Europa dello spirito

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Sorprendenti polacchi. Sembra che l’entrata in Europa sia una condanna a morte per un’economia stretta tra gli imperativi del mercato e la pesante eredità del passato, quando ti inventano un avvenimento che più europeista non si può. E più cattolico, e più aperto, e più ricco di spunti di integrazione e di comunione tra popoli. Ancora, sorprendenti polacchi. Nel momento in cui l’Europa sembra sbattere la porta in faccia ai valori cristiani nella carta che dovrebbe sancirne radici, funzionamento e orizzonti, ecco che, accompagnati da un coro di consensi politici – non solo cristiani -, civili ed ecclesiali ripropongono di iscrivere nella costituzione un messaggio religioso, perché l’Europa si basa su Adalberto, Colombano, Cirillo, Metodio, Benedetto… Fino ai possibili santi De Gasperi e Schuman, con l’avallo dell’integerrimo Adenauer. Di nuovo, sorprendenti polacchi. Hanno una chiesa che più ricca di sacerdoti non si può, con un laicato che taluni vorrebbero incapace di svincolarsi dalla tutela del clero, e un pesante fardello di incomunicabilità con chi non è cattolico. E invece inventano persino una via crucis ecumenica per le strade di Gniezno, e spalancano le porte ai movimenti, segno primo della vitalità della chiesa. Di più, sorprendenti polacchi. Accusati da certa stampa occidentale di criticare in materia di Iraq quell’Europa che sta per accoglierli, qui manifestano un chiaro amore per la pace, un senso della storia più profondo di quanto si possa immaginare nei paesi della vecchia Europa. E infine, sorprendenti polacchi. Allorché nell’Europa occidentale si è perso il senso dell’accoglienza, virtù suprema per fare di un insieme di nazioni un popolo plurale, ecco che ci insegnano che l’ospite è Dio in persona, mostrando coi fatti quanto l’Europa possa essere cristiana solo se vive il vangelo, non solo se si pretende che il nome di Dio venga iscritto su un pezzo di carta… Un’anima e uno spirito Gniezno appare già dalla silhouette che si staglia nel cielo tormentato di marzo una cittadina sì con pretese industriali, ma senza rinunciare alle tradizioni. Qui è sepolto Adalberto, martirizzato nel tentativo di cristianizzare i prussiani, in un curioso duomo un po’ romanico e un po’ gotico senza porte. Questa è stata la prima arcidiocesi polacca, dall’anno 1000: è considerata il secondo luogo di devozione per i cattolici polacchi, dopo Czestochowa. Non a caso qui si parla di Europa. Conferenza stampa C’è mons. Stanislaw Rylko (25 anni fa il papa ha iniziato il suo insegnamento sull’Europa proprio qui a Gniezno, anche se furono in pochi a capirlo. Qui si dà spazio a chi fa l’Europa con lo spirito e con l’azione) e c’è il vescovo locale, mons. Henryk Muszynski (La coincidenza storica vuole che ben presto dieci paesi entrino nell’Unione europea, a testimonianza dell’incessante lavoro dello Spirito). Il carattere ecumenico dell’avveni-mento è confermato dalla presenza di Benedict Ioannou, rappresentante del patriarcato di Costantinopoli (Siamo una sola famiglia cristiana in Europa. Eppure siamo divisi, e ciò è un vero scandalo. Quale testimonianza diamo?), ma anche da un gran numero di movimenti che sostengono l’avvenimento e ne sono parte integrante. A nome loro, Lucia Fronza Crepaz, dei Focolari, dice: Dopo gli attentati di Madrid, c’è una ragione in più per impegnarsi in questo convenire europeo: le nostre diversità, che qui lavorano in unità, sono un segno tangibile di speranza per la realizzazione della fratellanza universale. Sopra il palco, una grande icona del Cristo tra i discepoli di Emmaus vuole essere proprio un segno di speranza. Un terzo almeno della sala è composto da sacerdoti, anche se questo è un convegno di laici. Ma tant’è, anche questa è una testimonianza della ricchezza della Chiesa polacca… Tuttavia, qui più che altrove, la gerarchia appare attenta all’aspetto carismatico della chiesa, che viene considerato indispensabile per riuscire a dare un’anima all’Europa. O uno spirito, frutto dello Spirito. Fraternità Zofia Dietl, giovane organizzatrice dell’incontro di Gniezno, non ha dubbi: L’apertura è stata affidata a Chiara Lubich e ad Andrea Riccardi perché sono all’origine di movimenti che danno speranza all’Europa col loro messaggio di unità. I fondatori sono testimoni dell’unità europea che già esiste tra di loro e al loro interno. Bisognava cominciare da lo- ro. E il vescovo di Gniezno: I movimenti sono il segno che la chiesa conserva il senso della novità. La fondatrice dei Focolari propone il discorso nuovo e insieme antico dell’Europa della fraternità, qualcosa di forte e coinvolgente, che potrebbe essere tacciato di utopia se non ponesse sulla bilancia un movimento complesso e sviluppato a conferma che qualcosa del genere è possibile. Piotr Cywi´nski, presidente del Consiglio di