“Far circolare l’Amore”: storia di Chiara con i religiosi

Una breve sintesi degli avvenimenti più importanti che hanno segnato il rapporto di Chiara, e del Movimento dei Focolari, con i religiosi. Il cammino progressivo di approvazione da parte della Chiesa. Una realtà ormai riconosciuta e consolidata.
Chiara Lubich e i religiosi
Il 17 settembre 1947 apparvero al Parlamento italiano tre religiosi francescani, un conventuale, un cappuccino e un minore, accompagnati da una giovane, per un appuntamento con l’on. Igino Giordani. Questi, davanti alla visione dell’unità attorno alla giovane, Chiara Lubich, fra i tre rappresentanti delle Famiglie francescane, che egli sapeva storicamente attraversate da divisioni e contrasti, percepì pienamente la novità carismatica dell’esperienza evangelica raccontatagli da Chiara. 

 

A Trento

 

Il carisma di Chiara, essendo un’attuazione dell’ut omnes, senza esclusione di nessuna persona o gruppo, si rivolse fin dall’inizio anche ai religiosi, tanto più che Silvia Lubich aveva un legame tutto particolare con i Cappuccini di Trento, nel cui Terz’Ordine era entrata, diventandone maestra delle novizie il 20 gennaio 1946. Il direttore, Casimiro Bonetti, divenne anche suo direttore spirituale.

 

Presto, però, possiamo dire, il rapporto si invertì, perché molti frati della comunità di Casimiro furono coinvolti nell’ondata di rinnovamento portato da Chiara e le sue prime compagne (che si erano stabilite in focolare proprio in Piazza Cappuccini n. 2) attraverso la coerenza semplice, ma radicale, della loro vita ispirata al Vangelo, che li riportava alle origini del loro proprio carisma: il Vangelo vissuto sine glossa da Francesco.

 

Non tardò molto che l’influsso del gruppo delle giovani superò i muri della comunità cappuccina e raggiunse altri religiosi della città con la benedizione dell’arcivescovo mons. Carlo De Ferrari, anch’egli religioso stimmatino.

 

A Roma

 

Nel 1947 una delle compagne di Chiara, Bruna Tommasi, le portò un opuscolo anonimo, con l’imprimatur del Vescovo di Assisi, nel quale si parlava esplicitamente di “unità”, parola in quei tempi sospetta negli ambienti ecclesiastici, perché facente parte del gergo comunista in Italia.

 

In occasione di un viaggio col Terz’Ordine nella città di san Francesco, Chiara scoprì l’autore dello scritto, Leone Veuthey, conventuale, professore di teologia a Roma e promotore di una “Crociata della carità”.

 

In quei giorni ebbe modo di parlare ai Frati Conventuali dell’esperienza nuova che veniva maturando a Trento, coinvolgendo diversi di loro nell’Ideale dell’unità. Volle poi in-contrarsi personalmente a Roma con Veuthey, il quale rimase molto impressionato, ascoltando il racconto della sua esperienza, e la invitò a parlare agli studenti del Collegio internazionale e ad altre persone.

 

Il più impressionato fu il provinciale della Provincia romana dei conventuali, Raffaele Massimei, che da quel momento si identificò con la proposta di Chiara. Fu proprio Massimei che portò Chiara da Giordani, quando lei decise di trasferirsi a Roma, e che la introdusse in vari ambienti dell’Azione Cattolica e del Terz’Ordine, come pure nei Collegi di religiosi, nei monasteri femminili, nei conventi.

 

Uno scritto di una delle prime focolarine, Giosi Guella, del gennaio 1949, descrive con efficacia l’entusiasmo di quei tempi:

 

“Qui a Roma si è aperto per noi un campo vastissimo di lavoro. Tanti sacerdoti e frati sentono questa vita e la fanno vita loro, portando tutte le loro anime… E con gioia vediamo Cristo entrare dovunque apportatore di amore vero, di pace, di serenità. In due collegi internazionali (quello dei Conventuali e quello dei Cappuccini) i chierici hanno formato un focolare interno. I loro rettori e padri spirituali sono entusiasti. Hanno visto i fatti. I collegi, sotto questo nuovo amore, questa vita evangelica vissuta, hanno cambiato faccia”. La nuova vita era alimentata anche dalle lettere, di cui restano testimonianze piene di fuoco.

 

Nel mondo

 

La macchia d’olio andava estendendosi a vari Ordini e Congregazioni. Questi studenti dei Collegi internazionali, ritornando poi nelle loro Province, furono strumento per la diffusione del Movimento in diversi Paesi del mondo.

