Draghi e il destino del Paese

Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, presenta al Parlamento un blindatissimo Piano nazionale di ripresa e resilienza. Sei missioni e riforme strutturali per 248 miliardi di euro. Collegamento per approfondire, mercoledì 28 aprile 2021 ore 16, in diretta sulla pagina Facebook di Città Nuova
Draghi foto Filippo Attili/Palazzo Chigi/LaPresse

Draghi lo aveva detto chiaramente nel suo discorso manifesto alle Camere del 17 febbraio 2021: «Oggi l’unità non è un’opzione ma un dovere». Si tratta di ricostruire il Paese e il capo del governo di emergenza nazionale cita una frase pronunciata da Alcide De Gasperi nel 1943 tra le macerie della guerra, per iniziare la presentazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza al Parlamento. Un testo definitivo approvato dal consiglio dei ministri nella notte di sabato 24 aprile e pubblicato sul sito della Camera lunedì 26 aprile. Centinaia di pagine blindatissime con cifre e strategie concordate preventivamente con i tecnici della Commissione europea che deve dare il beneplacito al Piano che sarà approvato, a maggioranza qualificata e non all’unanimità,  entro il 30 luglio dal Consiglio della Ue per poi erogare una prima parte (il 13%) dei fondi previsti entro luglio agosto.

Il valore aggiunto dell’ex governatore della Bce si è visto con la telefonata diretta alla von der Leyen, presidente della Commissione europea, per sbloccare gli ultimi dubbi tecnici sul Pnrr italiano. La scelta di Draghi da parte del presidente della Repubblica Mattarella è stata esplicitamente compiuta per assicurare il buon esito e la gestione del Pnrr che disegna, come è stato detto, il “destino del Paese” non solo fino al 2026, quando terminerà la possibilità di spendere le risorse ricevute. Sono in gioco l’adozione di riforme strutturali che solo una coalizione allargata  può attuare, pur con tutte le lamentele e i disagi interni.

 

Conoscere per deliberare

L’opposizione di Fratelli d’Italia e quella di Fratoianni per Sinistra italiana hanno lamentato la violazione del principio democratico che richiede di “conoscere per deliberare”, ma di fatto i partiti di governo hanno avuto tramite i loro ministri i dati che, in parte, hanno incominciato a circolare prime del 26 aprile, compresa la bozza del discorso di Draghi che il quotidiano Il Foglio ha pubblicato il 23 aprile (senza la citazione dello statista trentino e altri dettagli).

Foto Mauro Scrobogna /LaPresse

Se a Conte si contestava una gestione direttiva e accentratrice del governo, nonostante la proposta consultiva degli Stati generali di Villa Pamphilj, per Draghi resta inteso e assodato che la cabina di regia dell’intera operazione risiederà a Palazzo Chigi, mentre il rapporto con la Commissione Ue, ministeri ed enti locali è affidata al ministro dell’Economia Daniele Franco, stretto collaboratore di Draghi dai tempi del lavoro comune in Banca d’Italia. La priorità dei conti in ordine è necessaria per attuare un piano esplicitato dalle direttive esposte dal discorso di Draghi che è il solo a poter essere esaminato prima di entrare nei dettagli di un Pnrr che sarà oggetto di attenta analisi in questi mesi, a prescindere dalla rapida e scontata approvazione in Parlamento. Un primo giudizio del tutto negativo sul Piano è arrivato dalla piazza di Montecitorio da movimenti e associazioni  che hanno presentato il progetto alternativo del “recovery planet”.

Il destino del Paese

Come detto più volte su cittanuova.it il governo Draghi non può essere inteso come un governo passeggero e di tregua per arrivare alle elezioni del 2023, perché il Piano presentato ha un altissimo valore politico come ha precisato lo stesso presidente del Consiglio: «Nell’insieme dei programmi che oggi presento alla vostra attenzione, c’è anche e soprattutto il destino del Paese. La misura di quello che sarà il suo ruolo nella comunità internazionale. La sua credibilità e reputazione come fondatore dell’Unione europea e protagonista del mondo occidentale».

La prima novità è nel numero dei miliardi di euro complessivamente impegnati. Non più i 209, più volte citati, ma 248 così composti: 191,5 dalla Ue, 30,6 miliardi dal Governo per il finanziamento di un Piano nazionale complementare, ulteriori 26 miliardi per opere specifiche da realizzare entro il 2032 e, infine, 15,5 miliardi per progetti previsti dal  Fondo Sviluppo e Coesione.

Fuori da tale conteggio ma sempre spendibili dal 2021 al 2023 ci sono ulteriori 13 miliardi di euro previsti dal programma REACT-EU.

Si conferma la scomparsa di ogni riferimento alle risorse del Mes per la sanità: sulle clausole e le regole del Meccanismo europeo di stabilità si è consumato nell’ultimo anno un vero e proprio scontro dottrinale, con tanto di accuse reciproche tra gli schieramenti.

Si conferma anche la progressiva consapevolezza della necessità di reperire più risorse di quelle previste nel Recovery fund europeo, soprattutto dopo le cifre colossali che l’amministrazione Biden negli Usa sta impegnando per sostenere la ripresa e la transizione ecologica.

Con il Pnrr italiano si stima che al 2026 «il PIL sarà di circa 3,6 punti percentuali superiore rispetto a uno scenario di riferimento che non tiene conto dell’attuazione del Piano» con effetti positivi sull’occupazione «che sarà più elevata di 3,2 punti percentuali rispetto allo scenario base nel triennio 2024-2026».

