hanno meno di 65 anni e che non hanno malattie croniche, potranno eseguire Hajj quest’anno. Verranno testati prima di arrivare ai luoghi santi e saranno soggetti all’autoisolamento dopo aver eseguito Hajj». In pratica sono state ammesse un migliaio di persone, che dovranno restare in quarantena prima e dopo il pellegrinaggio e la Festa del Sacrificio. Il governo ha assicurato che tra i partecipanti ci sarà anche una rappresentanza di tutte le nazionalità, in collaborazione con le missioni diplomatiche.

Ma la Festa del Sacrificio non è certo una prerogativa del pellegrinaggio alla Mecca. Anzi, la si festeggia in tutto il mondo con grande partecipazione. Il sacrificio a cui la festa fa riferimento è quello di Abramo che offre il figlio in obbedienza al comando di Dio. L’episodio è notissimo anche nella tradizione ebraico-cristiana (e nella storia dell’arte), con la differenza che mentre per Genesi 22, 1-18 il ragazzo è Isacco (figlio di Abramo e Sara), per il Corano (Sura 37, As-Saaffat) si tratta di Ismaele, il figlio di Abramo e Agar, capostipite dei popoli arabi. La conclusione di entrambe le narrazioni sacre è l’intervento divino che evita la morte del ragazzo e loda la fede di Abramo, che in cambio offre a Dio il sacrificio di un ariete.

Nella tradizione islamica l’animale immolato può essere un ovino o un bovino (ma anche un giovane cammello), comunque un quadrupede con ben precise caratteristiche. La maggior parte della gente, naturalmente, opta per l’agnello o il capretto, anche per motivi economici. L’animale viene ucciso e macellato secondo le norme halal, e la carne cucinata va divisa tra la famiglia, i parenti (ma anche amici e vicini), e un terzo va donato a famiglie povere che non possono permettersi l’acquisto dell’animale. La festa può essere celebrata insieme a tutti, ed è questa infatti l’occasione in cui molti emigrati invitano amici e vicini non musulmani a partecipare al banchetto.

Un’ultima nota dolce: Eid al Adha è per tradizione una delle feste in cui nelle famiglie si preparano i maamul, i biscotti di pasta frolla, che non piacciono solo ai bambini, farciti con datteri, frutta secca o fichi, tipici di tante tradizioni arabe, in una infinità di varianti e decorazioni. Naturalmente oggi si trovano anche in pasticceria, ma se è possibile molte mamme e nonne ci tengono ancora a farli in casa usando i vecchi stampi tradizionali di legno intagliato.

 

 

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