 

Quale fu il motivo dell’attrazione di quei religiosi verso l’ideale del Movimento? Erano più di uno, che Chiara sintetizza vent’anni più tardi:

 

“Già fin dai primi tempi, religiosi di tutti gli ordini, maschili e femminili, avevano aderito al Movimento, ritenendo buono lo spirito anche per loro. Vedendo sottolineare la carità evangelica, la croce, l’unità, la parola di Dio, Maria santissima, la Chiesa, il corpo mistico, sentivano palpitare concetti che ebbero, più o meno, presenti i loro fondatori. L’incontro con il Movimento e la pratica della sua spiritualità significò spesso per loro – oltre un aumento di zelo per la gloria di Dio – una riscoperta delle loro regole, un amore e un apprezzamento più cosciente dei loro fondatori. Conosciuto poi meglio il Padre, naturalmente, si stringeva più forte il vincolo tra i fratelli. Lo spirito del Movimento ben inteso e ben praticato portava una più sentita e amorosa obbedienza ai superiori, cosicché ben presto se ne videro i frutti. Ordini, per esempio, che, per una più perfetta osservanza delle leggi interne, subivano un vero e proprio rinnovamento, magari col ritorno alla primitiva osservanza; aumento di vocazioni; nuovo sviluppo nelle missioni; compiti difficili e di responsabilità affidati a coloro che vivevano questo spirito; onda nuova di vita nei seminari, ecc.”1.

 

Non sempre i superiori erano pronti a cogliere tutta la novità dell’esperienza di Chiara. A volte furono dei motivi superficiali a creare difficoltà, come il fatto che studenti religiosi avessero contatto con ragazze e giovani laici, e che portarono a delle riserve sul rapporto con La “Lega” il focolare.

 

Chiara li aiutò con grande maturità a vivere quella situazione dolorosa e, in un certo senso, assurda, orientandoli a fissare lo sguardo su Gesù Abbandonato:

 

“E non è stato ancora compreso… che l’Ideale più grande che un cuore umano possa desiderare – l’unità – è un vago sogno ed una chimera se chi lo vuole non pone nel suo cuore come unico tutto: Gesù da tutti abbandonato, anche dal Padre suo?… Lì è il segreto del più grande e ultimo sogno del nostro Gesù: ‘Ut omnes unum sint!’. E voi e noi, fatti partecipi di questo infinito Dolore, contribuiremo effettivamente all’unità di tutti i fratelli!”2.

 

I religiosi nell’Opera

 

Nell’estate dello stesso anno, siamo nel 1949, Chiara visse uno speciale momento di luce che le rivelò il disegno di Dio sull’Opera e, in essa, dei religiosi. Vide le famiglie religiose come un Vangelo vivo, un Cristo dispiegato nei secoli, e lo spiegò in alcuni scritti che Fabio Ciardi omi nel suo articolo illustrerà ampiamente.

 

Da questa visione Chiara trasse le conseguenze concrete che costituiranno il fondamento ispiratore per la presenza dei religiosi all’interno dell’Opera di Maria.

 

Nel 1950, infatti, i religiosi cominciarono a partecipare alle Mariapoli, durante le quali erano invitati a parlare dei loro santi.

 

Nel 1953 un gesuita slovacco, Paolo Hnilica che era stato consacrato vescovo segretamente e che era fuggito dal regime comunista, partecipò alla Mariapoli, seppure per poco tempo, cominciando un rapporto con Chiara. Nel suo Ideale si convinse di aver incontrato la risposta di Dio al comunismo ateo, cioè, cristiani che vivessero intensamente la realtà del Corpo mistico di Cristo.

 

Sebbene Chiara personalmente non sentisse che la loro vita fosse in funzione anticomunista, davanti alle insistenze del Vescovo, pensò di consacrare la Mariapoli dell’anno successivo al Cuore Immacolato di Maria, perché si adempissero i disegni che Dio aveva su di essa. La consacrazione avvenne il 22 agosto 1954; solo alcuni ne sapevano la finalità, per questo fu chiamata “la congiura”.

 

Mons. Hnilica ottenne dalla Santa Sede la creazione di un comitato di studio sui problemi dell’est comunista, chiamato “Comitato Mystici Corporis”.

 

Egli, però, non intendeva solo uno studio dottrinale, ma anche un aiuto ai cristiani a vivere la dimensione del Corpo Mistico. Per questo l’Opera di Maria gli mise a disposizione un gruppo di sacerdoti e religiosi col nome di “Lega sacerdotale e religiosa”.

