Alt alle bombe e Sulcis Iglesiente

Quali prospettive per il territorio dopo la decisione della RWM di seguire il nuovo orientamento del governo italiano, stabilito a seguito della campagna di pressione internazionale? L'opinione di un ex amministratore locale
RWM Domusnovas - ipotesi ampliamento

In data 30 luglio 2019 la direzione generale della ditta RWM Italia ha dato seguito con effetto immediato alla volontà del parlamento e del governo italiani di vietare l’esportazione di bombe d’aereo verso l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti.

I responsabili dei due maggiori sindacati presenti nel nostro territorio (CGIL e CISL) sono recentemente intervenuti nel dibattito di ampia risonanza in corso nel Sulcis Iglesiente. Un dibattito impegnato da tempo a livello di base, da parte di gruppi sociali, culturali e di volontariato, di orientamento ambientalista, pacifista e “senza frontiere”.

La mia età avanzata e la mia lunga esperienza di impegno nel sociale e nel politico, come iscritto Cisl, non mi riporta alla memoria un dibattito, nel nostro territorio, di tale ampia portata e di tali alte implicazioni sul diritto dei lavoratori all’obiezione civile e di coscienza alla guerra. Guerra, nello Yemen, durante la quale da più parti sono stati rilevati crimini contro l’umanità.

È auspicabile, a questo punto, avviare un momento construens, cioè costruttivo, un incontro fra tutti gli attori del dibattito per ricercare le soluzioni alternative per il nostro territorio.

Ho bene in mente, per la finalità costruttiva, il ruolo esemplare esercitato da Cgil ( Giovannetti) e da Cisl (Borghero) nelle battaglie del comparto minerario a favore di migliaia di lavoratori e famiglie. Nella loro contrapposizione, spesso frontale, verso il “padronato” minerario, riuscivano, stando uniti alle rappresentanze comunali e zonali, a farsi apprezzare dall’intera popolazione e conseguire concreti risultati di civile rilievo.

Non si trattava di una pietistica richiesta di assistenzialismo, ma di resistere alla forza dirompente di organismi industriali internazionali i cui interessi si sono dimostrati capaci di incidere, fra l’altro, sui dazi doganali mondiali. Ci sono stati sicuramente errori di esecuzione in quelle pluridecennali vertenze. Errori ammessi dai politici e dagli stessi sindacati. Coloro che vi hanno partecipato conservano però il ricordo di un difficile, ma forte impegno per la giustizia sociale.

Non giova alla causa oggi in gioco la distinzione di obiettivi nell’azione locale e nazionale: la tutela del lavoro non può essere disgiunta dalla decisione del fermo alla guerra yemenita.

Come rilevano i sindacati territoriali, non è certo l’azione volontaria del Comitato per la riconversione costituitosi ad Iglesias, al quale aderisco, che cancellerà la guerra nel mondo. È però un’azione che vuole piuttosto essere un (faticoso) richiamo al valore non misurabile della vita umana, consacrato nei documenti normativi dei Paesi, del vivere civile e nelle profondità dell’animo umano.

La Regione ha titolo e dovere per rappresentare al Governo la precarietà socioeconomica, e quindi morale e politica, del nostro territorio, vigilando sull’evolvere sociale e politico del periodo di sospensione deliberato dal Governo.

 

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