E ora? Il “dopo” Chiara

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Apprensione, interessamento, curiosità. Lo stato d’animo poteva essere variegato, ma muoveva un’identica domanda: E ora?. Dai giornalisti agli esponenti del mondo ecclesiale, ai semplici conoscenti, appresa la notizia della morte della fondatrice dei Focolari, immediata era l’esigenza di capire come sarebbe stata raccolta la straordinaria eredità di Chiara Lubich e come il movimento avrebbe proseguito senza più la carismatica iniziatrice. Una domanda legittima, anzi doverosa, pensando al patrimonio di dottrina, spiritualità, pensiero e opere che lascia. Perché più ricca è la personalità del fondatore, più arduo e complesso diventa il compito degli immediati continuatori, privati della guida sicura. Nei tre anni e mezzo della malattia che ha preceduto la partenza per il Cielo, le ridotte forze di Chiara avevano favorito più ampie assunzioni di responsabilità da parte dei consiglieri generali del movimento e dei responsabili delle diverse diramazioni. Ma tutti erano ben contenti di sottoporre le decisioni maturate al parere della Lubich. E ora?. Ovvero, come sarebbe stato il senza Chiara? Tutto da conoscere. Ma non si è fatto attendere. Il dopo è incominciato già durante. Durante, ad esempio, la visita a Chiara nella camera ardente allestita al centro internazionale del movimento, alla periferia di Rocca di Papa: oltre 5 mila presenze ogni giorno, in maggioranza del movimento, naturalmente, ma anche persone al primo contatto, giunte spontaneamente una volta saputo della morte e intenzionate ad incontrarla. Sono state confidate vere e proprie conversioni pure ai sacerdoti, chiamati per rispondere alle richieste di colloqui, avvenuti in confessionali improvvisati o addirittura sul prato, all’ombra di grandi pini. Anche durante il funerale, s’è affacciato il dopo. Seguendo le dirette televisive delle esequie trasmesse da numerose televisioni nel mondo, tante persone hanno chiamato i centri del movimento dei rispettivi Paesi per avere ulteriori notizie su Chiara e la sua opera e domandare l’indirizzo del focolare più vicino alla loro città. Tra questi, anche chi aveva partecipato a qualche iniziativa da ragazzo o da giovane e poi aveva proseguito per la propria strada. La disadorna bara di rovere chiaro era stata tumulata nel tardo pomeriggio di quel 18 marzo nella piccola cappella del centro del movimento proprio sopra Igino Giordani, confondatore, traslato lì nell’ottobre 2004. Sulla lastra di travertino bianco di Tivoli due iscrizioni: i dati – Chiara Lubich 22.1.1920 – 14.3.2008 – e il suo programma – Tutti siano uno -, tratto dal Vangelo di Giovanni. All’altro lato il tabernacolo, l’altare e, sullo sfondo, il mosaico di Paolo Scirpa con il profilo della grande cupola della basilica di San Pietro, i vescovi riuniti per il Concilio Vaticano II e Maria, sovrastata dalle lingue di fuoco dello Spirito Santo, espressione del profilo mariano della Chiesa. Qualche giorno dopo i funerali, è stato reso noto un brano di un diario di Chiara. Scriveva il 9 novembre 1965: Desidererei che sulla mia tomba vi fosse un simbolo: la cupola di San Pietro. Per me dice tutto: parla di ciò che più amo e voglio amare: la Chiesa, la creatura di Gesù, quella per la cui fondazione è morto. Una conferma che il suo posto è proprio lì. La piccola cappella continua ad essere meta costante di tante persone dalle più diverse provenienze, attratte da questa donna magari per il solo fatto di avere trovato il suo nome su Internet. Don Giussani, Madre Teresa di Calcutta e altri fondatori hanno lasciato indicazioni precise sul nome del successore. Chiara non l’ha fatto. In fondo, in piena coerenza con la logica sgorgata dalla spiritualità comunitaria, cui ha dato vita, ha lasciato la scelta all’unità. Segno di fede nella promessa di Gesù – Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro – e di fiducia nelle persone rimaste. La prima delle quali è Oreste Basso, ingegnere, focolarino sin dai primi anni Cinquanta, e poi sacerdote, copresidente del movimento, cui spetta adesso il compito di coordinare gli organismi centrali del movimento sino all’elezione della nuova presidente, che sarà sempre donna e laica. Verrà eletta da un’assemblea di oltre 400 partecipanti, che si terrà al centro internazionale dal 1° al 31 luglio, composta dai rappresentanti delle 23 diramazioni in cui è ripartito il movimento e dai delegati provenienti da tutte le latitudini del pianeta, indicati dal voto di assemblee svoltesi localmente. Dopo tre giorni di ritiro spirituale, avverrà l’elezione della presidente, del copresidente e del consiglio generale. Resteranno in carica sei anni e potranno essere confermati una sola volta. I nomi della presidente e del copresidente saranno subito comunicati per la conferma al Pontificio consiglio per i laici, l’organismo di riferimento presso la Santa Sede. Successivamente si terranno le assemblee elettive delle diverse diramazioni. Ogni votazione prevede la maggioranza dei due terzi dei partecipanti, per evidenziare la ricerca del più ampio consenso. Sul dopo, dunque, nessun nome, anche se alcuni giornali italiani hanno avanzato qualche ipotesi. Tante restano invece le indicazioni per continuare in fedeltà al carisma dell’unità. Anche indicazioni emerse dalle circostanze. Come, ad esempio, quella che si può desumere dal fatto che Chiara è partita per il Cielo nel mese in cui l’intero movimento aveva come riferimento una Parola: Mio cibo è fare la volontà di Colui che mi ha mandato e compiere la sua opera; inoltre, è morta nel venerdì – giorno del suo Sposo crocifisso e abbandonato – che precede la Settimana santa, quasi ad indicare che la Risurrezione è sempre vicina ad ogni morte quotidiana; infine, le esequie nella basilica di San Paolo fuori le mura. Fuori le mura, ovvero, andare oltre ogni steccato, barriera, diversità, incomprensione per tessere relazioni di fraternità con tutti, nessuno escluso, come si è visto negli interventi che hanno preceduto i funerali, in cui esponenti delle diverse Chiese e comunità cristiane e rappresentanti di diverse religioni si sono rivolti a Chiara considerandola quasi come madre. Un programma per il dopo Chiara, il programma di Chiara che continua.

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