 

Per attuare questo progetto, nel 1956 fu aperto a Roma un “focolare” per sacerdoti e religiosi che lavorassero per quella finalità, appositamente messi a disposizione dai rispettivi superiori. Uno di loro rievoca: “È stata un’esperienza molto bella. Eravamo di Ordini differenti, ma ci sforzavamo di essere uno tra di noi. Non notavamo neanche di essere vestiti differentemente”. Attorno a questo gruppo convergevano e trovavano un legame gli altri religiosi che condividevano la stessa esperienza di unità.

 

Non era normale, in quei tempi, che religiosi di diversi Ordini vivessero insieme. Fu così che i religiosi del “focolare” ebbero vari contatti col Segretario della Congregazione dei religiosi, il claretiano Arcadio Larraona, che li appoggiò e una volta confidò loro:

 

“Quanto sarebbe bella la Chiesa, se ci fosse questa unità tra tutti gli Ordini religiosi! Io ho lavorato tanto per questo. Adesso vedendo voi, che siete così giovani e avete questa anima, mi pare un sogno. Non abbiate paura delle difficoltà… Questa è la strada giusta”.

 

In questa esperienza furono coinvolti i Superiori Generali dei Conventuali, dei Minori e dei Gesuiti. Larraona li convocò per elaborare le modalità di convivenza e di lavoro dei religiosi della “Lega”. Questo inizio di collaborazione sfociò più avanti nell’Unione dei Superiori Generali.

 

Attraverso l’attività della “Lega” la rete dei religiosi legati dall’ideale dell’unità si estese in Europa e, grazie agli studenti dei collegi internazionali, e soprattutto ai missionari, nel mondo intero.

 

Verso l’approvazione

 

Fra il 1958 e il 1960 l’Opera di Maria passò per una fase difficile: esame da parte della Santa Sede e proibizione della Conferenza Episcopale Italiana ai sacerdoti di avere rapporti col Movimento dei Focolari.

 

Ma il gesuita Riccardo Lombardi, fondatore del “Movimento per un mondo migliore” chiamò alcuni membri del Movimento, soprattutto sacerdoti e religiosi, a collaborare con lui. Egli aveva partecipato alle Mariapoli del 1956 e 1957, scoprendo il valore del nuovo Movimento per la vita della Chiesa.

 

La difficoltà di mantenere i contatti con focolarini e focolarine fu l’occasione per un rapporto più profondo dei religiosi dell’Opera di Maria, sia all’interno delle proprie Famiglie religiose come fra di loro.

 

Il 15 dicembre 1964 l’Opera di Maria fu approvata dalla Congregazione del Concilio. Lo Statuto del Consiglio di Coordinamento dell’Opera di Maria, approvato da Paolo VI nel 1965, per la prima volta includeva i religiosi come membri del Movimento. Chiara, commentava: “un’Opera di Maria senza i religiosi non si può concepire”. Nasce la branca L’estate del 1967 segnò un momento storico per i religiosi del Movimento: 25 di loro si riunirono per 15 giorni sul monte Bondone, presso Trento: lì nacque la branca dei religiosi dell’Opera di Maria. Pochi mesi dopo, Chiara, incontrandosi con alcuni di loro, spiegò la loro identità:

 

“La loro unità non dovrebbe essere niente di organizzato. Va organizzata nell’amore e dalla luce di Dio al punto da essere contemplazione viva. Non deve venire in evidenza il lato organizzativo, anzi: deve essere quasi inesistente. Quindi, come prima cosa essenziale, cosa devono avere i religiosi? La spiritualità… I religiosi sono uniti dalla spiritualità. Gesù abbandonato è il punto dell’ascetica che, vissuta, contiene tutte le altre ascetiche che sono esistite e che esisteranno nella Chiesa, che frutterà Gesù in mezzo… Essi fioriscono da tutti gli Ordini, da tutte le parole di Dio messe in pratica, però con un ‘condensatore particolare’, che è appunto il carisma dell’Opera di Maria”.

 

Nel 1974 Chiara ha ulteriormente spiegato:

 

“Il carisma dell’unità mette in moto i figli dei Fondatori, e fa che si conoscano e si uniscano tra di loro. Siccome la carità è illuminante, ognuno viene illuminato sulla propria vocazione, che sente dentro di sé… La carità ravviva in loro il sangue del Fondatore, lo fa circolare e quel religioso diventa sempre più benedettino, sempre più francescano, ecc. E potremmo anche dire che essi verranno ad assomigliarsi fra di loro, perché hanno in comune quel Gesù che è la base di tutta la vita cristiana anche prima di quella religiosa”.

