Zavoli:ottimista nonostante tutto

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Lo incontro ad una presentazione del suo ultimo libro, intitolato La questione: eclissi di Dio o della storia?, in cui egli riprende il suo cammino intorno all’uomo. Come sempre le risposte di Segio Zavoli hanno una grande lucidità. Tutto scorre sempre più velocemente. Che fare? È vero, tutto cambia vertiginosamente, si succedono fatti di cui poi non se ne parla più. Essendo ormai la conoscenza così veloce, siamo costretti a porre la nostra speranza in ciò che accade di giorno in giorno. Un tempo si parlava di un fatto per mesi e mesi, ora nulla dura più di un telegiornale. Un famoso sociologo disse: Noi viviamo la civiltà della parentesi. Poiché nulla indugia più sotto i nostri occhi, non abbiamo più il tempo di valutare, e ciò ha qualcosa a che vedere con la libertà. Non siamo liberi di giudicare. Tutto ciò che accade è accessorio, sta dentro una parentesi, non dura. Lo stesso rapporto con Dio è segnato dalla precarietà, come se ci mancasse la fiducia, l’idea stessa di eternità e di infinito. Viviamo un tempo che con le sue scoperte scientifiche, col suo progresso che potrebbe inorgoglirci, andiamo sulla Luna e forse su altri pianeti, ma poi ci sono aspetti della scienza che ci impauriscono. Nascono conflitti tra l’intelligenza e la coscienza, molte cose che si fanno ci chiediamo se siano lecite: ecco allora nell’uomo di oggi un senso di disagio. Pur nel tempo straordinario che viviamo, con le enormi possibilità di progresso, la libertà rischia di diventare arbitrio. Ce la prendiamo allora con Dio che ci ha lasciato liberi, liberi di scegliere fra il bene e il male. Sono state ritrovate delle lettere di Croce ad una nobildonna, in cui scriveva che non si vede perché non possiamo chiedere a Dio di esser più presente nella nostra storia… Dio non è venuto per eliminare i dolori del mondo, se mai per colmare i vuoti che essi creano. L’uomo non è esente dalla sofferenza della storia: non è un essere inerte e stupefatto come una pecora che segue qualsiasi pastore. L’uomo è un essere libero. Nella nostra religione ci si chiede di agire, di meritarsi la vita eterna, non solo di obbedire e adorare. Il nocciolo del suo ultimo libro? È l’attacco alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001. Di colpo si verifica un fatto nuovo, nessuno si sente più protetto dalla sua storia. C’è chi si abbandona al fatalismo, chi reagisce con la guerra. Ma la guerra non è una soluzione, crea altri terribili problemi, rinfocola l’odio. Chi grida alla guerra di religione sbaglia, come Oriana Fallaci che ai suoi tempi era stata la regina delle giornaliste, ma poi ha appiccato incendi coi suoi libri. Invece di invocare la vendetta bisognava chiedersi: Dove abbiamo derogato al senso della comunità?. Woityla ad Assisi ha detto: Basta invocare guerre in nome di Dio!… Anch’io ho compreso il messaggio di papa Woityla e dico: Non dovrà più esserci cattedra laica o pulpito dai quali qualcuno possa pretendere che la sua preghiera salga più in alto delle altre. La spirito di Assisi è stato importantissimo, ha sbugiardato l’idea di una guerra giusta, una guerra santa. L’America dopo le Torri Gemelle ha rivendicato per sé il diritto di fare una guerra giusta. Ma è proprio l’America che ha usato nel Vietnam armi chimiche non convenzionali, il fosforo, il napalm, tutte armi non certo da guerra leale e giusta. Quella guerra comunque non è stata vinta, si sarebbe potuto farlo solo usando armi atomiche, ma la Russia e la Cina, grandi potenze avversarie, l’hanno impedito. Ora è crollata l’ideologia comunista, e prima era crollata quella nazista. Le ideologie sono costate all’umanità milioni di morti. Ma, nonostante la caduta del muro, l’umanità non ha imparato nulla, l’uomo ripete gli stessi errori di sempre. La guerra dei Balcani ha visto orrori degni del nazismo, i gulag hanno ripetuto i campi di concentramento. L’umanità vive delle spaventose contraddizioni. Perché? Andiamo sulla Luna, certo, ma poi stiamo distruggendo la natura. Ancora una volta l’umanità, in nome della economia e del potere vuole distruggere sé stessa. Quando incontrai Von Braun, il fisico che coi suoi studi ha permesso agli americani di arrivare primi sulla Luna, ero un cronista giovane e con una certa presunzione gli chiesi: Mi perdoni, ma a che serve tutto questo? Andare sulla Luna non risolve i grandi problemi, le grandi ingiustizie dell’umanità. I derelitti della Terra resteranno tali, i ricchi pure continueranno i loro privilegi, i dolori dell’uomo continuano. Lui sorrise e mi rispose: A che serve un bambino appena nato?. Aveva ragione lui. Noi cresciamo in virtù dei problemi che dobbiamo affrontare. Ogni bambino che mettiamo al mondo prolunga l’umanità: se non avessimo speranza nel futuro non lo faremmo nascere. Ecco il motivo per cui resto sempre, nonostante tutto, un inguaribile ottimista, anche se concordo con quel che dicevano i vecchi saggi, Prezzolini, Amendola e anche il papa, che recentemente ha ripetuto: Questo mondo così come è non mi piace. Lei crede in Dio? Ci sono alcune cose che mi mettono dei dubbi, per esempio il dolore innocente dei bambini uccisi dalle guerre, dalla fame, dalle atrocità. Perfino una santa come Madre Teresa nelle sue ultime lettere aveva dei dubbi. Dubitare è umano. Vorrei suggerire ai giovani quel che un giovane partigiano fucilato scrisse ai suoi genitori prima di morire: Ricordatevi che la cosa pubblica è voi stessi. Tutto questo (il fascismo, la guerra) è successo perché non ne avete mai voluto sapere. Dico loro: Dobbiamo occuparci della civiltà che vogliamo, dell’uomo. Il destino ce lo facciamo noi. Non possiamo addossare le colpe a Dio. Per quanto riguarda Dio, sul crinale tra il dubbio e la saggezza. SERGIO ZAVOLI, nato a Ravenna nel 1923, autore di programmi televisivi come Viaggio intorno all’uomoo La notte della Repubblica, è stato direttore del Tg1, del Gr1 e del Mattino di Napoli, oltre che presidente della Rai. Ha ricevuto importanti riconoscimenti nazionali e stranieri e due lauree honoris causa, una in lettere dall’Università di Urbino, l’altra in giornalismo a Roma. Scrittore fecondo, tra i suoi libri annovera Se Dio c’è (2000) Diario di un cronista (2002) e l’ultimo, La questione: eclissi di Dio o della storia?(Mondadori, 2007). È senatore e presiede la commissione per la Biblioteca e l’archivio storico del Senato.

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