Il 2 giugno a Genova, città aperta alla pace

Il percorso della rete cittadina che propone di festeggiare la Repubblica, che “ripudia la guerra”, nel porto di Genova che ha respinto le navi cariche di armi

Nel capoluogo ligure è attiva la rete “Genova aperta alla pace” composta da 17 associazioni della società civile, prevalentemente di estrazione cattolica, aperta a tutti coloro che condividono l’impegno per la pace e la legalità.

Il loro impegno, già raccontato su Città Nuova, è cominciato da circa un anno, da quando una delle navi della compagnia saudita Bahri, attraccata nel porto di Genova carica di dispositivi militari, ha visto il rifiuto di ogni forma di collaborazione da parte dei lavoratori del collettivo Calp.

Una scelta additata come esempio di coerenza del lavoro degno, nel novembre del 2019, da papa Francesco durante il suo viaggio di ritorno dal Giappone.

Le associazioni cittadine coinvolte muovono dalla convinzione che «spendere in armamenti non vuol dire investire in sicurezza, ma sporcarsi le mani e le coscienze di sangue e costruire un mondo sempre più violento e in guerra».

Il percorso che propongono è, quindi, quello di progettare insieme il cambiamento a partire dalla propria città. E per questo motivo è stato adottato il metodo di proporre una serie di incontri tematici, con gli interventi di esperti e di testimoni dell’impegno di pace, cercando il dialogo e il confronto con le istituzioni.

Ed ecco che il 2 giugno 2020, in occasione della  Festa della Repubblica, alle ore 17.45, “Genova aperta alla pace” ha organizzato un evento accessibile sulla pagina Facebook della rete e delle relative associazioni, nonché sul canale Youtube della Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII (Apg23).

Un momento di riflessione proposto alla cittadinanza e al Paese per ribadire la validità della legge 185/90 che espressamente vieta la produzione, il transito e l’esportazione delle armi a Paesi impegnati in guerra. Sarà anche l’occasione per ascoltare le ragioni dell’impegno dei lavoratori portuali che si sono rifiutati di caricare le armi e la prospettiva da cui nasce la proposta del Ministero della pace promossa dall’Apg23. Interverranno Chiara Volpato, delle Acli ed esponente della rete cittadina, José Nivoi, portuale del Calp, e Nicola Lapenta, dell’Apg23.

«Dei crimini di guerra non vogliamo essere complici e vogliamo lasciare un mondo migliore ai nostri figli – dicono le associazioni nel comunicato – chiediamo con forza alle autorità locali competenti che si adoperino per vigilare e impedire l’attracco nel porto di Genova e nei porti italiani di navi cariche di armi e munizionamento militare dirette in Paesi coinvolti in sanguinose guerre che durano ormai da anni, come nello Yemen, informando su quello che succede nel nostro porto e facendo delle proposte concrete».

È stata la sollecitazione delle associazioni, assieme all’azione congiunta di alcuni consiglieri regionali e comunali, a portare, tra maggio e giugno del 2019, all’accettazione del contenuto della cosiddetta “mozione di Assisi” di “stop all’invio di armi per la guerra in Yemen”, recepita con due ordini del giorno firmati all’unanimità, dal consiglio regionale della Liguria e dal consiglio comunale di Genova.

Presa di coscienza che, tuttavia, dopo quei significativi passi in avanti, si è attenuata nel tempo. Infatti, i successivi richiami delle associazioni sul transito di armi nel porto della città sono caduti nel vuoto. Eppure la rete associativa genovese ci tiene a ribadire che la loro istanza non vuole ridursi a una lotta ideologica, politicizzata e fine a se stessa, ma vuole esprimere l’esigenza della collaborazione per il bene comune: «Con il nostro impegno vogliamo far emergere quanto avviene nei nostri porti e insieme costruire e proporre un cambiamento possibile. Soprattutto in questo momento di grave difficoltà economica si può e si deve cambiare».

Un impegno, quindi, che vuole essere concreto, non partitico, non polemico, ma deciso e fermo a sostegno della legge, del bene comune e della pace.

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La rete “Genova aperta alla pace” è costituita dalla Associazione  Comuntà Papa Giovanni XXIII alla Comunità di Sant’Egidio, dal Movimento Politico per l’Unità della Liguria ad Umanità Nuova, dal Masci all’Associazione Arena Petri e Liberi/e Forti, passando per ACLI Liguria, Next-Nuova Economia Per Tutti, l’Opera Salesiana Don Bosco di Sampierdarena, il CIF Liguria, l’Associazione il Nodo sulle Ali del Mondo, il Centro Banchi, Cittadini Sostenibili, Noi siamo Chiesa, il Circolo Culturale Aldo Moro, Poliedri (scuola di formazione politica per giovani promossa dai gesuiti).

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