Calcio, una via per la salvezza

La storia delle “Estrellas” de Casa Loma, in Colombia. Da semplici partitelle fra ragazzi a vere sessioni di allenamenti seguiti da esperti

Ciudad Bolivar, distretto meridionale della capitale Bogotà, Colombia: lì vivono più 500.000 anime, la stragrande maggioranza giovanissime, costrette a vivere in un contesto urbano troppo spesso duro, violento e senza reali vie di sbocco. Una città che, nel corso dei decenni, ha ospitato decine di migliaia di desplazados: contadini soprattutto, trasferitisi dalle province vicine, spinti a partire anche dal perenne conflitto che in queste decadi ha insanguinato lo Stato sudamericano. E’ in un contesto bersagliato prima dalle attività delle forze paramilitari e poi soffocato da tassi di criminalità altissimi che, nel tempo, si sono sviluppate lodevoli forme di attivismo sociale e resistenza. Una di queste, è una bellissima storia di sport e speranza: quella della scuola calcio Estrellas de Casa Loma.

 

Le “Estrellas”, che prendono il nome dal quartiere di Casa Loma, sono anzitutto un gruppo di giovani che, per sfuggire alla violenza e al crimine diffuso, hanno cercato un’ancora di salvezza nella passione per lo sport, visto come diritto inalienabile per chi è escluso da tutto. L’eccesso di tempo libero, legato al dramma dell’impossibilità dell’accesso all’educazione e a un lavoro degno, spesso spinge i ragazzi del barrio verso la delinquenza. Attraverso questa iniziativa, le “Estrellas” sono riuscite a creare uno spazio per fare calcio in maniera organizzata, partendo semplicemente da un terreno abbandonato: da lì, con gli sforzi di tutti, si è creato un vero e proprio campo sportivo. Successivamente, dalle semplici partitelle tra ragazzi, si sono sviluppate delle vere e proprie sessioni d’allenamento, nelle quali i giovani sono seguiti da esperti del settore.

 

Le Estrellas si riuniscono ogni mercoledì e domenica: la magia dello sport, puntualmente, fa sì che ad ogni appuntamento ci siano nuovi ragazzini che si uniscono al gruppo, sempre più numeroso. Jean Durango Cardoza, laureato in Amministrazione sportiva all’università di Bogotà e uno dei promotori dell’iniziativa, spiega nel dettaglio il lavoro settimanale: «L’allenamento è pianificato giorno per giorno. Contiamo sull’apporto di giovani tecnici molto preparati riguardo le tecniche calcistiche: insegniamo come si tocca la palla, come si effettua un buon passaggio, le tecniche di possesso palla. Con queste informazioni, possiamo migliorare il nostro approccio al calcio».

 

Accanto agli allenamenti, poi, ci sono tutte le attività organizzative: in primis, la progressiva sistemazione del campo da gioco, che necessità di continue cure e miglioramenti. Quindi, l’organizzazione di campionati che coinvolgono altre squadre del quartiere Casa Loma. Uno sforzo non indifferente, anche da un punto di vista economico: all’inizio del progetto delle “Estrellas”, tutti hanno contribuito a dare una mano nella costruzione del terreno di gioco, mentre continue collette e  raccolte fondi hanno aiutato il gruppo ad avere a disposizione palloni e uniformi. «Una vera e propria esperienza di conquista popolare», chiosa Cardoza.

 

Una volontà di rivendicazione dei propri diritti che, purtroppo, continua a scontrarsi con i drammi della realtà quotidiana: lo scorso novembre, infatti, conflitti a fuoco tra bande criminali che infestano il barrio hanno portato a una temporanea sospensione delle attività della scuola calcio. La speranza, però, non può e non deve mai essere fermata da qualche colpo di pistola: lo dimostrano i propositi delle “Estrellas” per il 2017, espressi con un post su Facebook a metà dello scorso mese. «Concludiamo l’anno con un’amichevole, regali e riconoscimenti ai nostri giocatori. Sfide forti per il quartiere e il territorio: difendere i nostri diritti a un alloggio decente, all’accesso a sport e ricreazione, all’istruzione, lavoro e salute». Un’ennesima dimostrazione di come lo sport sia portatore di valori unici, autentici, universali: un mezzo per rivendicare una vita migliore e per infrangere l’assordante silenzio dell’isolamento economico e sociale.

 

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