Cinquant’anni di dialogo ecumenico dei Focolari

Esperienze, contributi teologici e un rinnovato impegno per l’ecumenismo da parte del Movimento dei Focolari nella 58a “Settimana ecumenica” che si è svolta a Cadine (Trento)
Settimana ecumenica Trento
 “Ha lasciato in noi una certezza assoluta dell’inarrestabile cammino verso l’unità dei cristiani”. Questa una delle tante impressioni per descrivere la profonda esperienza cristiana vissuta a Cadine (Trento) dall’11 al 16 marzo 2011, in occasione della 58a “Settimana ecumenica” che includeva la Giornata ecumenica internazionale del 12 Marzo intitolata: “Chiara Lubich, una vita, un carisma per l’unità dei cristiani”. Si celebrava così l’inizio dell’impegno ecumenico del Focolare, datato 24 maggio 1961, quando Chiara Lubich fondò a Roma il Centro “Uno” per l’unità dei cristiani, centro che ora, trasferito a Grottaferrata, appena fuori città, continua a promuovere e seguire l’impegno ecumenico dei Focolari a livello mondiale.

 

Dialogo della vita

 

Da tempo gli esperti sono concordi sulla necessità di un ecumenismo che si radichi in una spiritualità. Dieci anni fa, Konrad Raiser, l’allora segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese, parlava di “un ecumenismo del cuore, non solo dello spirito, dell’intelletto, ma un ecumenismo, diremmo, della vita. È di questo che c’è bisogno[1]. Nello stesso tempo il card. Kasper, allora Presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, suggeriva che “dobbiamo riempire di vera vita lo stadio intermedio che abbiamo raggiunto, di una reale anche se non completa communio ecclesiale. ‘L’ecumenismo dell’amore’ e ‘l’ecumenismo della verità’, che mantengono certamente tutta la loro importanza, debbono essere attuati per mezzo di un ‘ecumenismo di vita’[2].

 

È in tale contesto che prende un rilievo ancora maggiore la 58ª “Settimana ecumenica” promossa dal Centro “Uno” per sottolineare l’impegno ecumenico del Focolare, definito da Chiara Lubich “dialogo della vita”.

La spiritualità dell’unità del Focolare pone l’accento sulla vita del Vangelo e su altri aspetti comuni del patrimonio cristiano che possiamo vivere insieme nella vita quotidiana. Il cardine di questa spiritualità e del “dialogo della vita” è la presenza di Gesù in mezzo fra due o più uniti nel suo nome (cf. Mt 18,20). È un approccio che non esclude le altre forme di dialogo, anzi, si offre a servizio di tutti gli altri. Il “dialogo della vita” forgia un “popolo ecumenico”, espressione anch’essa usata da Chiara. Un popolo che, come lievito, fa fermentare la tensione verso l’unità tra le Chiese e crea un humus capace di recepire i risultati del dialogo teologico e di agire di conseguenza. Questo porta molto frutto. La sfida di oggi è infatti come far sì che tutto il popolo cristiano – e non solo gli “addetti ai lavori” – accolgano i frutti del dialogo teologico.

 

Riconoscimenti al contributo del Focolare in questo aspetto giungono da eminenti personalità del campo ecumenico: il card. Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, così si esprime nel suo messaggio per l’evento di Trento: “L’esperienza del ‘dialogo della vita’, uno dei vostri contributi al movimento ecumenico, continua a diffondersi in maniera capillare in tutto il mondo. Questa realtà prepara la strada ed è un segno visibile che i cristiani professano un solo Signore, una sola fede ed un solo battesimo, e devono vivere insieme amandosi gli uni gli altri”.

 

È il Patriarca Ortodosso Bartolomeo I, nel suo messaggio letto dal Metropolita Gennadios d’Italia, a parlare di una “continua diffusione planetaria” del “dialogo della vita” del Focolare. Con tono affettuoso, indice di una lunga amicizia che risale ai tempi del Patriarca Atenagoras, mette in luce l’efficacia del modello di ecumenismo proposto dal Movimento dei Focolari.

