Betancourt Quale Colombia?

Ingrid Betancourt è libera! È il grido di giubilo che si è elevato dalla Colombia, abbracciando il mondo intero. Dal giorno del suo sequestro, Ingrid è diventata il simbolo del profondo degrado in cui è piombato il conflitto colombiano. Durante gli oltre sei anni vissuti alla mercede delle Farc (Forze armate rivoluzionarie della Colombia), l’immagine di Ingrid ha evocato l’orrore e la crudeltà di un confronto armato che ha contribuito a perpetuare le disuguaglianze e le povertà che affliggono ancora la bellissima terra di Colombia. Con la liberazione, Ingrid si è trasformata anche in un simbolo di speranza e di perseveranza. Quel volto, prima emaciato, ora è diventato raggiante; lo sguardo pieno d’amore. Era bello vederla così desiderosa di abbracciare, toccare, baciare senza posa la madre ed i figli. La foresta era come un muro verde e, per quanto ami la natura e l’ecologia, era troppo – ha raccontato durante un ricevimento all’Eliseo di Parigi -. E in questo mondo ostile, dove tutto ti è nemico, tutto è pericoloso, e dove tutto sembra esserti contro, li c’è Dio. E c’eravate tutti voi. Il fatto che mi avete incluso nelle vostre vite quotidiane, che avete sofferto insieme a me… non riesco a dirvi quanto vi amo. Ingrid adesso è libera e così lo sono i 14 compagni che erano con lei. Ma il cammino della pace in Colombia è ancora lungo ed incerto. Il presidente colombiano Alvaro Uribe, appoggiato da un vasto consenso popolare, fin dall’inizio del suo mandato ha deciso di non dare una chance alla guerra usando un pugno di ferro. La sua strategia militare ha notevolmente ridotto la capacità belligerante della guerriglia, e le Farc hanno sofferto negli ultimi mesi duri colpi, che sembrano averla debilitata in maniera significativa. Ma la vittoria militare sarebbe per la Colombia solamente una vittoria parziale. Le motivazioni del conflitto armato hanno profonde radici storiche, politiche e sociali. I rancori che tuttora alimentano lo scontro, devono ancora essere risolti e trasformati. Il nome della pace in Colombia è una democrazia più profonda e partecipativa. Una tale democrazia non si conquista con gli eserciti, ma con un cammino di riconciliazione. Ingrid, donna straordinaria, ci ha fatti partecipi della sua odissea, scuotendoci dall’indifferenza. Aver aperto gli occhi sul dramma del conflitto in Colombia è una responsabilità. La sfida per la Colombia non è vincere la guerra, ma vincere la pace. E questo è un cammino che va sostenuto, senza richiudere gli occhi.

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