Centro Italia, la lenta rinascita a due anni dal sisma

Il 24 agosto 2016 una scossa distrusse Amatrice, Accumoli, Pescara del Tronto..., seminando morte e distruzione nel cuore dell'Italia. Nel 2018 la ricostruzione delle aree terremotate si conferma lunga, mentre la crescita economica stenta a ripartire. Sono infatti centinaia le aziende chiuse o delocalizzate, mentre resta costante la solidarietà.

Sono passati due anni dalla prima scossa, di magnitudo 6.0, avvenuta alle 3.36 del 24 agosto 2016 con epicentro tra Accumuli e Arquata del Tronto, che ha dato l’avvio a quella che è stata definita la “sequenza sismica Amatrice-Norcia-Visso” dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) per classificare la serie di eventi sismici che a più riprese hanno interessato il Centro Italia fino al gennaio 2017. Una calamità che ha coinvolto migliaia di vite umane: 299 morti, quasi 400 feriti, 500 persone estratte dalle macerie e un picco di 32mila persone assistite a fine ottobre 2016 nelle regioni appenniniche di Marche, Abruzzo, Lazio e Umbria.

A tutt’oggi, la data del 24 agosto non è solo il ricordo di ciò che è accaduto due anni fa, ma l’inizio di un lungo percorso verso la ricostruzione, fatto di attese, battute di arresto e riprese. E mentre ancora si aprono inchieste sulla responsabilità dei crolli, come nel caso delle case popolari ad Amatrice, arrivano segnali positivi per chi ha la casa terremotata. Secondo i dati diffusi dalla protezione civile, ormai il fabbisogno complessivo di Sae (le cosiddette “soluzioni abitative d’emergenza”), stimato in oltre tremila case, è stato raggiunto.

Meno bene la situazione per quanto riguarda l’economia. Prima dell’estate i dati Istat sul Pil (prodotto interno lordo) per aree territoriali hanno evidenziato una crescita di appena lo 0,9% del Centro, a causa delle conseguenze del terremoto e del crollo dell’agricoltura. E, in effetti nelle Marche, una delle regioni più colpite dal sisma, secondo una recente indagine hanno chiuso 500 imprese tra fine 2016 e inizio 2018, di cui oltre duecento sono aziende agricole, complice anche la delocalizzazione delle attività.

Ma a due anni di distanza non si arresta neanche la solidarietà. Tra le innumerevoli iniziative avviate c’è quella del gruppo di “Amici del Centro Italia”, formato da commercianti, rappresentanti istituzionali e cittadini di Cremona, Brescia e Parma, che per l’ottava volta sono partiti quest’estate dalle loro città, per portare aiuti alla frazione di Poggio Vitellino ad Amatrice.

A fine giugno, inoltre, è partita da Fabriano la seconda edizione de “La lunga Marcia del terre mutate”: il più importante cammino solidale che collega in modo permanente Fabriano a L’Aquila, toccando le quattro regioni colpite dal terremoto, all’insegna del turismo sostenibile. E infine, appuntamento alla prima settimana di settembre per l’apertura della nuova scuola di Gualdo, nel maceratese, distrutta il 24 agosto del 2016 e realizzata grazie all’iniziativa “Non lasciamoli soli” promossa dal Giornale di Brescia e dalla Fondazione della Comunità Bresciana.

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