Cop15 e la Grande Muraglia Verde del Sahel

Al via in questi giorni (9-20 maggio) ad Abidjan, in Costa d’Avorio, la quindicesima sessione della Conferenza delle Parti (Cop15) della Convenzione delle Nazioni Unite sulla lotta contro la desertificazione (Unccd). Partecipano 196 Paesi sul tema: “Terra, vita, patrimonio: da un mondo precario ad un futuro prospero”. Si parlerà anche della Grande Muraglia Verde che sta crescendo da 15 anni nel Sahel.
Gli abitanti di un villaggio senegalese lavorano in un vivaio di alberi che fa parte della Grande Muraglia Verde (©FAO/Benedicte Kurzen/NOOR)

Per quindici giorni, Abidjan, la capitale della Costa d’Avorio, è la capitale mondiale della lotta contro la desertificazione, in occasione della Cop15 che è stata inaugurata lunedì 9 maggio. Erano presenti all’apertura anche una dozzina di capi di stato, tra cui nove africani.

Come si può aumentare la resa dei terreni senza impoverire il suolo o distruggere le foreste? Come ridurre l’avanzata delle terre aride? Come possiamo offrire opportunità alle popolazioni direttamente colpite da questi disastri? Una ventina di soluzioni saranno discusse alla Cop15, compresa la questione cruciale del ripristino delle terre desertificate.

«L’economia globale è stata gravemente colpita dalla pandemia e ora da conflitti come la guerra in Ucraina, che stanno avendo conseguenze estremamente gravi sulla produzione agricola e la distribuzione del cibo in tutto il mondo – spiega Ibrahim Thiaw, segretario esecutivo dell’Unccd –. «Quindi la riparazione della terra offre a tutti gli stati del mondo l’opportunità di produrre meglio».

I partecipanti alla Cop15, che durerà fino al 20 maggio, cercheranno di proporre misure concrete per combattere il degrado del suolo nei prossimi dieci anni. Il tema di questo evento è: “Terra, vita, patrimonio: Da un mondo precario ad un futuro prospero”, ed è «una chiamata all’azione per assicurare che la terra, che è la nostra fonte di vita su questo pianeta, continui a beneficiare le generazioni presenti e future», sottolinea Thiaw.

Il presidente ivoriano Alassane Ouattara ha aperto la conferenza dipingendo un quadro desolante della situazione ambientale. «Il degrado della terra colpisce il 52% dei terreni agricoli e minaccia 2,6 miliardi di persone. Si stanno perdendo 12 milioni di ettari di terra coltivabile». Il capo di Stato ivoriano ha ricordato che il suo paese è particolarmente colpito dalla desertificazione e dal degrado delle terre e, in particolare, delle foreste. L’Onu stima infatti che circa 30 milioni di acri di terra siano colpiti dalla desertificazione ogni anno in tutto il mondo.

L’Africa sta perdendo 4 milioni di ettari di foresta all’anno. Eppure, 6 milioni di ettari di terra in più dovranno essere messi in produzione ogni anno entro il 2030 per soddisfare i bisogni alimentari del mondo di fronte alla crescita della popolazione.

Il tracciato della Grande Muraglia Verde (FAO - Goffner et al. 2019)
Il tracciato della Grande Muraglia Verde (FAO – Goffner et al. 2019)

La regione più vulnerabile è attualmente un tratto di terra di 3mila miglia che comprende dieci paesi nella regione del Sahel. Qui, una fitta foresta può diventare un campo di polvere in pochi anni, rendendo inevitabili le migrazioni di massa della popolazione.

Gli africani migrano sempre più spesso verso sud in cerca di terre fertili. Il Sahel è l’area tra il deserto del Sahara e la savana del Sudan. Questa regione è sottoposta ad uno stress costante a causa delle frequenti siccità e dell’erosione del suolo.

La questione della Grande Muraglia Verde, un’ambiziosa iniziativa dell’Unione Africana che mira a recuperare 100 milioni di ettari di terra arida in Africa entro il 2030, su una striscia di 8.000 km che va dal Senegal a Gibuti, dovrebbe essere affrontata durante i lavori della Cop15.

L’iniziativa ha preso il via nel 2007 e ha già piantato 12 milioni di alberi in Senegal. Si stima che Il muro verde impedirà al deserto sahariano di invadere ulteriormente le terre colpite dalla desertificazione in Africa, riducendo contemporaneamente l’erosione del suolo. Più di 37 milioni di acri di terra degradata sono stati ripristinati in Etiopia grazie a questa iniziativa. Ci sono risultati simili in Burkina Faso, Nigeria e Niger.

Ma in 15 anni solo il 15% del progetto è stato completato. L’impatto maggiore di questa iniziativa sta nel prevenire un’ulteriore desertificazione in Africa, in modo che coloro che vivono in queste regioni possano contare su una terra fertile per il cibo e su un reddito sufficiente per sfuggire alla povertà.

 

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