Esperanza una voce e un contrabbasso

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In apparenza è così esile e minuta che ogni volta che abbranca il suo contrabbasso sembra quasi tramontarvi dietro. Ma appena le mani cominciano a danzare sullo strumento, Esperanza diventa un gigante. Esperanza Spalding ha appena 24 anni, è nata da una povera famiglia di Portland, Oregon. Ma oggi vive a Boston, perché fa parte del corpo docente della Berklee School, probabilmente la scuola di musica più prestigiosa del mondo. E pensare che solo qualche anno fa la fanciulla era solo una delle tante ragazze disposte a far di tutto pur di sbarcare il lunario. Ha fatto la babysitter e la cameriera, s’è perfino adattata a lavorare in una falegnameria. Ma senza mai mortificare il suo amore di sempre. Una passione iniziata su un violino da due soldi, maturata nel tempo, fino all’incontro col suo attuale strumento. C’è voluta una borsa di studio per consentire al suo straordinario talento d’affinarsi, ma Esperanza ha bruciato le tappe, smettendo ben presto i panni dell’allieva smaniosa per indossare quelli di docente. Non c’è voluto molto perché anche i grandi del contemporary jazz s’accorgessero di quanto fosse straordinaria; gente del calibro di Stanley Clarke, Michael Camilo e addirittura Pat Metheny. Il resto è storia recente, anche se per lei ha ancora il sapore della favola. La incontro durante il suo primo tour europeo, realizzato per promuove- re il suo primo, omonimo, album solista. Che abbia carisma ed idee chiare lo si capisce al volo: gli anni duri hanno forgiato il suo talento senza imbrigliare l’istintività con cui è solita affrontare le cose. Ma a lei non piace piangersi addosso, né parlare del suo passato. Preferisce il futuro (Non vedo l’ora di mettermi a lavorare sul secondo album, dice), e soprattutto il presente: Quando scrivo, non mi lascio condizionare dai generi, mi piace il jazz, sia quello contemporaneo che quello dei grandi maestri, ma anche il bossanova e tutta la black music. L’entusiasmo e l’affetto che mi dimostra la gente mi sorprende ancora parecchio, ma devo dire che è contagioso, soprattutto qui da voi. Per quel che mi riguarda, aggiungo che questo Esperanza (Egea) è uno di quei debutti che riescono a far strabuzzare le orecchie anche al più abulico dei critici. Un album coi fiocchi, raffinatissimo nella scrittura e negli arrangiamenti (Esperanza si dimostra anche un’ottima autrice), segnato da una vocalità capace d’essere, al contempo elegante e quasi animalesca. Assai meno semplice etichettarlo, poiché i generi succitati s’incrociano spesso, creando suggestioni ed atmosfere in perenne mutazione. Quel che è certo è che uno di quei dischi capace di soddisfare i palati più raffinati, ma anche d’intrigare chi alla musica chiede semplicemente d’esser bella e imprevedibile. CD NOVITÀ Gino Paoli Storie (Sony-Bmg) L’intramontabile Ginettaccio suggella 50 anni di carriera alla sua maniera. Un ritorno importante, anche se in qualche passaggio (vedi Il pettirosso) certi drammi e certe tematiche appaiono affrontati con leggerezza eccessiva. Nelle nuove canzoni s’alternano personaggi dolenti e quadretti naïf, sarcasmi da ribellista impenitente, scampoli di poesia del quotidiano e stilettate da quel bastiancontrario che è sempre stato. Insomma: a quasi 75 anni, il decano dei cantautori italiani ha ancora classe bastante a tener testa a tanti suoi nipotini d’arte, ma, come lui stesso canta in Due vite: Senza uno sbaglio io non saprei vivere…. Britney Spears Circus (Jive) La davano per spacciata, e invece la fanciulla s’è rimessa in carreggiata. Disco in verità più furbo che bello, ma che ha tutto ciò che serve per cavalcare l’etere contemporaneo.

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