Cittadini protagonisti

Tra gli strumenti di democrazia diretta il referendum propositivo. Apripista la provincia di Bolzano.
referendum

Sempre più cittadini, delusi da una politica autoreferenziale, vogliono poter contare di più. In Italia alcuni strumenti ci sono, ma sono pochi e limitanti. Nella Provincia autonoma di Bolzano, il 25 ottobre 2009, si è svolto un referendum propositivo per introdurre una legge sulla democrazia diretta che avrebbe dovuto funzionare come in Svizzera. Attraverso la democrazia diretta i cittadini possono controllare i governi, proporre nuove leggi e quindi decidere, controbilanciando la “democrazia rappresentativa”, esercitata da coloro che sono stati eletti.

Il primo referendum provinciale sulla democrazia diretta – il secondo referendum propositivo a livello nazionale – in provincia di Bolzano è stato promosso da “Iniziativa per più democrazia”, espressione di una buona fetta di società civile locale. Anche se il quorum del 40 per cento non è stato raggiunto per un soffio, è stata per tutti una grande esperienza di mobilitazione e partecipazione dal basso.

Ma che cos’è la democrazia diretta? È l’insieme dei diritti e degli istituti referendari e fa parte dei diritti politici fondamentali. Gli strumenti di democrazia diretta in Italia ci sono ma sono poco incisivi. I più importanti – il referendum propositivo, cioè l’iniziativa legislativa popolare, e il referendum confermativo per le leggi dello Stato – sono assenti. Per ora solo la Valle d’Aosta e la Provincia di Bolzano si sono spinte oltre.

In seguito al mancato raggiungimento del quorum, a Bolzano, "Iniziativa per più democraziaha già preparato un disegno di legge per riformare in alcuni punti la legge provinciale vigente: riduzione del quorum di partecipazione al 15 per cento, introduzione di una clausola di protezione per i gruppi linguistici, introduzione del referendum confermativo su delibere della giunta provinciale, garanzia di un’informazione oggettiva in forma di un opuscolo di votazione. Se il Consiglio provinciale non recepirà la proposta, si andrà di nuovo al referendum. Chissà che non siano proprio le regioni – quelle periferiche e a statuto speciale con più esperienza di autogoverno locale – a fungere da laboratorio di sperimentazione per una democrazia diretta a livello nazionale ed europeo.

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