I dialoghi al MART

Una rassegna imperdibile al MART di Rovereto.Dopo Caravaggio tocca a Botticelli conversare con l’arte del nostro tempo
botticelli Venere dettaglio wikipedia

Perché definire “imperdibile” la mostra Botticelli, il suo tempo e il nostro tempo, aperta fino al 29 agosto? Semplicemente perché le radici della nostra civiltà non vanno tagliate, perché sono ancora vive dentro di noi – anche se non ce ne accorgiamo (ma gli artisti, più sensibili, invece sì) – ed hanno qualcosa da dire a noi come noi abbiamo qualcosa dire, in retrospettiva, a loro. Ossia, si conversa, per con-vergere (“dirigersi insieme verso una meta”).

Sandro Botticelli (1445 – 1510), l’elegiaco, il lirico poeta della bellezza – le Madonne, La Primavera, La Nascita di Venere – è al Mart con 13 opere tra cui Pallade e il centauro dagli Uffizi, la Venere dalla Galleria Sabauda torinese e il Compianto sul Cristo da Milano (Museo Poldi Pezzoli). Capolavori che indicano momenti della vita e del percorso umano, spirituale e artistico del pittore rivisitati in tre sezioni che individuano pure il suo lascito culturale dal Novecento all’età contemporanea.

Sfilano davanti a noi il Ritratto di giovane di Palazzo Pitti, la Pallade e il centauro della piena maturità rinascimentale – concentrato di forza e grazia – fino alla vecchiaia tormentata dalla predicazione di Savonarola nel Compianto e nell’incompiuta Adorazione dei Magi. Botticelli dialoga con i suoi contemporanei come Filippo Lippi, Filippino, Pollaiolo e Verrocchio a rievocare attraverso le loro opere il clima della Firenze rinascimentale.

La seconda parte dell’esposizione guarda invece al presente, dagli anni Sessanta del ‘900 in poi,  tenendo in mente in modo particolare la figura di Venere, come icona di perfezione. Rivisitata fra gli stracci del  consumismo, polemicamente, da Michelangelo Pistoletto; interpretata a suo modo come icona di bellezza altra , grassa e paffuta, da Fernando Botero; lucidamente sezionata da Giosetta Fioroni nel 1965; icona patinata e neo barocca in David Lachapelle; via via poi “rivissuta”da Oliviero Toscani, John Currin, Renato Guttuso. Fino alle riviste di moda su cui posa Kate Moss, alle foto dell’influencer Chiara Ferragni e al cinema.

La “grazia” botticelliana non è andata perduta e basta osservare alcune sfilate di moda per rendersene conto, anche se questa grazia può diventare fin troppo lucida in una sorta di neo-manierismo costumistico e visivo, tanto da sfiorare la bellezza algida e inespressiva, l’artificio.

L’artificio è forse un pericolo del nostro tempo di fronte a immagini di tale purezza da far pensare subito all’eternità. Una sfida e una eredità per gli artisti della contemporaneità nell’omaggio ad un artista che forse oggi sarebbe uno stilista di genio.

(catalogo Silvana Editoriale)

 

 

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