Astensione o partecipazione?

Elezioni regionali.

Da un lato, si è denunciata la prevaricazione sofferta da parte della magistratura, con la non ammissione del “listino” di Formigoni a Milano (poi rientrata) e della lista Pdl di Roma. Dall’altro, la prevaricazione denunciata è stata a carico del governo, accusato di ricorrere a strumenti legislativi eccezionali pur di mettere pezze a incompetenze e pressappochismi dei dirigenti locali di partito. E le piazze si sono riempite, ora dell’uno ora dell’altro schieramento.

Così la preparazione al voto del 28 e 29 marzo prossimi si è consumata nell’ennesima sfida frontale, lasciando ben poco spazio alla presentazione dei candidati, dei programmi e alla discussione dei temi.

Una situazione che, se si pensa ai compiti delle Regioni (fondamentali per la vita di tutti noi, basti menzionare la sanità) e ai ben 13 governi regionali da eleggere, produce un senso di autentico scoramento. E infatti, aleggia su questa chiamata alle urne, più insidiosa che mai, l’ombra dell’astensionismo. Secondo gli ultimi sondaggi, la vicenda “liste” da sola ha provocato un cambio di idea a favore dell’astensione addirittura nel 13 per cento degli elettori.

Ma vi è di più: si è teorizzata la bontà dell’astensionismo come scelta politica, come atto di civile protesta. Di più. Appare quasi che l’elettore finisca per apparire complice del «brutto spettacolo» che va in scena.

Si può essere d’accordo? Solo in teoria, poiché in pratica è proprio l’astensionismo il vero alleato del “teatrino” della politica. L’antidoto, al contrario, è un sovrappiù di impegno, che dovrebbe condurci a frequentare i luoghi di riunione del nostro partito, a partecipare con serietà a forum, blog, scambi vari. O, perlomeno, ci porti a esprimere un voto consapevole e non viscerale. Andiamo quindi alla ricerca del candidato che più si avvicina al nostro ideal-tipo e cerchiamo un rapporto con lui. La nuova responsabilità che occorre esigere dai politici ha bisogno della vicinanza e della partecipazione dei cittadini accanto ai candidati, prima, e poi agli eletti.

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