Amici

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Adesso bisognerà cambiare il nome alla trasmissione. Perché anche nell’ultima edizione dello spettacolo condotto da Maria De Filippi, di Amici, se ne contano davvero pochi. Meglio sarebbe chiamarlo Nemici.Non sono infatti l’umana solidarietà e il sincero affetto i sentimenti più diffusi tra gli artisti in erba presentati dallo show. Quello che va in onda su Canale 5 non ha più niente a che fare con il libro Cuore. Piuttosto ha il sapore di una eterna rissa, che, dopo la divisione in squadre, assomiglia piuttosto ad una guerra fra bande, fomentata dalla conduttrice e dalla sua nuova spalla, l’intelligente, pungente e fazioso Platinette. Più che imparare a ballare o mostrare di saper cantare, i concorrenti (tutti bravini, carini, bellini) si esercitano in un deprimente tutti contro tutti che finisce per umiliare il loro stesso talento: i bianchi contro i blu, i cantanti contro gli attori, i ragazzi contro le ragazze, i figli di una squadra contro le madri degli avversari. E alla fine, tutti insieme contro i professori. La insistita, sistematica aggressione di quanti dovrebbero insegnare e giudicare è la peggiore delle novità introdotte dalla nuova formula del programma, nato anni fa tra molte speranze e altrettanti elogi (anche di questo giornale), pensato come un interessante Saranno famosi all’italiana, capace di premiare chi ha talento a discapito di chi nulla sa fare (come quelli dei reality), e finito invece oggi nelle secche di un chiacchiericcio da tv spazzatura, dove il merito non ha più diritto di cittadinanza, e il talento non è più una dote eccezionale. Chi riceva un cattivo voto lo contesta, quanti vengono con garbo invitati a cambiar strada si ribellano, se qualcuno fa notare all’allievo lo scarso impegno la colpa è della malafede di chi giudica, mai della cattiva coscienza di chi dovrebbe migliorarsi e meritarsi la promozione. L’immagine che se ne ricava è disastrosa e assomiglia molto a quella della scuola italiana: studenti indisciplinati, ignoranti e, spesso, giustificati dagli stessi genitori; insegnanti incapaci di imporsi, ai quali non vengono riconosciute più competenza, professionalità e autorevolezza. Rispetto è quel che manca. E quel che è peggio, è tutta una faccenda di audience. Le sole capacità dei ragazzi non erano forse più sufficienti a sostenere gli ascolti e le aspettative degli investitori pubblicitari. Sarà per questo che adesso ogni esibizione è accompagnata da un corpo di ballerini professionisti, da un’orchestra che suona dal vivo, e da un coro di velenose polemiche e inutili battibecchi, ormai nel rapporto di cinque minuti di spettacolo ogni trenta di chiacchiere. Sembra un’altra occasione persa, e soprattutto, un’altra lezione di vita sbagliata per ragazzi bisognosi di regole e di modelli.

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