Crisi economica e occhi di resurrezione

Nel sistema economico che abbiamo prodotto in questo ultimo secolo c’è qualcosa che sta chiaramente morendo, ma c’è anche qualcosa di nuovo che sta arrivando all’orizzonte.
Ragazzi al lavoro

L’economia ha un estremo bisogno di resurrezione. Ogni resurrezione è preceduta e preparata da una crisi, da un passaggio o cambiamento: non si risorge se prima, in qualche modo, non si muore. Nel sistema economico che abbiamo prodotto in questo ultimo secolo c’è, infatti, qualcosa che sta chiaramente morendo, ma c’è anche qualcosa di nuovo che sta arrivando all’orizzonte, sebbene occorrano “occhi di resurrezione” per riuscire a vederlo, e poi a riconoscerlo per quello che veramente è, cioè l’alba di un nuovo giorno.

Se avessimo occhi di resurrezione vedremmo, ad esempio, che l’Italia e il mondo vanno avanti, nonostante le crisi e le morti del nostro tempo, perché la maggior parte della gente cerca e fa il bene nelle famiglie, nei luoghi di lavoro, nelle istituzioni pubbliche, e continua a farlo nonostante tutto. I malvagi e i furbi esistono, ma sono molti meno di quanto la cultura dominante ci racconta ogni giorno perché vede male il mondo.
Vedremmo poi tanti imprenditori che stimano e rispettano i loro lavoratori, e che, prima di considerarli come dei costi, li vedono come le risorse più preziose e partner essenziali per la vita e lo sviluppo dell’impresa. E vedremmo tanta gente che lavora bene perché è convinta che il lavoro vada fatto bene prima e indipendentemente da quanto denaro si riceve, e che quindi lavora bene anche quando non sono controllati, né puniti né applauditi.
Come vedremmo tanta economia civile, sociale, etica, equa, di comunione, che come il sale dà sapore alla massa, e come il lievito non lascia azzimo il pane nei nostri mercati. Ma per poter vedere il bene che già c’è nella vita civile ed economica, occorre guardare e pensare a partire da una cultura della resurrezione, che sa vedere ciò che la cultura che oggi sta morendo non vede ancora.

C’è oggi un grande bisogno di gente che sa vedere e indicare segni di vita nuova presenti realmente nella nostra quotidianità (se visti bene), e non solo immaginati o sognati. È questa una forma alta di carità civile e, quando manca, il mondo diventa un luogo triste e grigio. Nei tempi della notte occorrono infatti le sentinelle dell’aurora che annuncino la resurrezione, che tutti aneliamo ma che non riconosciamo perché magari non ascoltiamo con attenzione la voce di chi ci chiama per nome nei giardini delle nostre città.

Abbiamo bisogno di Pasqua nel lavoro, di un passaggio epocale da un lavoro visto oggi come problema ad un lavoro riscoperto come responsabilità e brano di vita. Il lavoro umano negli ultimi decenni è stato emarginato da un modello economico centrato sulla finanza speculativa, che prometteva ricchezza senza lavoro e lavoratori, e che quindi è imploso.
Non si uscirà mai da questa crisi senza una resurrezione del mondo del lavoro e dei lavoratori. Soprattutto dei giovani, che hanno il diritto ad una cultura della vita, della speranza, della fiducia: perché, se non c’è Pasqua per i giovani, non ci può essere vera Pasqua per nessuno.

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