Brexit: il Parlamento respinge l’accordo

La Camera dei Comuni ha bocciato il piano proposto da Theresa May: dietro l’angolo vi sono un voto di sfiducia e tanta incertezza per il futuro

Dopo giorni di frenetiche trattative e un acceso dibattito nel Parlamento britannico, il 15 gennaio, la Camera dei Comuni ha respinto la proposta di accordo Brexit negoziato dal premier britannico, Theresa May, con un voto che ha visto 432 deputati contrari (tra i quali oltre 100 Tory) e 202 favorevoli. I conservatori dissidenti, molti sostenitori di una hard Brexit, si sono uniti ai partiti di opposizione e al Partito Democratico Unionista (contrario al cosiddetto backstop, cioè un’apertura transitoria ma indefinita del confine nordirlandese) nel rigettare questo accordo Brexit che, del resto, fin dalla sua conclusione, aveva scontentato tutti. Infatti, May aveva ritardato il voto previsto prima di Natale nella vana speranza di conquistare gli indecisi e ottenere il via libera all’accordo di uscita del Regno Unito dall’Unione europea (Ue).

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Jeremy Corbyn, leader dei laburisti, ha definito la sconfitta di May come «catastrofica», osservando che «il ritardo e il rifiuto hanno raggiunto la fine della linea» e presentando, poi, una mozione di sfiducia verso il governo, da discutere nella giornata di mercoledì. D’altronde, non è detto che la mozione di sfiducia venga approvata dalla Camera dei Comuni: non è chiaro il comportamento di tutti i deputati conservatori dissidenti, mentre il Partito Democratico Unionista, che ha votato contro l’accordo Brexit, ha manifestato la propria volontà di sostenere ancora il governo May.

Le opzioni sul tavolo sono molteplici e l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue il 29 marzo non sembra più certa. Tentare di negoziare un nuovo accordo con Bruxelles? Ottenere maggiori garanzie circa il confine tra Irlanda e Irlanda del Nord? Indire un nuovo referendum per chiedere ai cittadini, oggi forse più consapevoli, di esprimersi sulla Brexit? Oppure uscire dall’Ue senza accordo e, quindi, sicuramente, trascinare il Paese nel caos? Che fine faranno i residenti dell’Ue in Gran Bretagna e i residenti britannici in Europa? Chiedere un rinvio dell’uscita del Regno Unito dall’Ue? Restare nell’Ue?

Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea, ha esortato «il Regno unito a chiarire le sue intenzioni il prima possibile». Del resto, è nei propri interessi e in quelli dell’Ue. Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo, ha provocatoriamente posto una domanda che in molti si fanno: «Se un accordo è impossibile e nessuno vuole un accordo, chi avrà finalmente il coraggio di dire qual è l’unica soluzione positiva?».

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