sant’Adalberto che organizza il convegno, così commenta: Abbiamo iniziato in modo forte e convincente, grazie a un vero trattato di teologia dell’unità. Andrea Riccardi traccia, da parte sua, un vasto affresco storico sull’Europa. Dice: Bisogna parlare al cuore dell’uomo per cambiare il mondo… Non c’è solidarietà senza spiritualità. Troppo spesso in Europa queste due realtà hanno conosciuto il divorzio… Nel mondo c’è un grande bisogno d’Europa. È insostituibile, anche se è complicata: guerre, odio, conflitti… L’Europa è terra di pluralità e di unità. Niente è geometrico in Europa… Ma qui la pluralità è impazzita, fino alla guerra. L’Europa si è consumata in conflitti… Ma il sogno della sua unità è nato nel dolore della seconda guerra mondiale. Parlano, Riccardi e la Lubich, e suscitano domande sul futuro prossimo e lontano di una Europa dello Spirito. Si completano a vicenda nelle risposte, in un grande afflato di speranza in un’Europa che esiste e che funziona già, almeno nell’ambito dei movimenti cristiani… Un esempio, ancora forse piccolo, e tuttavia significativo, in un ambito, come l’economia, dove si ritiene troppo spesso che i cristiani siano assenti, o che non facciano sentire la loro voce, è quello della Economia di Comunione. Ci dichiara Michel Camdessus, già segretario generale dell’Fmi: In un mondo che si globalizza, la società mondiale deve costruirsi sempre più sui principi fondamentali che sono iscritti nella dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Un principio che evidentemente abbiamo tutti dimenticato è quello della fraternità: il mondo deve essere costruito in primo luogo su queste basi. Noi cristiani, poi, facciamo un passo supplementare, passando dalla fraternità alla comunione. Stimolante è il contributo dell’ex premier polacco, il primo dopo la caduta del comunismo, Tadeusz Mazowiecki. Invita il popolo a imporre con la sua vita e le sue convinzioni l’Europa dello Spirito. Radici cristiane dell’Europa nella nuova costituzione? Sì, ma è l’Europa che ha bisogno di Dio. Conclusione: Qui sono presenti i nuovi movimenti, le nuove organizzazioni che il papa ha definito nuova primavera della chiesa. Chiedo loro che siano anche la nuova primavera dell’Europa. Presidenti, vescovi e laici Ancor più interessante appare la prospettiva della fraternità vissuta in primo luogo tra movimenti all’an- nuncio del prossimo appuntamento di Stoccarda, dove raggruppamenti non più solo cattolici vogliono mostrare che l’Europa dello spirito è una realtà, che l’anima dell’Europa già esiste proprio nella comunione tra movimenti. Ci dice il card. Karl Lehmann, presidente della Conferenza episcopale tede- sca: Credo che questo incontro sia stato molto importante, perché ha dato un nuovo slancio e un nuovo entusiasmo all’idea di Europa. In maggio ci vedremo a Stoccarda, e sarà una buona continuazione di questo convegno. Credo che siano necessari tanti sforzi, tanti tentativi, tante associazioni… Ma i movimenti hanno uno spirito forte, un movimento continuo, e questo mi pare fondamentale: non basta l’entusiasmo del momento, una certa spontanea esplosione, ma bisogna lavorare con continuità. Cosa che i movimenti fanno. Ma l’anima dell’Europa deve coinvolgere per forza di cose anche i politici, che hanno il compito di dare casa ai grandi ideali di unità nella distinzione, di fraternità, che sono alla base della stessa esistenza del continente. E la politica è presentissima a Gniezno. Una politica qui frammista al cattolicesimo che attraversa le fibre della gente. Non per niente la giornata conclusiva comincia addirittura con una invocazione in latino allo Spirito Santo, che i presenti recitano a memoria, cosa che non potrebbe accadere in nessun’altra nazione europea. È di scena, tra gli altri, il presidente Aleksander Kwa´sniewski, ex comunista, riconvertitosi a un rigoroso filoatlantismo. Le sue sono parole solidamente europeiste, ancorate sui propositi di papa Wojty-la – non ci sarà Europa unita finché non ci sarà Europa dello Spirito -, teso a sottolineare quello che la Polonia può dare all’Europa, e non solo quello che l’Europa può dare alla Polonia: bisogna cercare un accordo tra gli interessi nazionali e quelli europei e rimanere strenuamente fedeli agli ideali e ai valori europei contro un burocratismo centralizzato. E non considerare come definitive le attuali frontiere europee. Insomma, una Polonia forte in un’Europa forte. Sembrano prove di coesistenza, o piuttosto di comune interesse per l’avvenire del continente, tra ragione politica e afflato spirituale. Senza commistioni. Come appare anche dalla dichiarazione finale: L’unità dell’Europa è troppo importante per essere lasciata solo ai politici. L’Europa dello Spirito deve nascere dall’incontro tra cittadini. Una Europa dello Spirito che non è solo una fonte storica di identità, ma anche un’opportunità per il futuro. Prova