Volare alto

La signora Patrizia rientrò frettolosamente in casa. L’ora era cruciale. Dopo un intensissimo quarto d’ora sarebbe rientrata Paola, la più grande delle figlie che, dopo un frugale pasto sarebbe dovuta tornare a scuola. Era sempre un momento particolare: lasciate sulle scale le ansie e le pressioni del lavoro, ora il tempo si caricava di scintille frizzanti. Per una mezz’oretta doveva tener testa all’esplosività dei 13 anni di Paola. E la cosa la rendeva immediatamente di buon umore… L’ultima trovata per il giornalino scolastico, l’argomento controverso di storia, le contestazioni, le ultime notizie dal gruppo sportivo… frullavano attorno al piatto unico, in cui la madre cercava di condensare quel minimo di risorse alimentari necessarie, secondo lei, ad una dignitosa sopravvivenza di una adolescente in carriera. Quel giorno attorno alla pizza, adagiata nel piatto come un Matisse estivo, c’era una calma inconsueta. Paola era sì, rientrata con l’atteso E vai! C’è pizza, Monet!, ma poi il clima si era colorato di intenso silenzio. Monet, il gattino, invano aveva attirato l’attenzione della padroncina planando morbido e discreto dal davanzale, alla porta della cucina. Gli occhi di Paola vagavano pensosi tra la pizza e un punto indefinito della parete di fronte. La signora Patrizia si preparò al seguito, poiché pensava che un seguito c’era, ci doveva essere… E così fu. Paola, infilzando un’oliva fuggitiva, riprese il solito tono spumeggiante e concluse così un monologo che doveva essere interiore: Ecco, io non posso decidere ora il padrino o la madrina della cresima. Devo valutare bene, tra le persone che conosco. Devo scegliere. La signora Patrizia sorpresa, ma non troppo, avvicinò una sedia al tavolo della cucina e si pose all’ascolto. Sei preoccupata per la scelta…. Decisamente sì, non voglio fare una scelta scontata. Non offenderti, mamma, io immagino quale sarebbe la vostra scelta, il vostro consiglio. La ragazza guardò teneramente la madre e tutte e due, ciascuna con un filtro diverso, probabilmente stava ripassando i volti candidati a questo ruolo, che già Paola aveva affettuosamente chiuso fuori dalla sua esperienza, non certo per mancanza di stima, ma… La signora Patrizia si lasciò sfuggire un respiro particolarmente profondo, poi sorridendo a Paola commentò: È giusto che tu possa scegliere con convinzione. Sai, mamma, deve essere una persona assolutamente convinta, che ha scelto Dio come tutto della sua vita… Solo così potrà essermi di esempio, seguirmi e sostenermi nella vita. La donna sentì un tremito quasi impercettibile, come quando arrivava un telegramma, mentre pensava: dove andrà a parare ora Paola? O faccio questo passo con convinzione o non lo faccio, aveva spiegato la ragazza. Hai già compilato la domanda per essere ammessa al sacramento, vero?. Oh, sì, ma non ho ancora riferito il nome della madrina o del padrino . Posso aiutarti?, azzardò la signora Patrizia. No. E il no era deciso, da non ammettere repliche inutili. Il sigillo La sera stessa, l’elemento presentato dal gruppo di Paola ai genitori intervenuti alla presentazione del cammino per i cresimandi, colpì molto la madre della ragazza. Il gruppo, fra gli altri, presentava la confermazione come un sigillo, un segno che garantisce l’autenticità di un documento, di una esperienza. E Gesù – leggeva un tipetto tutto muscoli, dai sottili occhi azzurri che le ricordava un cantante rock di cui le sfuggiva il nome d’arte – fu battezzato nel Giordano da Giovanni e lo Spirito scese su di lui come una colomba. Da quel momento Gesù iniziò una nuova vita. Come per noi che riceveremo lo Spirito Santo, come un sigillo. La signora Patrizia sobbalzò un poco perché la voce di Paola stava spiegando: Con la cresima riceviamo il dono dello Spirito Santo che ci dà fede e forza; è un sigillo. È come se lo Spirito dicesse che siamo pronti ad affrontare la vita come Gesù vuole, perché ognuno di noi è un cristiano doc. La signora Patrizia sfiorò con un’occhiata indagatrice il centinaio di ragazzi che lì davanti stavano camminando insieme, e per un po’ li sentì tutti suoi figli. Li vedeva immersi da libri scolastici, cellulari ipertecnologici, gare sportive e corsi di ogni genere, incollati davanti a programmi spazzatura o capaci di controllo televisivo, fra cd scintillanti degli ultimi successi rock con cui accompagnare i compiti di algebra o di tedesco… Insomma lo Spirito Santo sarebbe sceso anche su tutto questo. All’uscita Paola, raggiante, aveva raggiunto i genitori. Ehi, ho deciso. Il mio padrino sarà fratel Antonio. La signora Patrizia si rivolse verso il marito e incontrò i suoi occhi sorpresi e divertiti, poi spontaneamente chiese: E chi è?. È uno che ha scelto Dio fino in fondo. Chiaro no? Ok, lo conosceremo anche noi prima della cresima, concluse il padre. E la signora Patrizia pensò: Ecco questi figli non finiscono mai di stupire e di costringerti al coinvolgimento. La cresima Il giorno è arrivato. Un vescovo che arriva in anticipo è già un avvenimento , pensa la signora Patrizia. Tutti i ragazzi, i padrini, le madrine, i parenti invadono la