Ad un anno dai Giochi di PyeongChang

Dopo le edizioni giapponesi di Sapporo del 1972 e di Nagano del 1998, una località asiatica tornerà a essere sede delle Olimpiadi invernali.

Aveva già provato, senza successo, a ospitare i Giochi del 2010. Ci aveva riprovato per quelli del 2014, ma anche in quell’occasione non ci fu nulla da fare. Poi, al terzo tentativo consecutivo, la contea di PyeongChang è riuscita nell’impresa tanto desiderata: aggiudicarsi l’organizzazione di un’edizione delle Olimpiadi invernali. Era il 6 luglio del 2011 quando l’allora presidente del Comitato Olimpico Internazionale, Jacques Rogge, annunciò al mondo che la candidatura sudcoreana, prevalendo nettamente sulle proposte di Monaco di Baviera (Germania) e Annecy (Francia), aveva ottenuto ufficialmente il diritto a ospitare la ventitreesima edizione delle Olimpiadi invernali. Olimpiadi che prenderanno il via tra un anno esatto, venerdì 9 febbraio 2018, con la cerimonia di apertura in programma alle 20 locali (mezzogiorno in Italia) nel PyeongChang Olympic Stadium, un impianto temporaneo costruito per l’occasione che potrà accogliere fino a 50.000 spettatori. Le gare che assegneranno le medaglie inizieranno dal giorno seguente fino a domenica 25 febbraio mentre, dal 9 al 18 marzo, PyeongChang ospiterà anche le Paralimpiadi.

Stiamo parlando di un luogo di grande bellezza, situato nella regione dei monti Taebaek, che attira turisti da diverse parti del mondo. C’è la montagna, certo, ma a poca distanza c’è anche il mare. Così, un po’ come già fecero quelli di Sochi nel 2014,

Olimpiadi invernali di Sochi 2014
Olimpiadi invernali di Sochi 2014

gli organizzatori dei prossimi Giochi invernali vogliono offrire ad atleti e spettatori un’esperienza indimenticabile. Entrando più nello specifico, alcune gare si svolgeranno nella città costiera di Gangneung, che conta circa 230.000 abitanti. Qui ci saranno il grande centro per i media e il villaggio olimpico, e sempre qui si disputeranno le gare di pattinaggio velocità, short track e pattinaggio artistico, oltre che i tornei di hockey e curling. Spostandoci più verso l’interno troviamo invece il punto focale delle discipline all’aperto dei prossimi Giochi, formato dall’Alpensia Sports Park, dal Bokwang Snow Park e dallo Jeongseon Alpine Centre. In questo comprensorio montano, oltre allo stadio dove si svolgeranno le cerimonie (e a un’altra parte del villaggio olimpico), diversi impianti ospiteranno le prove di salto, combinata nordica, biathlon, sci di fondo, slittino, bob, skeleton, snowboard, freestyle e sci alpino.

Per i cittadini di questa contea, che hanno sostenuto con forza la candidatura avanzata a suo tempo dal comitato promotore delle prossime Olimpiadi, è partito il conto alla rovescia in vista di un evento di portata planetaria, che farà conoscere la loro terra in ogni parte del mondo.

Nel frattempo, sono già state scelte le mascotte ufficiali delle Olimpiadi e delle Paralimpiadi.

Volunteers pose with the official mascots for the 2018 PyeongChang Olympic, named Soohorang, left, and Paralympic Winter Games, named Bandabi, during their launching ceremony at Hoeng Gye Elementary School in Pyeongchang, South Korea, Monday, July 18, 2016. The PyeongChang Organizing Committee for the 2018 Olympic and Paralympic Winter Games announced on Monday it nationwide mascot promotion tour . (AP Photo/Ahn Young-joon)

Si tratta rispettivamente di Soohorang (una tigre bianca, animale strettamente legato alla mitologia coreana, simbolo di fiducia, forza e protezione), e di Bandabi (un orso nero asiatico che simboleggia grande volontà e coraggio). Deciso anche lo slogan: “Passion. Connected.”, dove con la parola “passionsi vuole alludere alla passione del pubblico, che potrà sperimentare l’emozione dello spirito olimpico godendo della calda ospitalità dei coreani, mentre con la parola “connectedsi fa esplicito riferimento al fatto che tutti, in ogni angolo del pianeta, potranno partecipare alla prossima edizione dei Giochi a cinque cerchi grazie alla avanzatissima tecnologia coreana. E non c’è da stupirsi, visto che la Corea del Sud è uno dei Paesi più “connessi” al mondo, dove il 98% delle case ha accesso a internet (con la connessione più veloce del mondo), e dove circa il 70% della popolazione possiede uno smartphone.

Venendo all’aspetto più propriamente sportivo, il programma di PyeongChang 2018 (102 eventi in tutto contro i 98 di Sochi 2014) prevede alcune piccole modifiche rispetto alla precedente edizione dei Giochi invernali. Nello snowboard farà il suo ingresso il big-air, mentre (purtroppo per noi italiani) sparisce lo slalom parallelo, gara spesso favorevole ai nostri rappresentanti. Quattro, invece, le specialità all’esordio olimpico. Si tratta della prova a squadre nello sci alpino, della competizione a coppie mista di curling, e delle due mass start (maschile e femminile) nel pattinaggio velocità. Quest’ultima novità per l’Italia è particolarmente gradita, se si considera che in entrambe le gare il prossimo anno avremo atleti in grado di ben figurare (in particolare Fabio Francolini e Andrea Giovannini in campo maschile e Francesca Lollobrigida sul fronte femminile). A proposito, a dodici mesi dall’inizio delle competizioni come si stanno comportando i nostri atleti candidati a far parte della rappresentativa azzurra che gareggerà in Corea del Sud?

Nelle gare di coppa del mondo disputate in questa stagione, prendendo in considerazione solo le specialità presenti nel programma olimpico, i nostri rappresentanti hanno già conquistato oltre cinquanta podi. Un buon risultato, sintomo di un movimento in salute, con un’Italia che in prospettiva Olimpiadi 2018 appare competitiva in diverse discipline. Il problema è che sinora solo in quattro occasioni gli azzurri sono stati capaci di primeggiare. Tre vittorie sono arrivate nello sci alpino, grazie a Federica Brignone (gigante), Dominik Paris (discesa) e Manfred Moelgg (slalom), mentre il quarto successo tricolore l’ha ottenuto il già citato Andrea Giovannini nel pattinaggio velocità. Un po’ pochino per sperare di invertire il trend negativo delle ultime due edizioni dei Giochi invernali a cinque cerchi. Quando, in entrambi i casi, proprio per la scarsità di vittorie (solo una nel 2010 e addirittura nessuna nel 2014) chiudemmo molto indietro nel medagliere finale. A Vancouver, sette anni fa, l’Italia fu sedicesima (cinque medaglie in tutto, di cui una d’oro, una d’argento e tre di bronzo), mentre quattro anni dopo, a Sochi, addirittura ventiduesima (otto medaglie, di cui due d’argento e sei di bronzo). A PyeongChang, tra un anno, riusciremo a risalire la china? Per saperlo, a noi non rimane altro che aspettare: ancora trecentosessantacinque giorni, e il grande spettacolo dei Giochi olimpici avrà di nuovo inizio.

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