Da parte sua, il Rev. Olav Fykse Tveit, attuale segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese (ove Chiara era stata invitata per la prima volta nel 1967), ha sottolineato come “ella aveva saputo coinvolgere i segretari generali precedenti e i miei colleghi in un vero dialogo, sfidandoci a mettere in pratica l’unità che già ci è donata in Cristo attraverso la nostra vita e il lavoro sia sul piano individuale che come staff del Consiglio Ecumenico delle Chiese”.

 

La caratteristica della vita del Focolare di vivere le frasi del Vangelo e condividerne poi le esperienze è venuta in luce nel programma proposto durante la Settimana ecumenica a Cadine. Le persone da tempo introdotte nel mondo ecumenico – teologi, pastori, laici e giovani – e altri che solo recentemente sono entrati in contatto con cristiani di Chiese diverse, sono arrivate a Trento con aspettative le più varie, coscienti però di voler vivere lo stile di vita ecumenico che questa spiritualità vissuta promuove. “Una conferma che il dialogo tra le Chiese non è solamente una bella idea ma è possibile attuarla” ha esclamato un pastore evangelico della Serbia. Un professore ortodosso di Creta affermava che quanto aveva studiato a livello accademico, lo ha sperimentato tradotto in vita durante la “Settimana ecumenica”, riferendosi ad esempio alla Trinità come modello di vita cristiana.

 

Le implicazioni teologiche

 

Chiara Lubich aveva intuito che da questa vita “stava scaturendo una dottrina che, pur ancorata all’eterna verità della Rivelazione, sviluppa e fa nuova la tradizione teologica[3]. E questa sua percezione ha avuto riflessi significativi per l’ecumenismo.

 

All’interno del Focolare, alcuni teologi stanno considerando le implicazioni ecumeniche che derivano dal “dialogo della vita”.

Questo gruppo formato da una ventina di cristiani appartenenti a sette diverse Chiese, di cui alcuni presenti alla “Settimana ecumenica”, ha animato due sessioni dedicate al contributo teologico del pensiero di Chiara Lubich nel dialogo ecumenico.

In entrambi i momenti è venuto in evidenza quanto i due capisaldi della spiritualità del Focolare e la teologia che emerge dal carisma dell’unità – Gesù crocifisso e abbandonato (cf. Mc 15, 34; Mt 27, 46) e la presenza di Gesù in mezzo (cf. Mt 18, 20) – possano offrire alle varie dimensioni dell’ecumenismo: spirituale, teologico, metodologico e pratico.

 

Si tratta di concetti chiave nel pensiero ecumenico di Chiara in rapporto all’unità. Nel grido di Gesù “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” troviamo la chiave per comprendere e per realizzare l’unità. Chiara ha spesso parlato di Gesù Abbandonato come “crocifisso ecumenico”. Inoltre la presenza di Gesù in mezzo a coloro che sono uniti nel Suo nome è quello che Chiara definiva “il pezzo forte” del nostro ecumenismo perché è Lui, presente fra cristiani di Chiese diverse, ad unirli per quanto è possibile ora..

 

Le esperienze dei partecipanti hanno sottolineato gli impegni presi alla luce della spiritualità di Chiara. Il Rev. Kobus Gerber, segretario generale della Chiesa Riformata Olandese in Sud Africa ha menzionato le sfide dell’ecumenismo del popolo sul piano della riconciliazione: “Dobbiamo rivisitare le nostre storie, le nostre dichiarazioni e le nostre decisioni per discernere ai piedi della croce e attraverso lo Spirito Santo su quali punti dobbiamo riconciliarci con i nostri fratelli”.

