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“Petite flamme” illumina il Congo

di Andrea Turatti

- Fonte: Città Nuova

Avviato nel 1995, questo progetto per l’infanzia abbandonata ha già accolto oltre duemila orfani di guerra.

Bambini Congo

«Quando sono arrivata in Congo, Kinshasa era distrutta: non c’erano strade né infrastrutture, mancavano l’acqua e l’energia elettrica. Abbiamo trovato un edificio, una scuola abbandonata dopo i saccheggi del ’93, e abbiamo cominciato a ristrutturarlo offrendo il pasto agli amici che venivano ad aiutarci. Lì vicino c’era un grande campo, con una prigione, dove vivevano i militari con le loro famiglie e tantissimi orfani. Non pagati e abbandonati a sé stessi, erano a quel tempo la classe più temuta e rifiutata della società. Un giorno molti di quei bambini si sono riuniti davanti al nostro cancello. Erano laceri, malnutriti e li abbiamo invitati a mangiare con noi».

 

È questo piccolo atto d’amore, di cui parla Monika-Maria Wolff, per vent’anni operatrice volontaria in Africa per il Movimento famiglie nuove e Afn, la scintilla che ha dato l’avvio al progetto “Petite Flamme” a sostegno dell’infanzia abbandonata in un Paese, la Repubblica Democratica del Congo, lacerato da guerra civile e povertà. «Abbiamo accolto – ricorda Monika-Maria – ogni bambino che veniva davanti al nostro cancello. Ricordavamo le parole del Vangelo: “Qualunque cosa abbiate fatto ai più piccoli l’avete fatta a me”. Quei bimbi erano per noi tanti piccoli Gesù».

Ai piccoli furono offerti un pasto completo, in grado di coprire il fabbisogno proteico giornaliero, un’istruzione, cure mediche, formazione professionale e gli strumenti per lavorare. È stato creato un centro sociale con 14 succursali che accoglie, spiega Monika-Maria, «bambini in situazioni estreme, che non potrebbero sopravvivere senza il nostro aiuto»: oltre duemila bimbi, figli di soldati, orfani, con handicap, di Kinshasa, Kikwit, Idiofa e Lubumbashi.

Dopo la città, una megalopoli con 11 milioni di abitanti, i collaboratori di Petite Flamme sono andati incontro ai bambini poveri nei quartieri periferici. Sono nate così le “scuole sotto l’albero”, che grazie a tanti donatori sono diventate strutture comunitarie. L’accompagnamento dei bambini prosegue fino all’avvio di un’attività professionale e, in molti casi, anche oltre.

 

Tanti i progetti in corso. Tra questi, uno riguarda una trentina di ragazzi ciechi. Dopo aver imparato a leggere e scrivere in braille hanno formato un gruppo musicale, Elikya (Speranza), e hanno inciso un cd, Basta piangere!, in uno studio tedesco. «Se realizziamo tante cose per questi ragazzi che non hanno niente – conclude l’operatrice – è grazie alla grande fedeltà e all’incredibile solidarietà dei nostri donatori».

 

 

Inizio del progetto: 1995

Adozioni in corso: 1.209

Fondi inviati al 2009: 340 mila euro

Centri aperti: 18

Sedi in Congo: 7

Per sostenere un bambino: 336 euro annui

 

 

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