 

Ma Chiara precisa che i religiosi devono passare attraverso l’ascetica dell’unità, che significa perdere il proprio essere passionista, francescano, che ha come frutto essere Gesù.

 

Agli inizi degli anni ’70 lo sviluppo della vita in tutti i continenti fece emergere l’esigenza di costituire nuclei dei religiosi nelle città o in regioni più ampie, per incontrarsi regolarmente e garantire la presenza stabile di Gesù fra loro, che li avrebbe illuminati sul come vivere nell’oggi i carismi dei loro fondatori, in uno spirito di aggiornamento radicato nel Vangelo vissuto. Per promuovere la comunione fra i nuclei nacquero le “segreterie” nazionali o zonali.

 

Alcuni religiosi poi ebbero il permesso dai rispettivi superiori di vivere stabilmente nelle cittadelle dell’Opera, in centri di spiritualità finalizzati alla formazione dei religiosi alla spiritualità di comunione. In questo momento i religiosi sono presenti a Loppiano nel Centro di spiritualità “Claritas” (dal 1988) e nella Mariapoli Ginetta in Brasile (dal 1987).

 

Nascono i Gen-Re

 

Gli inizi degli anni ’70 hanno segnato un passo significativo e insostituibile per la continuità dei religiosi del Movimento dei Focolari. Erano gli anni della contestazione nella società e nella Chiesa, caratterizzata da spinte estremistiche, ma anche da un desiderio di radicalità a livello socio-politico ed ecclesiale.

 

Fra i religiosi, i giovani sentivano l’esigenza di un ritorno alla radicalità evangelica dei fondatori e molti di loro avevano trovato nell’ideale dell’unità l’ambito che rispondeva al loro anelito. Scrissero a Chiara, che riconobbe subito in questa spinta giovanile una grande potenzialità per il rinnovamento della vita religiosa. Nacquero così i gen-re, la “generazione nuova dei religiosi”.

 

Chiara ha scavato in profondità la loro identità:

 

“Sapeste cosa siete! – ha rivelato loro nel 1974 –. Voi siete l’Ideale del vostro Ordine!”. E spiegava: “Il rapporto che passa tra la seconda generazione e la prima è a mo’ della SS. Trinità; è il rapporto che passa tra il Figlio e il Padre nella SS. Trinità”.

 

I gen-re sono l’Ideale degli Ordini, come il Figlio è lo splendore del Padre, e la prima generazione deve rispecchiarsi in loro. Questa, a sua volta, come il Padre, è questo Ideale completo, già vissuto, e quindi la seconda generazione li deve rispettare. Fra le due generazioni deve circolare l’amore, come nella Trinità lo Spirito Santo, che darà frutti: “Attorno all’Ordine fiorirà la famiglia cristiana e fioriranno tutte le opere”.

 

Negli anni ’80

 

I religiosi del Movimento sono usciti sempre più a vita pubblica negli anni ’80. Due gli eventi più significativi: il Congresso Internazionale di sacerdoti e religiosi, celebrato nell’Aula Paolo VI il 30 aprile 1982, aperto con un messaggio di Chiara e culminato nella concelebrazione di 7000 sacerdoti diocesani e religiosi con Giovanni Paolo II.

 

Il secondo momento è stato l’invito rivolto a Chiara dall’Unione dei Superiori Generali, perché presentasse il Movimento dei Focolari e il suo tipico apporto alla vita consacrata (29 maggio 1987).

 

Chiara spiegò con lucidità come la spiritualità dell’unità sia perfettamente armonizzabile con quelle delle Famiglie religiose, basando la sua affermazione sui due punti centrali della spiritualità dell’Opera di Maria: l’unità e Gesù Abbandonato. E concluse:

 

“La spiritualità dell’unità aiuta a sviluppare le potenzialità già insite nella propria vocazione (dei religiosi) e la arricchisce, nello stesso tempo, di nuovi valori”.

 

Un ulteriore sviluppo nel cammino dei religiosi, sempre negli anni ‘80, fu l’incontro di Chiara con 25 gen-re europei a Castel Gandolfo (30 giugno 1987), nel quale ella diede vita al “Centro Unità”, una segreteria internazionale di gen-re di vari Istituti, che ha lo scopo di tenere collegati i religiosi in prima formazione che aderiscono al Movimento. Mettendosi dalla loro parte, Chiara disse a quei giovani delle parole che ancora di più oggi risaltano per la loro verità:

 

