Vivere la sinodalità

Presentatala Costituzione apostolica di papa Francesco “Episcopalis communio” sulla struttura del Sinodo dei vescovi. Ogni riflessione prenda l'avvio da una consultazione quanto più possibile capillare dei fedeli
AP Photo/Alessandra Tarantino

Alla conferenza stampa convocata in Vaticano, sono intervenuti il card. Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi, mons. Fabio Fabene, sottosegretario del Sinodo dei vescovi e il prof. Dario Vitali, consultore della Segreteria generale del Sinodo dei vescovi e professore ordinario di Teologia dogmatica nella Pontificia Università Gregoriana.

Sinodalità è una delle parole chiave di questo pontificato. «La parola “sinodo” significa “camminare insieme”», aveva detto papa Francesco nel 2015 al termine del Sinodo per le famiglie. In quell’occasione era stato introdotto un ampio rinnovamento delle procedure, che è stato recepito nell’attuale documento alla luce delle nuove prospettive teologiche, giuridiche e pastorali.

La Costituzione apostolica, espressione del desiderio di “sintonizzare” il Sinodo sui bisogni e le attese del popolo di Dio, porta la data del 15 settembre, giorno in cui, nel 1965, Paolo VI istituiva il Sinodo dei Vescovi.

«Che il Sinodo si evolva, anche da un punto di vista costitutivo, non deve destare meraviglia», ha detto il cardinale Baldisseri sottolineando come tale revisione sia perfettamente in linea con il pensiero dei predecessori di papa Francesco. Nel suo discorso il cardinale ha offerto quattro chiavi di lettura del documento. Innanzitutto, il richiamo al Concilio Vaticano II, “grembo” generativo del Sinodo dei vescovi, di cui è sottolineata la centralità della collegialità episcopale (cf. Lumen gentium III). Poi, il riferimento al rinnovamento della Chiesa, che sta camminando verso «una nuova tappa evangelizzatrice» (Evangelii gaudium, 1) nella quale le strutture ecclesiali devono essere riplasmate per essere “più missionarie”, più sensibili ai bisogni delle persone.

La terza chiave di lettura costituisce la novità più importante della Costituzione apostolica: l’inquadramento stabile del Sinodo nella cornice di una Chiesa “costitutivamente sinodale” (n. 5). Per comprendere ciò che lo Spirito Santo chiede occorre un attento ascolto del popolo di Dio, quindi è importante che ogni riflessione prenda l’avvio da una consultazione quanto più possibile capillare dei fedeli.

Infine, la dimensione ecumenica (n. 10): «papa Francesco si mostra convinto che – attraverso la debita valorizzazione della dimensione sinodale della Chiesa, che reclama il protagonismo di tutti i Battezzati, e al suo interno della dimensione collegiale dell’episcopato, che rilegge la dottrina sul primato in chiave comunionale – potrà finalmente avviarsi quella “conversione del papato” già auspicata da San Giovanni Paolo II (cf. Ut unum sint 95; anche Evangelii gaudium 32) e a cui i nostri Fratelli ortodossi e protestanti guardano con vivo interesse», ha affermato il card. Baldisseri.

La costituzione apostolica, che sarà applicata per la prima volta nel prossimo sinodo dedicato ai giovani, ce ne consegna una visione nuova: «Non si tratta di cambiamenti meramente procedurali, perché a trasformarsi è l’idea stessa del Sinodo», ha commentato mons. Fabene, che ha sottolineato un’altra importante novità: «l’art. 18 contiene alcune significative novità riguardanti il Documento finale. Dopo che esso sarà stato approvato dall’Assemblea e offerto al Papa, questi potrà decidere se approvarlo (nel caso ordinario di un’Assemblea di natura consultativa) o ratificarlo e promulgarlo (nel caso straordinario di un’Assemblea di natura deliberativa).

In entrambi i casi, il Documento finale parteciperà del Magistero ordinario del successore di Pietro, acquistando dunque una specifica autorità magisteriale».

A mettere in luce la novità del documento, pur nella fedeltà alla tradizione, è stato il prof. Dario Vitali. «Non c’è novità più tradizionale di questa», ha detto parlando a braccio. La Costituzione apostolica si radica nella tradizione dei Padri recuperando la radice sinodale della chiesa del I millennio. Dice, infatti, Giovanni Crisostomo: “chiesa e Sinodo sono sinonimi”. «Rispetto al Concilio non c’è solo continuità – ha spiegato Dario Vitali – ma progresso: se il Vaticano II, infatti, aveva recuperato i soggetti e le loro specifiche funzioni nella Chiesa, la costituzione applica e traduce in prassi ecclesiale quelle indicazioni, sviluppando un cammino sinodale per tappe, che “inizia ascoltando il Popolo di Dio”; “prosegue ascoltando i pastori”; culmina nell’ascolto del vescovo di Roma, chiamato a pronunciarsi come “Pastore e Dottore di tutti i cristiani“».

Episcopalis communio ha come orizzonte una chiesa sinodale verso la quale tutti siamo chiamati ad andare. La capacità di percorrere questa strada e di rimanervi fedeli annuncia al mondo che camminare insieme è via di salvezza, perchè porta verso la pienezza del Regno di Dio.

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