 

Una forte testimonianza è venuta da un gruppo di cristiani provenienti dalla Siria e dal Libano, del Patriarcato Ortodosso di Antiochia, della Chiesa Siro-ortodossa, della Chiesa Armena Apostolica, della Chiesa cattolica di rito Maronita, Greco-Melchita e Armeno. Una signora ortodossa ha riferito che dopo un incontro con il Focolare aveva sentito di impegnarsi per conoscere ed amare sia la propria Chiesa che le altre, da qui lo studio della teologia. Ha detto che l’esperienza più forte sta nel cercare di scoprire il volto di Gesù nell’altro, pur continuando ad approfondire ciò che li divide. “Non è stato un processo indolore”, ha aggiunto, ma la sua forza era nell’amare, come aveva fatto Gesù sulla croce. Ora insieme ad una coppia cattolica del Focolare, lavora in una Commissione Ecumenica che ha per motto: “Imparare a conoscere per poter amare”.

 

Un Patto solenne

 

Nel corso della “Settimana” i partecipanti (400 cristiani da 4 continenti, da Chiese dell’Oriente e dell’Occidente, di culture, professioni e vocazioni diverse) hanno approfondito l’unione con Dio e l’unità con i fratelli proprio nel luogo che ha visto nascere il Movimento dei Focolari, incontrandosi tra persone di Chiese, liturgie e lingue per la maggior parte sconosciute. Diciassette le traduzioni: dal russo all’arabo, dal finlandese al cantonese. Vivissima la comunicazione.

 

La “Settimana” non è stata una semplice celebrazione, ma una pietra miliare nel cammino ecumenico dei Focolari. I partecipanti hanno promesso a Dio di dedicare il resto della vita a lavorare per l’unità dei cristiani, attraverso un Patto solenne in cui ci si è impegnati a vivere l’amore reciproco, il comandamento nuovo di Gesù e di “diffondere questa vita, ciascuno nella propria Chiesa e nei rapporti tra le nostre Chiese”. Una signora ortodossa rumena che vive in Austria, ha così espresso i propri sentimenti: “Quando ho firmato il Patto ho detto il mio ‘Sì’ a Dio che ha fatto cadere il ponte dietro di me, non potevo più tornare indietro”.

 

Maria Voce, Presidente del Movimento dei Focolari ha ribadito l’invito di Chiara di invadere la cristianità “con un torrente d’amore” ed ha spinto i presenti alla Giornata ecumenica a “ripartire con maggior gioia e con una nuova grande speranza!”. Gioia e speranza che esprimono la realtà vissuta durante la “Settimana”. Gioia per quanto Dio ha già fatto in mezzo a noi con la Sua presenza e speranza nella piena realizzazione del suo Testamento: “Che tutti siano uno” (cf. Gv 17, 21).

 

Uno dei frutti emersi a Trento in questi 50 anni di lavoro ecumenico è che il “dialogo della vita” ci da un saggio del “già” dell’unità, pur permanendo nella realtà del “non ancora” d’unità pienamente realizzata.

Spesso l’ecumenismo è paragonato ad un viaggio, come sulla strada verso Emmaus, che percorriamo insieme con Gesù in mezzo a noi. Il Movimento dei Focolari cammina lungo questa strada sulle orme del carisma di Chiara per contribuire, con tutti, a questa “via della Chiesa[4]. Via verso il compimento dell’ultima volontà di Cristo, il suo Testamento, la pagina, come disse Chiara, per la quale siamo nati[5].

 



[1] Intervista pubblicata in La Croix, 23 gennaio 2001.

[2] W. Kasper, Prolusio, in Information Service 109 (2002/I-II), p. 19. Traduzione italiana: W. Kasper, Situazione e visione del movimento ecumenico, in Il Regno-Attualità 4 (2002).

[3] C. Lubich, Discorso per il conferimento della Laurea honoris causa in Teologia alla Pontificia Università di Santo Tomas, Manila, 14 gennaio 1997.

[4] Giovanni Paolo II, Ut Unum Sint, n. 7.

[5]Cf. Chiara Lubich, Dialogo della vita, Città Nuova, Roma 2007, p. 27.

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