Bilancio europeo in stand-by

Il bilancio per il 2024 è approvato, ma il Consiglio europeo si blocca su quello pluriennale.
Il primo ministro ungherese Viktor Orban arriva per un vertice Ue presso la sede del Consiglio europeo a Bruxelles, giovedì 14 dicembre 2023. (Foto AP/Virginia Mayo)

I capi di Stato e di governo, riuniti nel Consiglio europeo del 15 e 16 dicembre, non hanno trovato l’accordo sulla revisione del bilancio di lungo termine dell’Unione europea (Ue), il cosiddetto Quadro finanziario pluriennale, che va fino al 2027, a causa del veto posto dal leader ungherese Viktor Orban finché non verranno sbloccati i 32 miliardi di euro di fondi europei al proprio Paese. Se ne tornerà a discutere a gennaio.

Però, era già stato raggiunto l’accordo tra il Parlamento europeo e il Consiglio dei ministri dell’Unione europea sul bilancio dell’Ue per il 2024, che oltre finanziare le politiche europee sul continente, contribuirà anche a fare fronte alle conseguenze più urgenti della crisi in Medio Oriente e nei Paesi vicini. L’accordo sul bilancio per il 2024 prevede impegni pari a 189,4 miliardi di euro e pagamenti pari a 142,6 miliardi di euro. Il bilancio continuerà a sostenere la ripresa economica in corso, rafforzando allo stesso tempo l’autonomia strategica dell’Ue. La spesa verde e digitale rimarrà prioritaria affinché l’Europa sia più resiliente e attrezzata per il futuro, anche grazie a NextGenerationEU.

Tra i fondi stanziati, figurano 53,7 miliardi di euro per la politica agricola comune e 1,1 miliardi di euro per il Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l’acquacoltura, a beneficio degli agricoltori e dei pescatori europei, ma anche allo scopo di rafforzare la resilienza dei settori agroalimentare e della pesca e di dotarli dei mezzi necessari per gestire la crisi. Altri 47,9 miliardi di euro sono destinati allo sviluppo regionale a sostegno della coesione economica, sociale e territoriale e delle infrastrutture su cui si baseranno la transizione verde e i progetti prioritari dell’Ue.

Alla ricerca e innovazione sono destinati 13,6 miliardi di euro, di cui 12,9 miliardi di euro per Orizzonte Europa, il programma faro dell’Ue. Il bilancio comprende anche il finanziamento del regolamento sui chip nell’ambito di Orizzonte Europa e il programma Europa digitale. Altri 4,6 miliardi di euro per gli investimenti strategici europei, di cui 2,7 miliardi di euro per il meccanismo per collegare l’Europa al fine di migliorare le infrastrutture transfrontaliere, 1.3 miliardi di euro per il programma Europa digitale al fine di plasmare il futuro digitale dell’Unione e 348 milioni di euro per le priorità fondamentali di InvestEU, che riguarda la ricerca e l’innovazione, la duplice transizione verde e digitale, il settore sanitario e le tecnologie strategiche.

Ancora, 21,9 miliardi di euro destinati a persone, coesione sociale e valori, dei quali 16,8 miliardi di euro per il Fondo sociale europeo (FSE), 3,8 miliardi di euro per Erasmus+ allo scopo di creare possibilità di istruzione e mobilità per i cittadini, 335 milioni di euro a sostegno di artisti e creatori in tutta Europa e 261 milioni di euro per promuovere la giustizia, i diritti e i valori. Sono poi 3,3 i miliardi di euro per i crescenti costi di finanziamento di NextGenerationEU, 2,4 i miliardi di euro per l’ambiente e l’azione per il clima, di cui 765 milioni di euro per il programma LIFE a sostegno della mitigazione dei cambiamenti climatici e dell’adattamento agli stessi e 1,5 miliardi di euro per il Fondo per una transizione giusta, affinché la transizione verde funzioni per tutti.

Il bilancio contempla 2,2 miliardi di euro per proteggere le frontiere esterne dell’Ue, mentre 1,7 miliardi di euro sono destinati alle spese connesse alla migrazione. Anche la politica della difesa comune viene sostenuta, con 1,6 miliardi di euro, di cui 638 milioni di euro a sostegno dello sviluppo di capacità e della ricerca nel quadro del Fondo europeo per la difesa, 251 milioni di euro a sostegno della mobilità militare, 260 milioni di euro per il nuovo strumento a breve termine per la difesa (EDIRPA) e 343 milioni di euro per sostenere la produzione di munizioni.

Degni di nota anche 754 milioni di euro per il programma europeo per la salute (EU4Health) allo scopo di garantire una risposta sanitaria globale alle esigenze delle persone e 240 milioni di euro per il meccanismo di protezione civile dell’Ue (rescEU) per poter mobilitare rapidamente un’assistenza operativa in caso di crisi.

La Commissione europea ha anche annunciato l’intenzione di emettere fino a 75 miliardi di euro di obbligazioni dell’Ue nel primo semestre del 2024, raccogliendo quindi sul mercato tali fondi a lungo termine. I fondi raccolti saranno utilizzati principalmente per far fronte ai pagamenti relativi a NextGenerationEU e in particolare al dispositivo per la ripresa e la resilienza. Proprio per favorire la ripresa dalla pandemia di Covid-19, infatti, la Commissione europea ha iniziato a cercare finanziatori sui mercati internazionali come fanno gli Stati: un avvenimento storico nella vita dell’Ue! La Commissione europea, così facendo, contrae prestiti sui mercati internazionali dei capitali per conto dell’Ue ed eroga i fondi agli Stati membri e ai Paesi terzi nell’ambito di vari programmi di prestiti.

Il piano di finanziamento della Commissione europea si basa sulle operazioni di finanziamento del 2023, quando la Commissione europea ha raccolto 115,9 miliardi di euro di fondi a lungo termine, comprese le emissioni di obbligazioni verdi NextGenerationEU per 12,5 miliardi di euro, che hanno portato l’importo totale delle obbligazioni verdi di NextGenerationEU, destinate appunto a finanziare progetti sostenibili, a 48,9 miliardi di euro.

Secondo i dati dell’ultima indagine Eurobarometro, il sostegno al dispositivo per la ripresa e la resilienza rimane molto forte, con il 70% degli intervistati a favore di un piano per la ripresa a sostegno di tutti gli Stati membri, a condizione che questi realizzino investimenti e riforme verdi, digitali e sociali. Anche il sostegno all’euro è molto forte, con il 79% degli intervistati che ritengono l’euro un bene per l’Ue, mentre il 69% ritiene che sia una cosa positiva per il proprio Paese. Una curiosità: dall’indagine è anche emerso che il 66% degli intervistati è favorevole all’abolizione delle monete da 1 e 2 centesimi.

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