Etiopia: orrore e sconcerto dopo un attacco aereo nel Tigray

64 morti in Etiopia. Nella repressione della secessione del Tigray, i militari etiopici, coadiuvati da truppe eritree, hanno effettuato un raid aereo micidiale in un villaggio, secondo loro occupato dai ribelli, impedendo in seguito ai soccorsi di intervenire.

All’indomani delle elezioni politiche e amministrative in Etiopia, un bombardamento aereo in un affollato mercato del Tigray ha provocato molti morti e feriti gravi.

Un funzionario sanitario dell’amministrazione regionale di transizione ha affermato che l’attacco aereo di martedì 22 giugno al mercato di Togoga ha causato 64 morti e 180 feriti. Il bilancio delle vittime e dei feriti è stato fornito dagli amministratori locali  con l’aiuto della gente.

L’esercito federale etiope ha riconosciuto che i bombardamenti aerei fanno parte delle sue tattiche militari contro i ribelli. Secondo il colonnello Getnet Adane, portavoce dell’esercito etiope, l’operazione del 22 giugno è stata effettuata contro truppe del Fronte di liberazione popolare del Tigray (Tplf) che commemoravano i martiri del bombardamento sulla città di Hawzen effettuato nel 1988 dalla Giunta militare etiope.

La situazione nel Tigray rasenta l’ignominia. Secondo diverse fonti, i soldati etiopi continuano a impedire che i soccorsi giungano sul posto. Da martedì 22 giugno infatti, le ambulanze hanno tentato più volte di recarsi sul luogo della tragedia, ma senza successo: «Stiamo cercando di arrivarci con tutti i mezzi – ha detto un medico dell’ospedale di Mekele -, ma i militari accusano le vittime di essere ribelli e sospettano che noi sosteniamo il Tplf».

Alcuni testimoni hanno descritto soldati che sparavano ad almeno un’ambulanza. Si dice che un bambino sia morto in un veicolo di emergenza dopo essere stato bloccato per ore in un posto di blocco dei militari.

La situazione è tanto più complicata in quanto molti degli ospedali della regione sono stati gravemente colpiti dalla guerra. Secondo gli esperti, il 70% dei centri sanitari nel Tigray è stato saccheggiato, il 30% danneggiato. Solo il 16% sarebbe in grado di funzionare in qualche modo.

Questa operazione militare è durata sette mesi e ha fatto precipitare il Tigray nella carestia. La regione è in preda a un sanguinoso conflitto tra il governo federale, affiancato dall’esercito eritreo, e l’ex governo ribelle del Tigray ora trasformatosi in gruppo armato.

L’Unione Europea – attraverso un portavoce – ha detto mercoledì sera di essere estremamente preoccupata per questo bombardamento che si aggiunge alle «orribili violazioni dei diritti umani combinate con le gravi accuse di uso della carestia e della violenza sessuale come armi di guerra».

Le Nazioni Unite hanno chiesto una «indagine rapida su questo attacco e sui successivi atti che privano le vittime di cure mediche».

Il giorno prima, il 21 giugno, si erano svolte le elezioni per il rinnovo del Parlamento federale. E gli elettori etiopi si sono presentati numerosi alle urne. Sembrava che fosse tornata la calma in tutto il Paese. Gli elettori hanno dovuto votare due volte per scegliere i propri rappresentanti a livello nazionale e per l’amministrazione regionale. Mentre molti osservatori nazionali e internazionali avevano previsto un’astensione da record, così non è stato. Certo, non sono mancati problemi anche seri, ma il Partito della Prosperità fondato da Abiy Ahmed, tuttavia, rimane il grande favorito per ottenere la maggioranza, anche se in alcune regioni l’opposizione ha disertato le urne per protesta. In Etiopia sono i parlamentari che eleggono il primo ministro, che guida il governo.

 

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