Assegno unico figli, ok della Camera e nodo risorse

Assegno unico figli. La legge deve ora passare anche al Senato per delegare il Governo ad una riforma che chiede un impegno di spesa strutturale. Il legame possibile con le risorse del Recovery Fund. Cantiere politiche familiari promosso da Città Nuova.
Assegno unico Foto Roberto Monaldo / LaPresse

La Camera dei deputati ha approvato all’unanimità la proposta di legge delega sull’assegno unico e universale per i figli nello stesso giorno in cui Conte ha annunciato, dopo 4 giorni di ininterrotta trattativa, l’accordo sul Recovery Fund europeo. Il piano di Next Generation Ue ci chiede di avere un pensiero lungo, capace di investire e progettare per il futuro.

Ora che ci sono i soldi, o meglio ci saranno dal 2021 distinti tra prestiti a lunga scadenza e sussidi a fondo perduto, bisogna stare attenti a non sprecare una occasione unica e ineludibile.

Il percorso della legge delega Delrio è teoricamente molto lungo. Dopo la Camera serve il via libera del Senato, una “formalità” secondo il presidente del Forum delle associazioni familiari, Gigi De Palo, e poi il varo di decreti legislativi da parte del Governo nel termine di 12 mesi. Tempi troppo estesi per un intervento che il relatore della legge, il dem Stefano Lepri, ha paragonato alla riforma agraria e a quella del servizio sanitario nazionale. Conquiste, queste, sempre esposte agli attacchi dei latifondisti della rendita immobiliare e dei demolitori della sanità pubblica a favore di quella privata accessibile ai soli benestanti. Per questo motivo bisogna riconoscere l’importanza della strategia complessiva operata dall’azione del Forum guidato da De Palo.

Con molto realismo e umiltà, l’introduzione dell’assegno unico non è riducibile ad un incentivo alla natalità, ma cerca di rimuovere in senso costituzionale quegli ostacoli che impediscono a chi vuole accogliere un figlio di poterlo fare perché impedito da un complesso normativo iniquo che ad esempio, ad oggi, prevede delle detrazioni fiscali per i figli che i percettori di redditi bassi non possono applicare perché le loro imposte sono più basse delle detrazioni e non possono andare a credito verso lo Stato. C’è poi tutta un’area di discriminazione nell’accesso agli attuali assegni familiari previsti solo per i lavoratori dipendenti. Misure in vigore in altri Paesi, dalla Germania al Canada.

L’assegno unico è pensato come uno strumento semplice e universale, cioè destinato a tutti, esclusi i percettori dei redditi molto elevati, in maniera fissa. Parte dal settimo mese di gravidanza fino ai 18 anni di età, diminuendo nell’importo fino a 21 anni ma restando in forma maggiorata in caso di disabilità. Anche dal terzo figlio, il limite che segna il pericolo della povertà, è prevista una maggiorazione. Criteri opinabili, come la considerazione che un giovane studente di 21 anni costa più di un figlio minorenne. Ma già questo impegno comporta la ridefinizione di tutte le misure previste in campo familiare per 15,5 miliardi di euro e l’increnento di spesa fissa di ulteriori 7 miliardi di euro. Siamo oltre le usuali mance ed elemosine elargite a bilancio chiuso.

Per essere credibile questo intervento deve essere introdotto in tempo utile per il 2021, impegnando le risorse di bilancio definite da settembre 2020 ed entrare nel “piano di rilancio dettagliato” che il Governo deve presentare per avere accesso al Recovery Fund. Un enorme opera di ingeneria normativa, fiscale e contributiva che può essere attutata solo ad una vera e ostinata volontà politica.

L’umanità del voto della Camera riflette il senso di smarrimento dei parlamentari di questa legislatura consapevoli del dissesto demografico prodotto da decenni di scelte recessive che mettono in pericolo il sistema pensionistico e l’accesso universale alle cure da parte di una popolazione anziana. Ma questa generazione attuale degli italiani, segnata dalla crescita della precarietà, è anche quella che sperimenterà già un abbassamento notevole di quel trattamento pensionistico che permette oggi agli anziani di svolgere una funzione di prestatori di ultima istanza per figli e nipoti.

La riforma dell’assegno unico comporterà, quindi, se approvato davvero, uno spostamento strutturale e permanete di risorse, distinta dagli interventi contro l’impoverimento ma tale riforma non può non tener conto del quadro complessivo di equità e giustizia sociale senza il quale la famiglia si riduce ad una questione di lobby, una monade che lotta con altre senza una visione d’assieme che proprio il vissuto familiare, invece, aiuta a cogliere.

Riconoscere, ad esempio, l’assegno universale ma tagliare la sanità, la scuola con gli edifici che cadono a pezzi, la politica pubblica della casa accessibile a tutti, il bene comune ambientale, vuol dire usare le famiglie come transito di denaro verso posizioni di rendita speculativa.

Per questo motivo come Città Nuova cerchiamo di seguire i vari aspetti della vita sociale e politica in una visione complessiva, anche sollecitando e promuovendo laboratori tematici (ad esempio sulle periferie) assieme al Mppu.

In questo senso abbiamo promosso degli incontri preparatori con esponenti del Forum delle associazioni familiari e di altre realtà come il Forum diseguaglianze, i giuristi democratici, l’ufficio studi della Cgil, la Caritas, per ascoltare e comprendere i diversi punti di vista che ora sembrano convergere verso la proposta dell’assegno universale, come risulta anche dal percorso avviato da diverse associazioni e centri studi che si sono riuniti nella rete dell’ “Alleanza per i bambini” che ha come portavoce due esponenti di diversa estrazione culturale: la sociologa Chiara Saraceno e il demografo Alessandro Rosina.

Bisogna tener presente che questi giorni, non questi mesi, saranno decisivi per le riforme strutturali attese in Italia e un esempio di forte interventismo è quello esercitato da Carlo Bonomi neopresidente di Confindustria con la proposta dell’Agenda Paese 2050. Non si può ignorare nel piano degli investimenti e delle risorse effettive dei prossimi bilanci pubblici l’effetto di tali istanze assieme ad altri soggetti sociali finora predominanti.

In questa logica si sono avviati degli incontri via web, assieme al Mppu e a Famiglie Nuove parte del Forum delle Famiglie) per conoscere la posizione dei diversi partiti per capire il percorso in atto e facilitare il percorso in atto a livello parlamentare e nel dialogo aperto nella società civile. Un cantiere aperto sulle politiche familiari. Abbiamo iniziato il 6 luglio con il dem Stefano Lepri, relatore della legge Delrio, continuando il discorso il 20 luglio con la deputata M5S Rosa Menga e programmato altre puntate. La prossima è prevista il  27 luglio con la deputata di Fratelli D’Italia Maria Teresa Bellucci.

Il momento straordinario che stiamo vivendo ci chiede di affrontare la questione con una visione complessiva, competente e informata.

Qui il video della seconda puntata del Cantiere sulle politiche familiari

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