ne siano i numerosi giovani movimenti, creati e guidati da laici, che nell’unità dei cristiani devono dare al mondo la testimonianza di perdono, riconciliazione e fraternità. UN’EUROPA APERTA Nostre interviste ai due ministri degli Affari europei, polacco e italiano. Danuta Hübner: Negli ultimi tempi, qui da noi abbiamo parlato di integrazione europea soprattutto con le categorie di fondi strutturali e di budget, che però non possono esimerci dal tornare su i valori che legano noi europei. I movimenti e le comunità cristiane hanno un proprio ruolo da svolgere: sono più vicini alla gente, e perciò la loro responsabilità nel processo di integrazione consiste proprio nel dialogare con i semplici cittadini. Debbono far passare la discussione da un livello alto, filosofico, al livello della vita quotidiana. Così i valori umani e cristiani che legano l’Europa diventeranno argomento di dialogo e riflessione, e potremo entrare nell’unione più consapevoli di quel che facciamo. Penso che per i polacchi, come per tutti nel continente, perseguire l’interesse nazionale sia cosa ovvia. Ma dobbiamo anche sentirci europei, responsabili di quel che succede nella nostra più grande casa, la più grande patria. Mai dimenticare che l’interesse polacco è anche europeo, che col nostro contributo la forza dell’Europa aumenterà. Rocco Buttiglione: Siamo in Polonia, la patria di Solidarnosc. La storia normalmente è fatta dagli uomini, e riflette i loro egoismi, interessi e giuste reazioni. Ogni tanto lo spirito di Dio spezza la superficie degli interessi umani e mostra una struttura della storia più profonda. È successo qui, dal giugno 1979, dal primo viaggio del papa: il mondo è cambiato, sono cambiati gli uomini, il comunismo è crollato non per la forza delle armi, ma per una testimonianza disarmata. Quello che è successo a Madrid è terribile. Chi è minacciato ha ora il diritto di difendersi. Ma dimenticheremo nella scelta degli strumenti con cui attuarlo il miracolo che Dio ha fatto portando la libertà senza sangue? Sapremo cercare la via del dialogo, dell’appello alla coscienza dell’altro? Se tale appello ha vinto nei confronti del comunismo, almeno una chance l’avrà anche oggi. Si parla di vecchia e di nuova Europa. Ma lo Spirito di Dio suscita la novità anche in mezzo agli anziani… Dove la vita della chiesa si era isterilita, dove sul carisma delle origini prevaleva l’abitudine o un indurimento solamente istituzionale, dove la vecchia Europa sembrava ormai avere abdicato alla sua eredità cristiana, lo Spirito di Dio ha parlato di nuovo, coi movimenti. Non è la prima volta che ha parlato; era successo già con Francesco, Domenico, Ignazio, Benedetto… I nuovi movimenti sono una testimonianza della vitalità delle radici dell’Europa, cristiane ma non solo, prodotte da gente che ha contribuito a creare l’Europa, con una ricerca sincera della verità, di Dio. ALLA FILARMONICA 13 marzo. Nella città di Poznan, centro culturale e industriale a 35 chilometri da Gniezno, ecco una esemplificazione del ruolo dei movimenti nella nuova Europa: i Focolari, su invito dell’università e della diocesi, si presentano alla città, nella sala più prestigiosa, alla Filarmonica. Sul palco dell’orchestra si presenta ai 1200 presenti un ensemble particolare, seppur modesto e in continua evoluzione, che ha preso piede in Polonia quando i cristiani non potevano far altro che vivere il vangelo: nessuna organizzazione, nessuna visibilità, nessuna gratificazione. Bella gente, semplicità e dignità, sguardi che guardano dritto negli occhi e non a lato. La gente ascolta con un’attenzione che potrebbe sembrare severità, se non mutasse di tanto in tanto in caldo applauso. Chiara Lubich propone la radicalità evangelica dell’amore – se caso mai da qualche parte ci fosse un po’ di stanchezza nel vivere il vangelo -, ed esso appare la sola soluzione che possa rialzare la temperatura della comunità cristiana. È l’antidoto al consumismo, alla tiepidezza; è gioia e fervore. Chiara lascia i fogli ed il fervore s’incarna in lei, dolce e deciso. Il rosso cardinalizio spalleggia il bianco carismatico. Ma chi sostiene chi? Chi dà coraggio a chi? Torna in mente l’aggettivo dato dal papa all’aspetto carismatico della chiesa rispetto a quello istituzionale: coessenziale. Commenti: Speriamo che anche la gente di Poznan che ha ascoltato queste parole possa viverle (mons. Stanis-law Gadecki, arcivescovo della città); Il contributo di Chiara Lubich è stato molto efficace anche per l’ambiente accademico (prof. Stanis-law Lorenc, rettore dell’università); Non abbiamo solo ascoltato un discorso, ma abbiamo assistito al crearsi di quello che chiamerei l’ambiente della fede. È un ambiente che aiuta a creare il bene e a prendere la decisione di avviarsi sulla sua via (card. Jòzef Glemp, arcivescovo di Varsavia).

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