Amare per primi

Un altro passo dell’arte di amare, forse il più impegnativo di tutti, che mette alla prova la sua autenticità e la sua purezza, domanda di amare per primi, prendendo sempre l’iniziativa, senza aspettare che l’altro faccia il primo passo. Questo modo di amare ci espone in prima persona, ma, se vogliamo amare a immagine di Dio, e sviluppare questa capacità di amore che Dio ha messo nei nostri cuori, dobbiamo fare come lui, che non ha aspettato di essere amato da noi, ma ci ha dimostrato da sempre e in mille modi che egli ci ama per primo, qualunque sia la nostra risposta. Siamo stati creati in dono gli uni per gli altri e realizziamo questo nostro essere impegnandoci per i nostri fratelli e sorelle con quell’amore che viene prima di ogni gesto di amore dell’altro. Per amare, il cristiano deve fare come Dio: non attendersi di essere amato, ma amare per primo. E poiché non può fare questo verso Dio, perché Dio ama sempre per primo, il cristiano lo attua con il prossimo. San Giovanni, dopo aver detto che Dio ci ha amati, non conclude come sarebbe stato più logico che, se Dio ci ha amati, noi dobbiamo amarlo in contraccambio, ma dice: Carissimi, se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri (1 Gv 4, 10). E solo perché la carità è partecipazione all’agape di Dio possiamo andare oltre i limiti naturali e amare i nemici e dare la vita per i fratelli. Per questo l’amore cristiano è proprio dell’era nuova, e il comandamento è radicalmente nuovo e introduce nella storia umana e nell’etica umana una novità assoluta. È questo amore – scrive Agostino – che ci rinnova, rendendoci uomini nuovi, eredi del Testamento Nuovo, cantori del cantico nuovo. L’amore di Dio ha preso l’iniziativa e ci ha amato quando noi eravamo tutt’altro che amabili (morti per il peccato). Questa considerazione mi fa ricordare l’inizio del nostro movimento, quando Dio ha acceso nel nostro cuore la scintilla (secondo l’espressione di Giovanni Paolo II) del nostr´´o grande Ideale. Forse che noi allora, nello squallore della guerra e nel deserto che ci circondava, trovavamo qualcun altro che prendesse l’iniziativa di amarci? No. Eravamo dunque noi che, per un dono particolare di Dio, accendevamo la fiamma dell’amore in moltissimi cuori con il desiderio di farla divampare in tutti. Né guardavamo se i prossimi erano amabili per poterli amare, ma ci attiravano piuttosto i più poveri, nei quali meglio ravvisavamo il volto di Cristo, e coloro che più avevano bisogno della sua misericordia. Nell’amore umano, in genere, si ama perché si è amati: e anche quando l’amore è bello, si ama nell’altro qualcosa di sé. C’è sempre qualcosa di egoistico nell’a- more umano, oppure si attende ad amare quando l’interesse ci porta ad amare. L’amore divino soprannaturale, invece, è gratuito, ama per primo. Se vogliamo quindi lasciar vivere l’uomo nuovo in noi, se vogliamo lasciar accesa in noi la fiamma dell’amore soprannaturale, dobbiamo anche noi amare per primi. Lanciarsi sempre ad amare per primi. Che vita meravigliosa! Dà un tono, mette in circolazione tante grazie, perché l’amore, fra il resto, attira lo Spirito Santo, carica di un’immensa luce. È quel che dice Gesù: A chi mi ama, io mi manifesterò (cf. Gv 14, 21); amare il fratello significa infatti amare lui, che sempre si manifesta con la sua luce. E piovono tante di quelle grazie che la sera si è magari stanchi, ma felici

I più letti della settimana

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons