Blueberry

Lo stile è sostenuto e rivela una mano esperta, ma il film non è pienamente riuscito. Tuttavia, val la pena di parlarne, per renderci conto dell’alone mitico, che si è formato intorno alla cultura sciamanica degli indiani d’America. Il regista è Jan Kounen, un quarantenne dall’aria quieta e pensosa, già autore del discusso Dobermann. Per comprendere meglio l’esperienza di quelle tribù, sia lui che Vincent Cassel, l’interprete principale, hanno letto i libri di Carlos Castaneda, hanno fatto viaggi in Messico e nella giungla amazzonica, conoscendo le potenti piante psicotrope. Si sono convinti che, oltre al mondo sensibile, l’unico familiare a molti occidentali, ne esiste un altro interiore, in cui è possibile trovarci di fronte a verità sconcertanti del nostro passato da accettare, dopo aver vinto le paure che le nascondono come una barriera. Ed è in questo mondo mistico che Blueberry entra coraggiosamente e si confronta con un nemico misterioso, che ai comportamenti assassini accompagna la ve-nerazione per la natura e che, insomma, finisce per incarnare il pauroso spirito- serpente delle piante. Per raccontare questa avventura spirituale, Kounen si è rifatto liberamente agli albi del famoso fumetto omonimo di Moebius, autore parigino di storie del vecchio west, con l’intenzione, come egli stesso ha spiegato, non di restargli fedele, ma di creare qualcosa d’atro. Per esprimere i contrasti interiori non si è affidato ad una via concettuale o a quella dei sentimenti, suggeriti dai dialoghi, ma alle immagini e alla potenza delle impressioni sensoriali, da esse suscitate. Probabilmente gran parte dei 40 milioni di euro, che ha speso, sono andati per gli abbondanti effetti digitali, utilizzati per rappresentarle. Ma, attraverso di esse lo spettatore può solo intuire, senza arrivare a capire del tutto. È a causa della difficoltà di comprensione e del fatto che la vicenda non si risolve nella maniera classica dello scontro a colpi di pistola, che il film è destinato a non avere un vasto successo di pubblico, pur essendo un western originale per la sua dimensione psicologica. Regia di Jan Kounen; con Vincent Cassel, Juliette Lewis, Michael Madsen, Kestenbetsa.

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