A Firenze non si parte da zero

Nei lavori di gruppo emerge la vitalità di una Chiesa che si lascia interpellare dalle sfide della società. La sinodalità come metodo e la comunione come stile al cuore dell’esperienza dei convegnisti. Dalla nostra inviata
Convegno Chiesa Firenze

Come sta andando avanti il convegno ecclesiale di Firenze lo si vede dai suoi partecipanti. Dopo una lunga giornata di lavoro, dedicata soprattutto alle sessioni di gruppo, ti aspetteresti volti stanchi e passi veloci verso gli alloggi. Incontri invece lungo i viali della Fortezza gruppetti di persone che continuano a dialogare, ascolti risate sonore, vedi gente che si saluta con molta cordialità. Potresti avere anche l’impressione che vescovi e cardinali siano andati altrove; invece ci sono, hanno lavorato nei gruppi insieme a tutti: semplicemente non danno all’occhio. Sono amalgamati in mezzo al popolo.

I commenti di alcuni partecipanti confermano l’impressione del cronista. «Ieri, – mi dice Giuseppe Argiolas, delegato dell’Economia di Comunione – al termine del lavoro di gruppo, un religioso anziano, molto impegnato nelle “periferie”, ha detto: “Così dovrebbe funzionare un consiglio pastorale: c’è un vescovo, i laici, sacerdoti, religiosi. E tutti hanno parlato e si sono ascoltati. Un’esperienza così non l’avevo mai fatta”. E stamattina, prima dell’inizio del programma, ci siamo rivisti. Col volto raggiante mi ha detto: “Voi laici avete dato un contributo bellissimo nel gruppo”».

Sinodalità come metodo, comunione come stile. È un’esperienza comune, uno, forse, dei lasciti di questo convegno. «Un’esigenza emersa nel gruppo – racconta Maria Curatolo di Caltanissetta – è di non perdere questa esperienza di sinodalità che si sta facendo e di vivere tutte le esperienze concrete non come mille rivoli, ma in una dimensione di comunione anche in prospettiva italiana».

«Bellissimo il lavoro di gruppo sull’educare – commenta Adele Collu di Iglesias -. È emersa la sinodalità educativa, il puntare ai valori che accomunano le persone per portarvi lo spirito evangelico. L’uomo è risorsa per l’uomo. Dobbiamo riscoprire il valore della comunità attraverso l’apertura, la testimonianza, l’autenticità, andando oltre le apparenze».

«Anche nel mio tavolo c’è stata una bella condivisione – aggiunge don Giampiero Cinelli di Ascoli Piceno -. Veniva in luce il fare rete, costruire relazioni autentiche, la parola, non solo meditata, annunciata, ma anzitutto vissuta. E soprattutto l’importanza di dare continuità non con esperienze spot, ma con una vera condivisione di vita per una Chiesa che cresca non per proselitismo ma “per attrazione” (Evangelii gaudium 14). Mi sembra stia nascendo la consapevolezza di una Chiesa che vuole mostrare la bellezza del Vangelo e della comunione».

Una Chiesa che c’è già, da tante parti, anche se non ancora pienamente in altre. Una Chiesa in cammino, che da Firenze può ripartire con più coraggio, con maggiore slancio, ma anche con una diversa consapevolezza di sé, dei suoi limiti e delle sue risorse, degli ostacoli che deve superare e delle potenzialità su cui può contare. La Chiesa che papa Francesco ha descritto in cattedrale non è una Chiesa “altra”. Colpisce a tal proposito, la sintonia fra il discorso di Bergoglio e la traccia per il lavoro dei gruppi. Leggendola attentamente vi si ritrovano tante “inquietudini” comuni. Ne riporto solo alcune.

 

Le inquietudini e il lavoro dei gruppi

Quale conoscenza abbiamo della situazione sociale ed economica, della crisi del lavoro, della crisi demografica, delle difficoltà di rapporto tra le generazioni, delle profonde modifiche che stanno intervenendo nelle reti di solidarietà (da quelle familiari a quelle municipali)? Come accompagnare i giovani, stretti dalla precarietà affettiva ed economica, a costruire una famiglia, superando la cultura del provvisorio e realizzando un’autentica cultura dell’incontro? Che atteggiamento abbiamo di fronte al problema della corruzione? Usiamo linguaggi adeguati e concreti, adatti a ogni età e situazione di vita? Sappiamo differenziare le nostre proposte?

In che modo l’esperienza quotidiana dei singoli credenti e la vita delle associazioni e dei movimenti ecclesiali possono essere valorizzate, per permettere alle comunità ecclesiali di essere “Chiesa in uscita” verso le concrete situazioni di vita, capace di incontrare anche persone nuove con le loro fragilità?

Come compiere anche noi il gesto di Gesù di andare nelle case, superando l’idea di una comunità relegata nei propri locali, per allargare lo sguardo ai molti luoghi che sono oggi abitati?

Domande che possono e devono interpellare anche chi non è presente a Firenze. Così come l’Evangelii gaudium,il documento suggerito dal papa come pista da approfondire per trarne «criteri pratici». Anche di riferimenti a questo testo sono ricche le schede dei lavori di gruppo. E dunque ci si può aspettare belle sorprese.

I più letti della settimana

Osare di essere uno

Chiara D’Urbano nella APP di CN

Focolari: resoconto abusi 2023

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons