Comportamenti genitoriali e benessere dei figli

È ormai risaputo che il benessere psicologico di una persona deriva da una molteplicità di fattori e che molti di questi sono fattori relazionali, legati cioè al modo in cui interagiamo con gli altri, specialmente con le persone più significative.

La ricerca scientifica ha ampiamente dimostrato che gli atteggiamenti dei genitori ed i loro comportamenti nei confronti dei figli hanno un effetto sulla loro salute mentale e sul loro comportamento. Essi in particolare influenzano aspetti come lo sviluppo psicosociale, il rendimento scolastico, ma anche il successivo emergere di comportamenti problematici quali aggressività, impulsività, e di disturbi come ansia e depressione.

Dato ancor più interessante a questo proposito è che il comportamento genitoriale può giocare un ruolo di rilievo anche a lungo termine, quando cioè quel bambino o adolescente sarà diventato adulto.

Molti studi, come quello condotto in sei Paesi europei dal ricercatore Dirk Heider e colleghi, hanno mostrato che stili genitoriali caratterizzati da autoritarismo e/o da freddezza si associano ad una maggiore probabilità per i figli di avere problemi di salute mentale dei in età adulta.

Altri studi, anche se in numero minore, si sono invece concentrati sugli esiti positivi, chiedendosi: quali sono i comportamenti genitoriali che favoriscono il benessere dei figli? Particolarmente interessanti a questo proposito sono i risultati di uno studio svolto nel 2010 dalla professoressa Felicia Huppert insieme ad un gruppo di colleghi dell’Università di Cambridge, e pubblicato nella prestigiosa rivista scientifica internazionale Psychological Medicine.

Gli autori hanno coinvolto nello studio 984 donne e hanno messo in relazione diverse variabili: la loro relazione con i genitori, alcuni aspetti della loro personalità e il benessere psicologico all’età di 52 anni. Per benessere in questo caso non s’intende semplicemente l’assenza di psicopatologia. Gli autori hanno infatti adottato una prospettiva che guarda al benessere come eudaimonia, valutando una serie di aspetti, tra cui la capacità di avere uno scopo nella vita, di coltivare buone relazioni con gli altri, e di accettare se stessi.

Il risultato più importante ottenuto dallo studio riguarda la relazione tra il comportamento genitoriale sperimentato nell’infanzia e nell’adolescenza ed il benessere psicologico nell’età adulta. Le donne che avevano sperimentato nella prima parte della loro vita un comportamento genitoriale di maggiore cura nei confronti dei loro bisogni fisici ed emotivi riportavano più alti livelli di benessere (in particolare nell’ambito delle relazioni). Al contrario riferivano un benessere minore le donne che avevano sperimentato bassi livelli di coinvolgimento da parte dei genitori e/o un eccessivo livello di controllo.

Uno dei risultati più interessanti riguarda il ruolo del padre. Un atteggiamento paterno caratterizzato da basso coinvolgimento ed elevato controllo aveva un effetto negativo sul benessere delle figlie, in misura maggiore rispetto a quello materno.

L’importanza della relazione con il padre è confermata anche da altre ricerche. Ad esempio i ricercatori Eirini Flouri e Ann Buchanan hanno mostrato che il coinvolgimento del padre all’età di 7 anni protegge da problemi di disadattamento in adolescenza nelle famiglie con genitori non conviventi (per separazione o altre ragioni).

Anche in questa ricerca un dato interessante riguarda la relazione padre-figlia. Per le donne, infatti, il coinvolgimento paterno all’età di 16 anni sembrerebbe prevenire lo stress in età adulta. I dati emersi da queste e molte altre ricerche condotte negli ultimi decenni, ci incoraggiano a prenderci cura con rinnovato impegno della relazione con i nostri figli, senza mai darla per scontata. Essi cambiano continuamente nel corso dello sviluppo. Atteggiamenti educativi che ieri rispondevano ad un bisogno, oggi possono risultare inadeguati e lasciare inascoltati altri bisogni, che nel frattempo sono emersi.

I ritmi di vita sempre più intensi e la complessità delle situazioni da gestire in questo periodo di pandemia non ci distolgano dunque dal fermarci ad osservare (ed ascoltare!) i nostri figli con rinnovato amore ed attenzione. Questo ci consentirà di sintonizzarci con i loro bisogni emotivi nel momento presente e fare il punto sulla relazione che stiamo costruendo con loro. Consapevoli di quanto sia meravigliosamente difficile essere genitori oggi, e dell’importanza che entrambi i genitori siano coinvolti pienamente in questa sfida.

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