Secondo alcune stime si parla di 750 mila posti di lavoro in più: una cifra da tener presente con quanto afferma il sottosegretario all’economia, il leghista Durigon, che prevede da 500 mila a un milione di licenziamenti nel settore privato nel 2021.

Sei Missioni

Evidentemente si presenta molto arduo il lavoro del ministro del Lavoro Orlano e quello dello Sviluppo economico Giorgetti, ma soprattutto sarà decisivo come si articolerà la sinergia tra i diversi tipi di intervento del Piano distribuiti in 6 “Missioni” specifiche. La quinta, relativa alla politiche attive del lavoro, prevede l’impiego di 22 miliardi di euro dei 248 più 7,3 miliardi di  risorse da REACT-EU.

Andando con ordine, la «prima Missione riguarda i temi della Digitalizzazione, Innovazione, Competitività e Cultura» cui vanno 50 miliardi di euro.

La seconda Missione, «denominata Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica» è quella che raccoglie maggiori risorse con 70 miliardi di euro, senza contare altri interventi ad essa collegati ma presenti in altre missioni. Draghi ha rassicurato sul fatto che non ci sarà alcun taglio al superbonus al 110 per cento previsto per «l’efficientamento energetico di edifici pubblici e privati».

Sono 31 i miliardi destinati alla terza Missione per lo «sviluppo di una rete di infrastrutture di trasporto moderna, digitale, sostenibile e interconnessa». Gran parte di queste risorse «è destinata all’ammodernamento e al potenziamento della rete ferroviaria».

Alla Missione 4, Istruzione e Ricerca, sono destinati quasi 32 miliardi di euro.

La Missione 6 è quella relativa alla Salute, definita da Draghi, «bene pubblico fondamentale» sottolineando «la rilevanza macro-economica dei servizi sanitari pubblici», alla quale andranno 18,5 miliardi di euro con particolare attenzione alla medicina territoriale e alla telemedicina ponendo attenzione alla «riforma per la non autosufficienza, con l’obiettivo primario di offrire risposte ai problemi degli anziani» in un Paese che si trova da tempo in calo demografico.

Per rispondere a tale emergenza, Draghi rilancia l’istituzione dell’assegno unico e universale per i figli associandolo a interventi e investimenti per 4,6 miliardi necessari per  «costruire nuovi asili nido, scuole materne e servizi di educazione e cura per la prima infanzia». In generale, il presidente del Consiglio riconosce che per aiutare davvero i giovani a costituire e far crescere una famiglia occorre «un welfare adeguato, una casa e un lavoro sicuro». Interessante la notizia, molto ripresa dai media, dell’incremento delle case popolari e l’adozione di un decreto imminente per offrire una garanzia statale che permetta ai giovani di fare un mutuo per la casa senza versare alcuna anticipazione. Annunci di azioni simboliche che meritano migliori approfondimenti tecnici.

In generale il Piano, secondo Draghi, segue tre priorità trasversali: giovani, donne e Mezzogiorno. Nonostante le ultime polemiche per un Pnrr spostato progressivamente verso il Nord, il discorso del premier ha voluto ribadire che  «se cresce il Sud, cresce anche l’Italia» prevedendo una serie di misure, come le “Zone economicamente speciali”, tali da «rendere il Mezzogiorno un luogo di attrazione di capitali privati e di imprese innovative».

Foto LaPresse

Le due grandi riforme attese da tanti anni e che si renderebbero possibili con il Pnrr sono quelle della Giustizia (per abbreviare tempi lontani dalla media europea) e della Pubblica Amministrazione (PA), dove tra l’altro, come già evidenziato su Città Nuova, si prevede un grande piano di assunzioni. Il capitolo PA è molto ampio e tocca elementi molto sensibili come, ad esempio, «una semplificazione delle norme in materia di appalti pubblici e concessioni» e «l’abrogazione e modifica delle norme che frenano la concorrenza» soprattutto per «agevolare l’attività d’impresa in settori strategici come le reti digitali e l’energia».

Restando nei toni sommessi, Draghi ha terminato l’intervento con parole solenni, il riferimento ricorrente allo “spirito repubblicano” nonché alla «fiducia negli Italiani, nel mio popolo, nella nostra capacità di lavorare insieme quando l’emergenza ci chiama alla solidarietà, alla responsabilità».

Un discorso fatto all’indomani della festa civile del 25 aprile, riprendendo De Gasperi sul “disinteresse” personale, necessario per far funzionare la democrazia economica, esige una grande attenzione e partecipazione dei cittadini nella stessa misura in cui è previsto un costante  monitoraggio, controllo e rendicontazione del nostro Paese verso la Commissione Europea. Come dice lo stesso Draghi, «non solo una questione di reddito, lavoro, benessere, ma anche di valori civili, di sentimenti della nostra comunità nazionale che nessun numero, nessuna tabella potranno mai rappresentare».

 

per approfondire

Mercoledì 28 aprile 2021 ore 16 in diretta sulla pagina Facebook di Città Nuova

Piano nazionale di ripresa e resilienza Un primo commento

In dialogo con

Francesco Antonioli, giornalista e saggista, Direttore di Mondo Economico

Vittorio Cogliati Dezza, membro del coordinamento del Forum Diseguaglianze e Diversità. Già presidente nazionale di Legambiente

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