grande chiesa ottocentesca, luminosa come sempre. La signora Patrizia, prendendo posto presso un altare laterale, ha davanti a sé la distesa di quei ragazzi, e si sorprende a sovrapporre a quei tipi impettiti e talvolta un po’ goffi l’immagine degli stessi bambini che qualche anno prima, con la tunica bianca, ricevevano la prima comunione. Quanto era stato facile, anche per loro, quel momento. La commozione degli sguardi adulti, è ora sostituita da una tenerezza diversa, da un rispetto più consapevole che ogni ragazzo è diventato uno scrigno, contenente un prezioso e fragile tesoro. Dopo la celebrazione del sacramento – pensa la signora Patrizia -, tutti torneremo quelli di sempre tranne loro, se sapremo liberare in loro i doni dello Spirito Santo. Così assorta in queste considerazioni non si è accorta che è già arrivato il momento della omelia del vescovo. Un vescovo appena arrivato in quella diocesi e ancora così poco conosciuto. Chissà cosa poteva dire di nuovo a ragazzi già preparati dai loro catechisti… E soprattutto quanto quegli eterogenei adolescenti erano disposti a raccogliere. La signora Patrizia affonda qualche istante nel ricordo di altre omelie, di altri vescovi, ma non riesce a ricordarne bene i passaggi salienti. Poi viene scossa da una voce decisa che sta diventando toccante e coinvolge tutta l’assemblea che si è fermata, avvolta dal fluire appassionato di questo vescovo. A voi viene proposto di essere i primi sempre, ovunque, di avere il potere, il denaro. A voi la scelta. Volete volare basso? O c’è una alternativa? Il nostro Dio è il Dio delle vette, non abbiate paura. Talvolta è difficile, ma chi ha dato a Gesù la forza di scegliere la via del perdono e dell’amore, se non lo spirito Santo? Solo così potrete essere alternativi… Dio caccia la paura se vi mettete a sua disposizione. Dio ha bisogno di voi, la chiesa ha bisogno di voi. Da parte mia vi assicuro la mia disponibilità, venite a trovarmi, scrivetemi. Anzi ho una email, ve l’ho lasciata nella lettera che vi ho scritto personalmente in occasione della vostra cresima: mi aspetto che voi la usiate, perché io vi risponderò sempre. La signora Patrizia sorride visibilmente commossa e sfiora con lo sguardo l’esercito dei confermati, desiderosa di raccogliere le loro reazioni. Tutti appaiono indistintamente stupiti, completamente presi da quella figura di pastore. E sguardi attenti, indagatori, forse anche un po’ sospettosi, seguono l’impeto di quella voce calda, ma anche decisa e poco incline all’accomodamento oratorio, che infatti ora osa: Quanto bene avete ricevuto, da tante persone, affetto, dedizione, amicizia, fede. Molto avete ricevuto, adesso tocca a voi a donare. La vera gioia sta nel donare. Amare vuol dire donare. Hai ricevuto amicizia? Da’ amicizia. Hai ricevuto fede? Da’ fede anche tu. Aleggia sull’assemblea adulta un senso di sollievo misto a disagio. Anche la signora Patrizia si fa pensosa: quante volte si è chiesto a quei ragazzi di restituire ciò che hanno ricevuto? Quante volte si è sottolineata la gioia del donare tempo, fatiche o impegno o quante volte invece si è legata la parola gioia quasi esclusivamente a tutto ciò che è svago? Due ragazzi davanti a lei si guardano e uno di loro sussurra: Tosto questo vescovo. Quando l’arcivescovo termina il suo intervento, c’è un momento di sospensione silenziosa; poi i cresimandi così impropriamente, ma presi dall’entusiasmo, applaudono. Sì, applaudono e gli adulti li seguono. Niente è più come prima. Tutti avvertono che lì non è stata solo proclamata una bella omelia, ma i ragazzi si sono sentiti compresi e amati. Adesso sembrano davvero pronti a ricevere quei doni che lo Spirito Santo promette. Adesso il loro senso è completo. Sfilano gli adolescenti con i loro padrini davanti al loro vescovo. Anche Paola si presenta e accoglie il dono. Accanto c’è il padrino, frate Antonio, che la signora Patrizia e la sua famiglia hanno conosciuto ricco di umanità e di fede, impegnato sul fronte missionario, testimone che ha portato in casa una ventata di freschezza francescana e la voglia di approfondire le scelte di fede. Questi figli! Strumenti nella nostra vita a volerli ascoltare, a lasciarli volare come si lascia che l’aquilone segua il vento, tenendo sempre però discretamente e consapevolmente il filo della vita, che a loro ci lega in un progetto di infinito. Email Ho scritto al vescovo, sospira Paola. Bene, osserva distrattamente la signora Patrizia. Non mi ha ancora risposto. È passato solo qualche giorno. Francamente non credo possa trovare il tempo di rispondere a tutti i ragazzi . L’ha detto sì o no? Vedrai che lui risponde. Cosa gli hai scritto?. Pensieri miei. Già, pensieri importanti, immagino . Già, è così. L’orologio a pendolo scandisce lo scorrere delle ore, poi un grido esultante invade le stanze: Mi ha risposto. Bene. E cosa dice?. Manda un messaggio importante per me… e forse anche per le mamme incredule. Scoppia a ridere Paola. Scoppia a ridere anche la signora Patrizia. Cominciamo a volare alto, partendo dalle piccole cose.

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