Con creatività e coraggio

Era verso l’anno 50 del primo secolo quando Paolo, insieme al compagno Sila, giunse nella cittadina di Filippi. Era la prima città europea nella quale l’apostolo soggiornò per annunciarvi il Vangelo. La conversione di alcune persone suscitò scontento e disordini tra la popolazione pagana, al punto che i magistrati decisero di espellere di nascosto Paolo e Sila. Questi dovettero addurre il loro statuto di cittadini romani per farsi riabilitare. Nonostante le difficoltà avute con le autorità civili e la cittadinanza, pochi anni dopo, scrivendo alla piccola comunità cristiana nata a Filippi, Paolo invita i credenti a vivere con lealtà e coerenza evangelica il loro impegno civile. Poco più avanti, nella stessa lettera, Paolo ricorda che la cittadinanza dei cristiani è nei cieli. Questo tuttavia non li esime dall’assumersi le loro responsabilità anche nel campo sociale e politico. Anzi, proprio perché cittadini del regno di Cristo, i cristiani sono fortemente motivati per mettersi a servizio di tutti e per contribuire alla costruzione della città terrena nella giustizia e nell’amore. Comportatevi da cittadini degni del Vangelo. Con questa Parola, Paolo chiede dunque ai filippesi di comportarsi da veri cristiani. Si pensa a volte che il Vangelo non risolva i problemi umani e che porti il regno di Dio inteso in senso unicamente religioso.Ma non è così. È Gesù nel cristiano, nell’uomo, in quel dato uomo – quando la sua grazia è in lui -, che costruisce un ponte, apre una strada… E, come altro Cristo, ogni uomo e ogni donna può portare un contributo suo tipico in tutti i campi dell’attività umana: nella scienza, nell’arte, nella politica… Ma come essere noi altro Cristo, così da operare e incidere efficacemente nella società? Vivendo il suo stile di vita espresso nelle parole dei Vangeli. Se accogliamo infatti la sua Parola noi ci sintonizziamo sempre più sui suoi pensieri, sui suoi sentimenti, sui suoi insegnamenti. Essa illumina ogni nostra attività, raddrizza e corregge ogni espressione della nostra vita. Sì, vivendo il Vangelo diventeremo altri Cristo, e come lui spenderemo la vita per gli altri e, vivendo nell’amore, contribuiremo a costruire la fraternità.Tutte le parole del Vangelo si possono infatti sintetizzare nell’amore verso Dio e verso il prossimo e, se vissute, portano ad amare. Noi parliamo spesso d’amore e potrebbe sembrare superfluo sottolinearlo anche questa volta. Ma non è così. Il nostro uomo vecchio è infatti sempre pronto a ritirarsi nel privato, a coltivare i piccoli interessi personali, a dimenticarsi delle persone che ci passano accanto, a rimanere indifferente davanti al bene pubblico, alle esigenze dell’umanità che ci circonda. Riaccendiamo dunque nel nostro cuore la fiamma dell’amore e avremo occhi nuovi per guardarci attorno ed accorgerci degli interventi necessari per migliorare la nostra società. L’amore ci suggerirà anche le vie per agire con creatività e ci infonderà il coraggio e la forza per percorrerle. Così ha fatto Ulisse Caglioni, un nostro amico che ha speso la sua vita in Algeria assieme a cristiani e musulmani, testimoniando con semplicità e concretezza l’amore evangelico verso tutti. Non ha vissuto per sé. In lui avevano il primo posto i fratelli e le sorelle.Aveva un amore particolare per ognuno, verso cui non misurava il suo tempo, condividendo le gioie, le conquiste e le speranze, ma anche le fatiche, le sospensioni e le sofferenze dei primi decenni dopo l’indipendenza. Quando infatti negli anni Novanta iniziò in quel paese un periodo di disordini e di terrore che non risparmiò nessuno in tutta la popolazione algerina, quasi interamente musulmana, e toccò anche la piccola comunità cristiana d’origine straniera, Ulisse decise, assieme ad altri cristiani, di non rientrare in Italia, il suo paese natale. In una intervista ad un giornale dichiarò: Sono rimasto in Algeria per tanti anni quando tutto andava bene. Ora la situazione è delicata e rischiosa, ma non me la sento di venir via; non sarebbe in linea con il Vangelo andarsene. Quando il 1° settembre di due anni fa, a causa di una malattia, è partito per il Cielo, i musulmani che avevano vissuto accanto a lui hanno testimoniato: C’era un tale amore fra noi, che ogni evento era vissuto e condiviso. Lui è stato il ponte, il legame fra il cristianesimo e l’islam. In un paese dove l’intolleranza era esaltata, abbiamo imparato ad ascoltare, senza pregiudizi, senza giudizio alcuno. Ulisse ci ha insegnato a fare tutto per amore, ad essere l’amore.

I più letti della settimana

Chiara D’Urbano nella APP di CN

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons