Azzardo. Critiche alla proposta del governo

Resa pubblica dal governo la bozza di riordino dell’offerta dell’azzardo. Il sottosegretario invita a trasmettere osservazioni. Ecco allora la seconda parte delle obiezioni radicali avanzate nell’intervista a Daniela Capitanucci, psicologa tra i fondatori dell’associazione And, azzardo e nuove dipendenze
Le prime slot machine del 1981 ANSA/UFFICIO STAMPA CASINO' SAINT-VINCENT

Sollecitato da Marco Dotti di Vita, il sottosegretario all’economia Pier Paolo Baretta ha reso disponibile sul proprio blog la proposta governativa  di “riordino del settore giochi”, cioè dell’azzardo per essere comprensibili, che afferma aver discusso «con tutti i soggetti coinvolti che hanno chiesto di interloquire con il Governo: Istituzioni, Associazioni, operatori».

E tuttavia lo stesso sottosegretario, considerando il risvolto sociale della questione invita a mandare proposte e osservazioni all’email segreteria.baretta@mef.gov.it

Ovviamente a chi ha compiti di governo non si può chiedere di smantellare di punto in bianco un sistema cresciuto in maniera anomala per tante ragioni, ma di tracciare una strada che vada su questa strada.

Insomma per smontare un meccanismo complesso non occorre il martello ma è sufficiente il cacciavite. Basta, tuttavia, svitare i bulloni giusti.

Intervistando la dottoressa Capitanucci su cittanuova.it abbiamo già iniziato a trasmettere le osservazioni richieste dal ministero. Ecco la seconda parte del colloquio con la cofondatrice dell’associazione And, azzardo e nuove dipendenze.

Perché è criticabile il piano dell’offerta dell’azzardo proposta dal governo?

Perché l’offerta di azzardo è polverizzata nel territorio (e non solo, se consideriamo il mercato on line): è accessibile senza barriere da chiunque (in spregio alle più elementari norme di cautela), sebbene sia una tipologia di consumo che è accertato comporti rischi di dipendenza patologica e non solo (gli effetti negativi si annoverano in molti altri ambiti che non sto ad elencare ma che Città Nuova più volte ha preso in considerazione).

È evidente che tra le altre criticità c’è anche quella dell’impossibilità di controllare il rispetto delle norme (ci vorrebbe un esercito per farlo). Questo modello distributivo non consente ad esempio di prevenire che chi gioca d’azzardo non rientri nelle fasce definite “a rischio”: giovani, anziani, pazienti psichiatrici, soggetti indigenti, persone indebitate, giocatori patologici, cc.

Il governo ha detto, però, che sarà intensificato il controllo…

Se il controllo è in capo agli esercenti- ammesso che poi lo sia, perché l’unica classe da vigilare è quella dei minori, che mi risulti – è evidente che un buon numero di persone che genereranno danni a se e agli altri a causa del comportamento di gioco d’azzardo, continuerà a farlo legalmente in modo indisturbato.

L’offerta così congegnata poi non consente di prevenire forme di indebitamento crescente, e anche di usura (anche in prossimità degli esercizi dove si gioca d’azzardo), o di riciclaggio (all’interno delle sale vlt dove può circolare anche molto denaro). Ricordiamo che esiste una Polizia dei giochi, che vigila tale fenomeno in prossimità dei 4 casinò italiani. Vi è altrettanto controllo specializzato vicino ai bar, ricevitorie, sale slot, sale scommesse? Non mi risulta.

Il controllo inoltre è rimasto quello ordinario: nuovi compiti per le forze dell’ordine che non sono state ampliate a fronte di un ampliarsi dell’impegno di controllo del territorio! Così, si riducono anche le risorse per vigilare sull’offerta di gioco illegale, che prima era l’unica che le forze dell’ordine dovevano vigilare, con un evidente effetto iatrogeno (la malattia cioè provocata dalla cura sbagliata del medico, ndr).

Secondo il movimento Slot Mob, l’unica strada efficace resta quella di revocare le concessioni alle multinazionali dell’azzardo, troppo forti per essere fermate: cosa impedisce di ritornare ad un gestione pubblica non incentivante l’azzardo?

È la mancanza di una scelta politica che lo impedisce. Ed è il fatto che a pagare le spese in senso lato non siano coloro che hanno preso le decisioni che hanno condotto a questo disastro, ma il resto della collettività.

Quali strumenti restano ancora per opporre resistenza a questo stato di cose? Si potrebbe elaborare un piano da far sottoscrivere ai candidati delle prossime elezioni come cartina di tornasole delle loro intenzioni?

Può essere, anche se sono poco ottimista a riguardo. Mi viene in mente Mina con la sua canzone; parole, parole, parole…. Politici che in passato hanno tentato di incidere ce ne sono stati. Ricordo tra gli altri Raffaele Lauro. Ma chi davvero aveva cominciato a proporre visioni che sarebbero state efficaci, è sparito dalla scena. O è stato fatto sparire? Ricordiamo il congedo anticipato del colonnello della Guardia di Finanza Umberto Rapetto (autore di un’ indagine sulle slot machine con maxi multa, non eseguita, a danno delle concessionarie dell’azzardo,  ndr).

È necessaria una disintossicazione del nostro Paese dall’azzardo. A partire dallo svincolarsi dalle entrate erariali: bisogna rinunciare a quei quasi 10 miliardi annui di introiti. Questa tuttavia può essere solo conseguenza di una scelta politica nazionale, che non parrebbe facile da ottenere. Almeno non spontaneamente.

E allora bisogna solo rassegnarsi?

Niente affatto!  Lancio una provocazione coerente con la resistenza dei territori che resta ancora oggi il più potente strumento di cambiamento e che quindi va non solo conservata intatta ma anche ampliata ad altre classi di soggetti: magistrati, economisti, industriali di altri settori: che i costi delle esternalità negative derivanti dal gioco d’azzardo legale ricadano in solido e davvero su chi è responsabile. Che si possano fare class action per chiedere il risarcimento de danni a chi li ha cagionati, che i politici e i sottosegretari che hanno avvallato scelte scellerate finiscano con il rimetterci del loro quando vengono documentati danni. Che tutti i costi (salute, sociale, economia, qualità della vita, controlli, criminalità, processi, ecc.) vengano contabilizzati precisamente e pagati (in euro) da chi ha fatto quelle scelte, al mendace motto di “abbiamo salvato l’Italia dal gioco illegale”.

Che si chiami in causa un’istituzione davvero neutrale e non collusa, per fare questo enorme lavoro. E anche questo dettaglio, non è per nulla da dare per scontato.

Quale obiettivo immediatamente raggiungibile si può indicare nella situazione in cui siamo?

Abolire ogni forma di pubblicità e sponsorizzazione, diretta e indiretta. Poi faremo gli altri passi. Ma, per ora, si potrebbe cominciare da lì. Perché ora l’Italia va salvata dal gioco d’azzardo legale.

 

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