Ancora sulla riforma della scuola

Apartire dalla pubblicazione dell’articolo “Davanti alla riforma” (Città nuova n° 4/2002) sono arrivate in redazione lettere di insegnanti, nostri lettori, che intervenivano sull’argomento. Per la maggior parte, sono lettere costruttive, che portano contributi di riflessione, segnalano aspetti e problemi della scuola che vorrebbero fossero trattati, presentano esperienze – sia positive che negative – che aiutano realmente a comprendere meglio il mondo della scuola italiana. A tutti questi lettori che mettono a disposizione la competenza maturata nella loro professione, siamo grati. Del resto, nessun articolo sulla scuola pubblicato nel corso delle ultime due legislature è nato soltanto dalla redazione ma, ogni volta, è stato costruito in collaborazione con i nostri insegnanti- lettori. Alcune delle lettere, però, non avevano questo atteggiamento costruttivo; erano caratterizzate, piuttosto, da una presa di posizione politica che generava un pregiudizio in un senso o nell’altro, nei confronti della riforma Moratti. Riforma che Città nuova ha presentato – sempre con l’aiuto di insegnanti ed esperti e ricorrendo, come d’abitudine, alle fonti – sottolineando la provvisorietà del giudizio, dovuta al fatto che essa è ancora poco più di una dichiarazione di intenti; ciò nonostante, si sottolineavano gli aspetti positivi e quelli problematici, nei limiti di quanto era consentito dai contenuti dei documenti ufficiali. Ciò che, comunque, emergeva dall’insieme dell’articolo era una apertura di credito nei confronti del neo-ministro: esattamente quello che Città nuova fece alla presentazione dell’intelaiatura della riforma Berlinguer (“Così cambierà la scuola”, di Caterina Ruggiu, n° 4/1997). In partenza, Città nuova considera entrambi i ministri prima di tutto come persone, e ne rispetta ugualmente il lavoro. La nostra rivista non può certo sostituirsi alle scelte personali dei lettori; può però, attraverso un attento studio delle fonti e attuando un continuo dialogo con gli esperti e i lettori che operano nel settore preso in considerazione, cercare di offrire una informazione equilibrata, una pluralità di commenti, e alcune linee di interpretazione coerenti con i grandi principi ideali che tutti condividiamo,ma ai quali diamo spesso interpretazioni restrittive, senza riconoscere che anche chi la pensa diversamente da noi possa farlo in nome di un principio, e non per interesse o per ignoranza. Ad esempio, quando Città nuova scrive che Berlusconi dovrebbe vendere una parte delle sue reti televisive e lo stesso dovrebbe fare la Rai, lo fa per dare applicazione a un principio essenziale della democrazia, che richiede il pluralismo delle fonti di informazione e la libertà di espressione. Lo stesso principio del pluralismo, applicato alle agenzie educative e alla difesa della libertà di educazione, porta Città nuova a sostenere l’autonomia e la parità tra scuole private e statali, che dovrebbero fornire insieme il servizio pubblico. Eppure, c’è il lettore pro-Berlusconi che accetta il principio del pluralismo se viene applicato alle scuole, ma lo rifiuta riguardo alle televisioni; e c’è il lettore anti- Berlusconi che fa esattamente il contrario. Il fatto è che avere una vita spirituale genuina, credere in grandi ideali, non basta: è necessario costruire un po’ alla volta una cultura adeguata agli ideali. Per costruire una nuova cultura, tra le altre cose, bisogna impegnarsi insieme, nell’ascolto reciproco e nel dialogo vero: la nostra rivista può essere un cantiere di tale costruzione culturale. Con questo stile Città nuova si propone di seguire anche l’evoluzione della riforma lungo la legislatura, mano a mano che essa verrà attuata. Ma non ci limiteremo ad attendere la riforma; molti insegnanti che ci leggono hanno esperienze e idee che meritano di essere conosciute, che spiegano la realtà della scuola più di molti discorsi e che possono essere di aiuto per altri: li invitiamo a segnalarcele, per poterle valutare insieme e pubblicare. Al di là delle impostazioni generali, infatti, la qualità di una riforma si valuta in base a ciò che produce nella vita quotidiana della scuola, a ciò che promuove o che ostacola. Siamo sicuri che i nostri lettori, compresi anche i genitori e gli studenti, avranno molto da dire.

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