“Secondo me la croce che dovete prendervi, che è proprio vostra, è quella degli Ordini religiosi… noi dovendo essere… come il fondatore redivivo, adesso, in quest’epoca, nell’oggi della Chiesa, io penso che bisogna guardare al nostro ordine con oggettività, vedere anche ciò che c’è e ciò che manca… e quindi dire a Gesù ‘io mi prendo su, io voglio essere quello…’. Naturalmente questo dopo andrà pagato, andrà pagato, perché Gesù dopo vede voi e dopo fa pagare a voi anche per gli altri, ma siamo pronti, no gen?, siamo pronti per Gesù Abbandonato a prenderci su… Ma io vorrei rivedere rifiorire tutti gli Ordini, tutte le Famiglie religiose come le pensano in paradiso i santi, i fondatori… sarebbe uno scoppio nella Chiesa, sarebbe una cosa meravigliosa… Tanto più che abbiamo bisogno di vedere una Chiesa carismatica… perché il mondo di oggi… alle strutture ci crede poco, ma al soffio dello Spirito ci crede… Perciò prendiamoci su quel qualcosa che manca alla bellezza assoluta di ogni Ordine religioso, come lo vorrebbe il fondatore, e cerchiamo di portare quella croce lì…”.

 

Gli ultimi eventi

 

Nel 1990 Giovanni Paolo II, attraverso il Pontificio Consiglio per i Laici, ha approvato l’aggiornamento degli Statuti generali dell’Opera di Maria, dove si afferma che i membri degli Istituti di Vita Consacrata e Società di Vita apostolica possono essere membri del Movimento a pieno titolo.

 

Su questa base è stato redatto il Regolamento della branca dei religiosi, il quale specifica che il legame che unisce i religiosi all’Opera di Maria e fra loro “è essenzialmente un impegno di natura spirituale” (art. 5). Il decennio successivo ha visto due ulteriori sviluppi della vita dei religiosi del Movimento che hanno visto ancora una volta Chiara come protagonista.

 

Intorno alle comunità dei religiosi frequentemente nascono gruppi di laici, che vogliono vivere anch’essi la spiritualità del fondatore. Quando ad animare questi Movimenti sono religiosi dell’Opera di Maria è avvenuto che questi laici, soprattutto ma non esclusivamente giovani, si sentono chiamati a condividere anche il carisma dell’unità.

 

Chiara, alla loro richiesta, li ha subito approvati, riconoscendo la novità di questa vocazione: “Che loro restino nei loro movimenti e vivano l’Ideale… È una nuova nascita… È una irradiazione dei religiosi”.

 

Dall’incontro tra la grande Famiglia francescana con tutte le sue componenti e il Movimento dei Focolari, avvenuto nella Basilica Superiore di San Francesco ad Assisi nel 2000, alla presenza di più di 1500 persone, il Ministro generale dei Francescani Minori Giacomo Bini e Chiara hanno visto il nascere di una comunione fra carismi antichi e nuovi: “Come potrà essere la Chiesa se questa comunione proseguirà? – si è domandata Chiara –. Sarà più una, più attraente, più calda, più familiare, più dinamica, più mariana, più carismatica”. Iniziative analoghe di dialogo e comunione con altre Famiglie religiose sono state avviate in seguito, p.e., con i Benedettini a Montserrat.

 

Il magistero di Chiara nell’ambito della vita consacrata è stato infine riconosciuto ufficialmente con il conferimento del Dottorato honoris causa da parte dell’Istituto di Teologia della Vita Consacrata “Claretianum” (Pontificia Università Lateranense – Roma) il 25 ottobre 2004.

 

Negli ultimi anni della sua vita terrena, Chiara ha continuato a seguire da vicino la vita dei religiosi del Movimento, in modo particolare nel lavoro di revisione degli Statuti Generali dell’Opera di Maria. Nella loro ultima stesura, infatti, viene costituito il Movimento dei religiosi che vuole offrire a tutti i religiosi della Chiesa cattolica, delle Chiese cristiane e delle altre religioni una via specifica per la realizzazione dell’ut omnes.

 

Rileggendo queste brevi note, colme della presenza di volti, amici e fratelli, alcuni già uniti a Chiara nel seno del Padre, il cuore esulta, riconoscente e grato a Dio, per aver donato alla Chiesa, alla vita consacrata, a tutti noi religiosi del Movimento, il dono specialissimo di Chiara e del carisma dell’unità.

 

 

 

1 C. Lubich, Scritti spirituali/3, Città Nuova, Roma 1996, p. 60.

 

2 Id., Lettera (17.02.1949), in La dottrina spirituale, cit., pp. 64-65.

 

I più letti della settimana

Osare di essere uno

Chiara D’Urbano nella APP di CN

Focolari: resoconto abusi 2023

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons